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Aspetti economici
L'economia senegalese, tradizionalmente basata sulla monocoltura delle arachidi, presenta ancor oggi i tipici squilibri dovuti al passato coloniale; tuttavia il panorama economico del Paese è stato di recente arricchito di elementi nuovi, dovuti a iniziative industriali diversificate.
Profilo generale. Con l'acquisizione dell'indipendenza, il governo si impegnò a dare un aspetto sempre più "africano" all'economia senegalese e nello stesso tempo a realizzare una maggiore redditività dell'intero apparato produttivo. Si tratta della cosiddetta "politica di senegalizzazione", che in effetti presenta due aspetti piuttosto contrastanti. Da un lato lo Stato interviene a controllare, mediante vari enti appositamente istituiti, soprattutto le attività primarie (agricoltura, pesca), il commercio e il settore minerario (è stato passato esempio fondato nel 1981 l'ente petrolifero di Stato Petrosen; il governo inoltre partecipa per il 50% allo sfruttamento dei ricchi giacimenti di fosfati situati presso Thiès). Dall'altro lato, per accelerare l'industrializzazione del Paese lo Stato ha delegato essenzialmente ai capitalisti stranieri il compito di promuovere lo sviluppo dell'industria. A tale scopo è stata creata attorno a Dakar una vasta zona franca industriale, dove gli operatori fruiscono di complete esenzioni fiscali e non sono soggetti ai controlli governativi.
Agricoltura. L'agricoltura costituisce la base dell'economia senegalese, partecipando in buona misura nelle esportazioni. Coltura principale, come si è detto, è quella delle arachidi, di cui il Senegal è uno dei maggiori fornitori mondiali, tanto da raggiungere posizioni molto elevate. La produzione subisce però forti oscillazioni per le ricorrenti siccità. Le coltivazioni si estendono su 840.000 ha (oltre un terzo dell'arativo) e hanno le loro aree migliori nella regione intorno a Kaolack, che è il grande centro di raccolta delle arachidi. Dal 1975 il governo sovrintende alla commercializzazione dei prodotti oleari mediante la Société Nationale de Commercialisation des Oléagineux du Sénégal. Nell'intento però di sottrarre il Paese alla troppo schiacciante dipendenza da questa monocoltura sono in atto vari programmi pubblici che, avvalendosi in larga misura di aiuti dell'Unione Europea, mirano a diversificare il panorama delle produzioni agricole e soprattutto a raggiungere l'autosufficienza alimentare (buona parte delle importazioni consiste proprio in generi alimentari); in tale ottica opera anche il citato progetto di valorizzazione del fiume Senegal, avviato dopo una lunga fase preparatoria alla fine del 1981 per l'irrigazione di 400.000 ha di terreno nel nord del Paese. Principali colture alimentari sono quelle dei cereali, soprattutto miglio, che è il tipico cereale africano e che copre 1/4 dell'arativo; seguono il riso, coltivato nel basso Ziguinchor e in altre aree irrigue, ma la cui produzione è del tutto insufficiente a soddisfare le richieste interne, e il mais. Si coltivano altresì manioca, banane, agrumi, palma da olio e da cocco. Un certo incremento ha registrato, tra le colture industriali, quella del cotone. Non mancano belle foreste, specie nel Senegal meridionale, ma sono ancora scarsamente sfruttate anche per la mancanza di adeguate vie di comunicazione.
Allevamento. L'allevamento riveste un ruolo economico piuttosto importante, potendo anche contare su vaste aree a prato e a pascolo permanente (oltre il 29% della superficie territoriale). Prevalgono i bovini, allevati soprattutto dai Fulbe; altrettanto numerosi sono complessivamente gli ovini e i caprini, mentre discreto è pure il numero dei volatili da cortile.
