Economia

Agricoltura, foreste e industrie. Paese tra i più poveri del continente africano, la Repubblica Centrafricana ha un'economia modesta e ben poco diversificata: circa un terzo del territorio è improduttivo o incolto. Quasi i due terzi della popolazione attiva sono dediti a una stentata agricoltura di sussistenza che dà soprattutto manioca, cereali (sorgo e mais), patate, banane e agrumi; assai più contano però nell'economia nazionale i prodotti d'esportazione, specie il caffè coltivato nelle regioni meridionali, il cotone e le arachidi. L'allevamento è meno diffuso: prevalgono i caprini e i bovini. In effetti il Paese non è del tutto privo di risorse, anzi discrete sono quelle forestali (la foresta equatoriale è ricca di essenze pregiate come mogano ed ebano) e minerarie (diamanti e uranio soprattutto), ma la scarsità delle vie di comunicazione e ancor più la generale impreparazione della classe politica dirigente non consentono di creare delle adeguate strutture produttive. A ciò vanno aggiunte le avversità climatiche, poiché a partire dagli anni Settanta la Repubblica Centrafricana è stata uno dei Paesi africani maggiormente colpiti dalla siccità con conseguenze particolarmente disastrose sulla produzione agricola. Modestissima è l'attività industriale (oleifici, cotonifici ecc.), cui si aggiungono a Bangui taluni impianti chimici, birrifici ecc.; del pari esigua è la produzione di energia elettrica.

Comunicazioni e commercio. Mancano le ferrovie; poche sono le strade; la principale via di comunicazione rimane il fiume Oubangui. Bangui svolge, mediante il suo porto fluviale, la maggior parte del movimento d'importazione e d'esportazione. La capitale è servita da un aeroporto internazionale. Il Paese esporta soprattutto caffè, cotone, diamanti e legname, mentre importa macchinari, mezzi di trasporto, prodotti chimici e tessili. Gli scambi commerciali si svolgono per circa il 60% con la Francia (che contribuisce in massima parte a sostenere l'economia centrafricana).