Storia

Dalle origini alla colonizzazione francese.

L'area geografica corrispondente all'attuale Niger ha rivelato numerose vestigia di insediamento umano d'epoca neolitica, mentre scarse sono quelle di epoca paleolitica. Già ai tempi di Cartagine e di Roma il territorio fu collegato all'Africa del Nord da vie carovaniere. Nei sec. XIII e XIV le regioni occidentali del Niger caddero sotto l'influenza dell'impero del Mali e, successivamente, di quello Songhai, il cui imperatore Askiya il Grande (Muḥammad I) si impadronì nel 1515 di Agadèz. Dopo la conquista marocchina del Songhai (1591), si formarono nell'area tra Niamey e Agadèz vari regni songhai autonomi di scarsa rilevanza. Sempre nell'area occidentale si affermarono altri regni che ebbero interessanti sviluppi, come quelli di Dendi e di Djerma (sec. XVI-XVIII); notevole peso ebbero poi, a partire dai sec. XVIII e XIX, l'emigrazione fulbe e la pressione tuaregh. La parte occidentale del Niger attuale fu invece profondamente influenzata dal regno di Kanem prima (sec. XIII-XIV) e di Bornu poi. All'inizio del 1800, a opera del marabutto Cheirh Lamine si insediò in tali regioni una nuova dinastia, travolta più tardi dall'attacco dell'avventuriero Rabah che tiranneggiò il Paese fino allo scontro decisivo con le forze francesi che lo sconfissero e lo uccisero nel 1900. Il territorio del Niger, già descritto da viaggiatori arabi come Ibn Baṭṭūṭa, Ibn Khaldūn e Leone l'Africano (sec. XIV-XVI), cominciò a essere esplorato dagli europei solo alla fine del sec. XVIII con Mungo Park. Seguirono nel sec. XIX le esplorazioni di Denham, di Clapperton, di Barth, di Nachtigal, di Monteil, ecc. Francia e Inghilterra – che dopo la Conferenza di Berlino (1885) si disputavano il controllo dell'Africa sub-sahariana – definirono le rispettive zone d'influenza nel Niger tra il 1890 e il 1899, mentre i confini con la Libia furono delimitati con l'Italia nel 1935. Organizzato dapprima in tre territori o zone militari (1899-1900), il Niger fu gradualmente pacificato e quindi amministrativamente riorganizzato nel 1911 per diventare nel 1922 una colonia nel contesto della Federazione dell'Africa Occidentale Francese. Trasformato nel 1946 in Territorio d'Oltremare dell'Unione francese, esso poté giovarsi delle riforme introdotte dalla Loi-cadre (1956) e optare poi, col referendum del 1958, per l'ingresso nella Comunità francese, come Repubblica autonoma.

 

Una difficile indipendenza.

Sotto la guida di Hamani Diori, che eliminò il partito d'opposizione Sawaba, il Niger accedette alla piena indipendenza nel 1960 e si diede una nuova Costituzione, diventando una Repubblica di tipo presidenziale, nella quale H. Diori era insieme capo dello Stato, capo del governo e capo del partito unico (Parti Progressiste Nigérien). Nel 1974 un colpo di stato, attuato dal colonnello Seyni Kountché, rovesciò Diori, sospese la Costituzione e soppresse il partito. Il governo del Paese fu affidato a un Consiglio militare, presieduto da Kountché che assunse le cariche di capo dello Stato e del governo. Sotto la sua guida il Niger intraprese una via di maggiore dinamismo e autonomia sia sul piano interno sia internazionale, stabilendo tra l'altro rapporti con la Cina Popolare e prendendo per contro una certa distanza da Parigi. Solo nel 1986, con l'approvazione per referendum popolare di una bozza di Carta nazionale, il regime avviò la democratizzazione della vita politica del Paese. Morto Kountché nel novembre 1987, gli succedette alla guida dello Stato il colonnello Alì Saibou che nel 1988 diede inizio a una riforma delle istituzioni, ribadendo però l'intenzione delle forze armate di non voler rinunciare alla gestione totale del potere e costituendo a tale scopo un partito unico, il Movimento nazionale per una società di sviluppo (MNSD). Nel settembre 1989 venne adottata una nuova Costituzione e Saibou fu confermato alla presidenza della Repubblica. Nel 1990 in seguito alla pressione dei sindacati e alla crescente protesta popolare venne annunciata l'introduzione del multipartitismo e l'esercito si mostrò disposto a rinunciare alle sue funzioni politiche e istituzionali. Il necessario periodo di transizione, volto ad assicurare il passaggio alla nuova fase, fu aperto dalla convocazione di un'Assemblea nazionale (novembre 1991) che confermò il vecchio capo dello Stato, generale Saibou, nella sua carica, sia pur ridotta a un ruolo puramente onorifico, mentre André Salifou assunse la presidenza di un Alto consiglio della Repubblica con compiti legislativi. Amadou Cheiffou venne chiamato alla guida del governo.

 

Un quadro politico instabile.

