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Storia
Le numerose emigrazioni succedutesi sul territorio della Costa d'Avorio vanno quasi certamente poste in relazione col fiorire e col dissolversi degli imperi e dei regni del Sudan occidentale (Ghana, Mali, Songhai, Mossi) e del Sudan centrale (Kanem, Bornu, Stati Haussa ecc.) e collocate quindi lungo un arco di tempo che va dal sec. IV al XVIII.
I primi contatti col mondo esterno risalgono invece alla seconda metà del sec. XV, allorché i portoghesi riconobbero tutto il litorale del golfo di Guinea, destinato a diventare nei secoli successivi uno dei teatri più spietati della tratta degli schiavi; le difficoltà di clima e dell'ambiente umano frustrarono però ogni tentativo di insediamento europeo. Nel 1687 i missionari cappuccini francesi fondarono, con scarso successo, una stazione ad Assinie, né carattere duraturo ebbero i tentativi di dar vita a una piccola colonia francese che dovette essere evacuata nel 1703. Sotto Luigi Filippo, una missione ufficiale comandata dall'ammiraglio Bouet-Willaumez riuscì, tra il 1838 e il 1842, a concludere alcuni accordi con sovrani o capi della Costa d'Avorio, assicurando alla Francia le regioni di Grand-Bassam e di Assinie. Nel 1870 ogni responsabilità fu però trasferita nelle mani di Verdier, un armatore di La Rochelle che assunse il titolo di ministro residente della Francia. Con l'aiuto del suo agente Treich-Laplene e del capitano Binger, Verdier intraprese una sistematica esplorazione delle zone settentrionali del Paese, le cui regioni più interne e impervie furono assicurate alla Francia tra il 1908 e il 1915, grazie anche alla costruzione della ferrovia Abidjan-Bouaké (1913).
Nel contesto dell'AOF, la Costa d'Avorio partecipò all'evoluzione politica dell'impero coloniale francese dapprima in seno all'Unione francese (1946), poi con le riforme previste dalla “Loi Cadre” (1956) e infine con l'ingresso nella Comunità francese (1958) che prevedeva la concessione dell'autonomia interna ai Territori d'Oltremare. Contraria, per la sua privilegiata posizione economica, all'idea di Federazioni primarie nell'Africa Occidentale Francese, la Costa d'Avorio autorevolmente guidata da Félix Houphouet-Boigny, si fece sostenitrice di un'associazione di tipo federale tra i singoli territori e la Francia. In armonia con questo suo atteggiamento osteggiò con vigore la Federazione del Mali (1959), dando vita al “Conseil de l'Entente”, insieme all'Alto Volta (odierno Burkina), al Dahomey (odierno Benin) e al Niger, unione di carattere essenzialmente economico-doganale. Indotta dagli avvenimenti a seguire il rapido processo evolutivo della Comunità francese, si proclamò indipendente il 7 agosto 1960. Houphouet-Boigny assunse la presidenza della Repubblica. Filoccidentale e moderata, con un'economia di tipo capitalistico, la Costa d'Avorio conservò fin dall'indipendenza una notevole stabilità, garantita anche dal sistema a partito unico (PDCI, Partito democratico ivoriano).
Mutamenti intervennero durante la seconda metà degli anni Ottanta, in relazione alla crisi determinata dalla caduta del prezzo del cacao e del caffè sui mercati internazionali, con forte crescita dell'indebitamento estero. In particolare, nei primi mesi del 1990 il largo scontento per la corruzione nell'amministrazione pubblica e per la politica d'austerità varata (con proposta di riduzione dei salari e stipendi) causò disordini e proteste, diffusesi queste ultime anche nell'esercito e nella polizia, che successivamente indussero il regime alla formale accettazione del multipartitismo (maggio 1990). Alle prime elezioni presidenziali nelle quali erano in lizza più candidati (ottobre 1990), Houphouet-Boigny, venne nuovamente confermato, ottenendo una netta vittoria. Il 6 novembre il presidente fece emendare la Costituzione per organizzare la sua successione, stabilendo che il presidente dell'Assemblea nazionale avrebbe dovuto assumere le funzioni di capo dello Stato in caso di morte o di incapacità di quest'ultimo. Alle elezioni politiche di novembre, cui parteciparono una ventina di partiti (la maggior parte dei quali fu in grado di presentare solo un pugno di candidati), il PDCI si confermò primo a grandissima maggioranza, dimostrando quindi una notevole tenuta. Alla morte di Houphouet-Boigny (1993) un altro membro del PDCI, Henri Konan-Bédié, prese il suo posto e lo mantenne nelle elezioni presidenziali dell'ottobre 1995 che si svolsero in un clima di grave tensione. Conferme anche per il partito del presidente. Forte di questi risultati, Konan-Bédié impose un regime sempre più autoritario, fino a dichiarare fuori legge (settembre 1999) i militanti dell'RDR (Raggruppamento Dei Repubblicani), il maggior partito d'opposizione.