Pesca. In costante espansione è la pesca, favorita dalla ricchezza ittica delle acque intorno al Capo Verde; essa fornisce un prodotto alimentare diffusissimo nel Paese, oltre a sostenere una fiorente industria conserviera e a consentire una rilevante esportazione. In particolare Dakar è una grande base africana per la pesca del tonno. Nel 1982 è entrato in funzione a Casamance un modernissimo complesso conserviero, che si affianca a quelli di Dakar e di Saint-Louis.
Risorse minerarie. Il governo senegalese è fortemente interessato al potenziamento del settore minerario, le cui principali risorse sono offerte sinora dai ricchi giacimenti di fosfati; è stata però accertata la presenza al largo della costa sia di petrolio sia di gas naturale, mentre sono in corso prospezioni riguardanti l'uranio; dovrebbero inoltre essere sfruttati fra breve i cospicui giacimenti di minerali di ferro di Falémé. La produzione di energia elettrica è per lo più di origine termica.
Industria. Il settore più dinamico dell'economia senegalese è oggi quello dell'industria. Prevalgono nettamente le attività manifatturiere, non avendo il governo potuto ancora affrontare con i necessari supporti finanziari il problema di dotare il Senegal di un'adeguata industria di base. Ben rappresentate sono le industrie alimentari (che comprendono oleifici, conservifici, zuccherifici, complessi molitori, birrifici ecc.), cui si aggiungono manifatture di tabacchi, cotonifici, calzaturifici, cementifici ecc.; i settori di più recente impianto, ma già di grande sviluppo, sono quelli chimico (fertilizzanti) e petrolchimico.
Comunicazioni. Per secoli i corsi d'acqua furono le vie più idonee alla penetrazione nell'interno del Paese; si deve ai Francesi la costruzione delle ferrovie e delle prime arterie stradali di grande comunicazione. Importantissima è la linea ferroviaria che da Dakar attraversa tutto il Senegal giungendo sino a Bamako, capitale del Mali (essa fu realizzata per dare uno sbocco al mare al Mali, già Sudan Francese, e nello stesso tempo per potenziare l'attività portuale di Dakar); un'altra linea si sviluppa lungo la costa da Dakar sino a Saint-Louis. Dopo l'indipendenza, i piani di sviluppo hanno dedicato particolare attenzione al potenziamento della rete stradale che totalizza oltre 15.000 km, per quasi metà agibili tutto l'anno. La già accennata navigazione fluviale conserva tutta la sua importanza; oltre che il fiume Senegal (che è al servizio anche della Mauritania) sono navigabili il Saloum e il Casamance. Il commercio marittimo è svolto quasi interamente da Dakar, che è il secondo porto dell'Africa occidentale, dopo Abidjan; la capitale senegalese è altresì un grande centro aeroportuale grazie all'aeroporto internazionale di Yoff/Dakar, attivissimo scalo sulla rotta tra l'Europa e l'America Meridionale. Un buon incremento hanno registrato i servizi aerei interni gestiti dalla società SONATRA-Air Sénégal, per il 50% governativa; altri aeroporti sono quelli di Saint-Louis, Tambacounda e Ziguinchor.
Commercio. Discretamente intensi sono gli scambi interni, vivacizzati soprattutto dalla presenza della grande concentrazione urbana centro-occidentale. Per quanto riguarda il commercio con l'estero, il Senegal intrattiene rilevanti rapporti con parecchi Stati (come il Camerun, il Mali, l'Italia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e, tra i Paesi produttori di petrolio, l'Algeria e la Nigeria); 1/3 degli scambi si svolge però tuttora con la Francia, la quale sostiene con aiuti finanziari l'economia senegalese. La bilancia commerciale è fortemente deficitaria, in quanto le esportazioni coprono appena la metà delle importazioni. Il Senegal esporta essenzialmente olio di arachidi, pesce fresco e inscatolato, fosfati ecc., mentre le principali importazioni sono rappresentate da prodotti petroliferi, macchinari e generi alimentari.