Ridisegnata in tal modo la mappa del potere, tra le questioni più urgenti che si presentarono alle nuove istituzioni vi fu quella della ribellione dei tuaregh nei confronti dei quali il capo dell'esecutivo alternò appelli alla pacificazione e rapide offensive militari, senza però giungere a una reale soluzione del problema. Meno insicuro, invece, sembrava presentarsi il processo di democratizzazione politica, con l'approvazione tramite referendum di una Costituzione (dicembre 1992) che consentì le prime elezioni presidenziali e legislative libere. La consultazione per la formazione del Parlamento (febbraio 1993) fu appannaggio dei partiti d'opposizione che, raggruppati nell'Alleanza delle Forze del Cambiamento (AFC), riuscirono a conquistare 50 degli 83 seggi disponibili relegando all'opposizione il vecchio partito unico. Analogo il risultato delle presidenziali svoltesi il mese successivo con la vittoria di Mahamane Ousmane sul candidato del MNSD. Il concretizzarsi del processo democratico sembrò anche favorire un allentamento della pressione dei tuaregh con i quali si stabilì (marzo 1993) un nuovo accordo. Ma, ripercorrendo le tappe di una storia purtroppo comune a molti Paesi incamminatisi sulla strada della democrazia dopo anni di autoritarismo, anche il Niger fu vittima dell'incapacità del nuovo ceto dirigente a consolidare gli istituti rappresentativi che vennero scambiati come strumento di potere e affermazione personale. Conclusasi la fase elettorale, infatti, le varie forze che avevano composto l'alleanza ripresero la loro libertà di manovra provocando un insanabile dissidio tra il premier Mahamadou Issoufou, leader del Partito Nigerino per la Democrazia e il Socialismo (PNDS) e il presidente Ousmane, capo della Convenzione democratica e sociale (CDS). Quando il primo si dimise nel settembre del 1994 il presidente nominò in sua vece Souley Abdoulaye del CDS e, di fronte alla sfiducia del Parlamento, lo sciolse convocando nuove elezioni. Il risultato dello scrutinio (gennaio 1995), in cui tute le forze si coalizzarono contro il partito del presidente Ousmane, lo videro sconfitto ed egli fu costretto a nominare primo ministro il leader del MNSD, Hama Amadou. Amadou inizialmente sembrò riuscire a raggiungere un accordo definitivo con i ribelli tuaregh (1995), ma dopo pochi mesi la guerriglia riprese con maggior forza mentre si acuivano i dissidi tra il presidente e il primo ministro. L'instabilità del quadro politico in una situazione di ripresa generalizzata della ribellione del Nord indussero settori dell'esercito a un colpo di forza cruento che si concluse con l'istituzione di un comitato di salvezza nazionale (gennaio 1996) capeggiato dal colonnello Ibrahim Barré Mainassara. Azzerate le precedenti istituzioni, il comitato redisse una nuova Costituzione di tipo presidenzialista che venne approvata con un referendum (maggio 1996). Le elezioni dirette del presidente, svoltesi poco dopo (agosto), furono vinte dal colonnello golpista, così pure le legislative, celebratesi con vari rinvii nel novembre dello stesso anno, assicurarono al suo partito, l'Unione degli Indipendenti per il Rinnovamento Democratico, una stragrande maggioranza. Su ambedue le consultazioni, però, a conferma del quadro involutivo impresso dai militari alla vita politica del Niger, gravarono i sospetti di pesanti manipolazioni. Nell'aprile 1999, alcuni mesi dopo l'insorgere delle proteste dell'opposizione per la decisione della Corte suprema di annullare i risultati delle elezioni amministrative, Mainassara venne assassinato dalla sua scorta e i militari attuarono un colpo di stato: Francia e Stati Uniti sospesero gli aiuti al Paese legandoli al ripristino di elezioni democratiche. Queste si svolsero nel novembre del 1999 e portarono alla presidenza M. Tandja del MNSD. Nell'agosto del 2002 venne sventato un tentativo di colpo di stato messo in atto da alcuni reparti militari nella regione di Diffa. Nel marzo 2004 l'esercito dovette intervenire nelle regioni settentrionali, dove continua la guerriglia dei tuaregh. Alle elezioni presidenziali del dicembre 2004 Tandja venne riconfermato presidente. Nel marzo del 2007, dopo che il Parlamento dichiarò la sfiducia all'esecutivo, il presidente Tandja, invece di indire elezioni anticipate nominò nuovo premier Seyni Oumarou. Nel giugno 2009 il presidente scioglieva il parlamento e la corte costituzionale; le due istituzioni si erano opposte alla modifica della costituzione voluta dallo stesso Tandja per ottenere un terzo mandato. La nuova costituzione che prolunga il mandato presidenziale di tre anni e rafforza i poteri dello stesso Tandja veniva emanata due mesi dopo. In ottobre si svolgevano le elezioni legislative a cui hanno partecipato solo i partiti filogovernativi legati al presidente Tandja. Nel febbraio 2010 un colpo di stato metteva fine al regime di Tandja: il presidente veniva destituito e arrestato da una giunta militare guidata da Salou Djibo, che diventato presidente ad interim, prometteva un ritorno alla democrazia e nuove elezioni politiche. Nello stesso anno Niger, Mauritania, Mali e Algeria avviavano una struttura di coordinamento per combattere la criminalità organizzata e il terrorismo.