Lo scontento popolare, accentuato dalla perdurante crisi economica provocata dal crollo del prezzo delle materie prime, diede avvio a una lunga serie di disordini e proteste, fino a sfociare, nel dicembre 1999, in un colpo di stato militare che pose fine a quarant'anni di democrazia nel Paese: il generale Robert Gueï, ex capo di stato Maggiore, destituì Konan-Bédié, costretto all'esilio, e si autoproclamò presidente di un Comitato nazionale di salute pubblica, sospendendo la Costituzione e il Parlamento e indicendo le elezioni legislative e presidenziali per la fine del 2000. Tuttavia durante queste consultazioni si impose il socialista Laurent Gbagbo: Robert Gueï tentò un nuovo colpo di stato autoproclamandosi vincitore, ma, a seguito di violente sommosse popolari, fu costretto a fuggire. Solo pochi mesi più tardi, nel gennaio 2001, venne sventato un ulteriore tentativo di colpo di stato, organizzato da alcuni militari ribelli, legati all'ex primo ministro repubblicano Alassane Outtara, escluso dalle elezioni presidenziali e legislative in virtù di un emendamento costituzionale del luglio 2000 che vietava la candidatura a coloro che non fossero di origine ivoriana.
Un ennesimo colpo di stato, nel corso del quale venne ucciso il suo ispiratore, l'ex presidente Gueï, venne sventato nel settembre 2002, da quel momento il Paese divenne teatro di una guerra civile con scontri tra ribelli di opposte fazioni organizzati nell'MPCI (Movimento Patriottico della Costa d'Avorio) e il governo. Nel gennaio 2003, a Marcoussis, in Francia, venne firmato, sotto l'egida della Francia, un accordo di pace tra governo e forze ribelli: venne creato un governo di unità nazionale a cui partecipavano anche i rappresentanti delle fazioni ribelli. L'accordo venne subito contestato in patria e ripresero gli scontri. Una breve tregua avvenne nel febbraio del 2003 quando il presidente Gabgbo, accettando gli accordi di Marcoussis, conferì a Seydou Diarra il compito di formare un nuovo governo di unità nazionale; come conseguenza in luglio le forze ribelli dichiararono la fine delle ostilità. Fu una pace di breve durata tanto che nel marzo dell'anno seguente l'opposizione accusò il governo di non aver rispettato l'accordo e, come protesta, alcune formazioni politiche tra cui MPCI (che aveva cambiato il nome in "Forze Nuove"), abbandonavano il governo; si arrivò così alla fine del 2004 alla ripresa del conflitto armato tra truppe governative e ribelli. Mentre l'ONU mandava un contingente internazionale di pace per evitare un ulteriore aggravarsi della situazione, si succedevano accordi di pace (Accra, luglio 2004 e Pretoria, 2005) che il governo non era poi in grado di rendere effettivi.
Nel novembre del 2004 il presidente fece bombardare alcune roccaforti dei ribelli e una base militare francese: come risposta i francesi annientarono l'aeronautica militare della Costa d'Avorio. Nel marzo del 2007 un accordo decretava la fine del conflitto. Nonostante sia iniziata la procedura per il disarmo e si sia deciso di concedere la cittadinanza agli ivoriani espulsi durante la guerra, il presidente Gabgbo continua a rimanere in carica e le elezioni presidenziali (che dovevano tenersi nel 2005 e nel 2007-2008) sono state rinviate.






