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Aspetti economici
Pur nell'ambito di quel continente africano, in cui la presenza neocolonialista è quasi ovunque un elemento determinante per le economie locali, la Liberia è in special modo caratterizzata a tutt'oggi da fattori di dipendenza estera di particolare gravità.
Profilo generale. Gli investimenti produttivi sono pressoché interamente stranieri, per la quasi totalità statunitensi; sono le grandi compagnie estere a possedere in pratica le maggiori ricchezze nazionali (caucciù e minerali di ferro), mentre la maggioranza della popolazione attiva è dedita ad attività primarie di pura sussistenza; sono private e in mano straniera persino le ferrovie e le più importanti infrastrutture portuali e aeroportuali; per finire, la Liberia possiede nominalmente la seconda marina mercantile del mondo, dopo Panamá, ma in effetti si tratta solo di una bandiera di comodo per le compagnie occidentali. La prima fondamentale cessione di risorse liberiane data al 1926, quando la Firestone Plantation Company ottenne in affitto per 99 anni una fertilissima fascia costiera, da Montserrado a Grand Bassa, di 400.000 ha; la società vi allestì una colossale piantagione di hevea , che oggi, dotata di villaggi, scuole, ospedali, mezzi di trasporto, scali marittimi e aerei praticamente autonomi, costituisce un autentico feudo degli USA. Sempre per quanto riguarda la coltivazione dell'hevea, importanti concessioni furono poi fatte alla BF Goodrich Company, alla Uniroyal Liberian Agricultural Company e ad altre società. A partire dagli anni Cinquanta ebbe inizio lo sfruttamento dei giacimenti di minerali ferrosi dapprima da parte di società statunitensi, come la LMC (Compagnia Mineraria Liberiana) e la NIOC (Compagnia Nazionale dei Minerali di Ferro), poi anche potenti consorzi internazionali, tra cui la LAMCO (Compagnia Mineraria Libero-americana e Svedese) e la DELIMCO (Compagnia Mineraria Tedesco-liberiana).
Agricoltura e foreste. L'agricoltura contribuisce in misura molto modesta alla formazione del prodotto nazionale; d'altronde è non meno esigua la parte di territorio coltivata (appena il 3,4% del totale), mentre più del 37% è incolto o improduttivo. Voci fondamentali nell'alimentazione locale sono il riso, la cui produzione è stata incentivata dal governo, e la manioca; importanti anche le banane, le patate e gli agrumi. Tra le colture commerciali, in parte destinate all'esportazione, si annoverano il caffè, il cacao, talune oleaginose come l'arachide e soprattutto la palma da olio (coltivata in grandi piantagioni, quasi tutte di proprietà straniera), la palma da cocco, la canna da zucchero e la Raphia vinifera, da cui si ottiene una fibra tessile, la piassava. Circa il 40% del territorio nazionale è occupato dalle foreste; il Paese dispone di pregiate essenze da ebanisteria, come il mogano, ma più della produzione di legname, ha particolare rilievo nell'economia nazionale il caucciù: oltre i 2/3 della produzione derivano dalle grandi piantagioni e solo il modesto rimanente è ottenuto da piccoli coltivatori liberiani. Le condizioni climatiche e pedologiche sono pressoché ovunque sfavorevoli all'allevamento del bestiame; solo i volatili da cortile raggiungono una certa consistenza numerica. È del pari un'attività piuttosto secondaria la pesca.
Risorse minerarie. Per quanto riguarda il settore minerario, il Paese è assai ricco di minerali di ferro. Altri minerali, estratti però in misura relativamente modesta, sono l'oro e i diamanti. La scarsezza di minerali energetici è un ostacolo non indifferente allo sviluppo dell'economia liberiana, in specie per quanto riguarda l'industrializzazione del Paese; la modesta produzione di energia elettrica è per quasi 2/3 ottenuta con petrolio d'importazione.
Industria. L'industria ripropone ancora una volta la fondamentale frattura dell'economia liberiana, contrapponendo nettamente i grandi complessi gestiti dalle società estere, volti eminentemente all'esportazione, alle piccole aziende semi artigianali al servizio del consumo in terno. Tra i maggiori impianti sono uno stabilimento della Firestone a Harbel per la lavorazione del caucciù, una raffineria di petrolio e un cementificio a Monrovia, un importante stabilimento della LAMCO per l'arricchimento e la pellettizzazione dei minerali di ferro a Buchanan (inaugurato nel 1968 e primo del genere allestito in Africa) e un analogo della DELIMCO, attivo dal 1971. Dal 1983 il governo segue una politica economica più liberista in campo industriale e mira con piani di sviluppo agricolo a raggiungere l'autosufficienza alimentare. Le industrie di proprietà locale, eminentemente basate sulla trasformazione dei prodotti agricoli, consistono in un certo numero di oleifici, birrifici, zuccherifici, conservifici ecc.; si hanno inoltre uno stabilimento per la lavorazione del legno e uno di materiali da costruzione.
Comunicazioni e commercio. Anche le vie di comunicazione sono per gran parte al servizio delle società estere. Esistono tre linee ferroviarie, il cui complessivo sviluppo è di circa 500 km, tutte di proprietà delle compagnie minerarie e tutte adibite al solo trasporto merci: la Bong-Monrovia (della DELIMCO), la Nimba-Buchanan (della LAMCO) e la Mano River-Monrovia (della NIOC). La rete stradale, essa pure per vari tratti privata, ha la sua principale arteria nel tronco che da Monrovia, attraversando da sud a nord il Paese, si collega con la rete della Guinea. Assai vivace è il movimento portuale liberiano (già si è detto della colossale, quanto nominale, flotta del Paese); il principale scalo marittimo è il porto di Monrovia, costruito dagli Americani e successivamente ingrandito; registrano altresì forti movimenti i porti di Buchanan (minerali di ferro), Greenville (caucciù e legname) e Harper. Le comunicazioni aeree, svolte dalla Air Liberia e da numerose compagnie straniere, si avvalgono dell'aeroporto internazionale di Robertsfield (situato nei pressi di Harbel, nell'area della Firestone ), mentre l'aeroporto di Monrovia, lo Spriggs Payne, è adibito ai servizi interni. Le importazioni sono soprattutto rappresentate da veicoli e macchinari, combustibili, generi alimentari e prodotti industriali vari, mentre le esportazioni sono essenzialmente costituite da minerali di ferro, caucciù, diamanti, oro, legname, caffè e cacao. L'interscambio si svolge in massima parte con gli Stati Uniti, il Giappone, la Corea del Sud e i Paesi della UE.