Storia

Sede di una serie di piccoli principati, tributari dei regni congolesi, il Gabon fu scoperto nel 1484 dal portoghese Diogo Cão, che ne esplorò le coste, lungo le quali, nei secoli successivi, fu esercitata la tratta degli schiavi. Nel 1839 il capitano di vascello francese Bouet-Willaumez fondò sulla sponda sinistra dell'estuario del Gabon uno stabilimento commerciale, precedendo i padri della congregazione dello Spirito Santo i quali istituirono nel 1844 la missione di Sainte Marie du Gabon. Nel 1849 un gruppo di schiavi liberati dalla nave negriera Elizia fondò Libreville, e fra il 1875 e il 1880 l'ufficiale francese di origine italiana Pierre Savorgnan di Brazza percorse l'interno del Paese, risalendo due volte il corso dell'Ogooué fino alle sorgenti e proseguendo ancora verso le regioni dell'est, dove fondò Franceville. Integrato nel Congo francese a partire dal 1888, il Gabon entrò nel 1910 a far parte della federazione dell'Africa Equatoriale Francese. Territorio d'oltremare dell'Unione francese nel 1946, optò per lo status di Repubblica autonoma nell'ambito della Comunità francese a seguito del referendum del 28 settembre 1958. Indipendente dal 17 agosto 1960 rimase legato alla Francia da accordi di cooperazione. Leader autorevole del nazionalismo gabonese fu, fin dal 1930, il moderato Léon M'Ba, che guidò il Paese verso l'indipendenza e che fu nominato capo dello Stato e del governo del nuovo Stato. A M'Ba (morto nel 1967), succedette Albert Bernard (Omar) Bongo, che diede vita, nel 1974, al Partito democratico gabonese (PDG), rimasto sino al 1990 l'unica formazione politica del Paese. Passato indenne attraverso le proteste studentesche (1981-82), l'opposizione del Movimento per la rinascita nazionale (che chiedeva l'instaurazione della democrazia politica) e il tentativo di colpo di stato nel 1983, il presidente Omar Bongo venne costantemente riconfermato diventando con gli anni figura chiave del Paese, leader osannato e corrotto. Nonostante l'apertura al multipartitismo avvenuta nei primi mesi del 1990, le successive consultazioni svoltesi fra le proteste e le accuse di brogli, consegnarono la maggioranza assoluta al PDG, che non riuscì a essere messo in crisi dalla seppur forte opposizione.

Alle elezioni presidenziali del 1993 scoppiarono violente contestazioni che portarono le opposizioni, riunite nell'Alto consiglio della resistenza (ACR), a rivolgersi alla comunità internazionale. L'intervento diplomatico della Francia portò a una prima composizione dei contrasti, con l'accordo raggiunto a Parigi nel settembre 1994 e ratificato il mese successivo a Libreville tra il PDG e l'ACR, che prevedeva l'avvio di una nuova fase di conciliazione, garantita da un governo di unità nazionale, e nuove elezioni politiche: alle elezioni si confermò nuovamente il PDG e il nuovo primo ministro incaricato, Paulin Obamé-Nguema, fu scelto appartenente sempre al partito del presidente. Nel luglio 1995 il popolo gabonese, chiamato alle urne votò a grande maggioranza una proposta di riforma costituzionale che, recependo l'accordo firmato a Parigi l'anno precedente, desse vita un vero Stato di diritto.

Le modifiche costituzionali e l'apertura al multipartitismo di fatto non sono riuscite a scalfire il potere assoluto del presidente Omar Bongo e del suo partito che si sono imposti a larga maggioranza in tutte le consultazioni successive (nel 2006 diveniva primo ministro Jean Eyéghé Ndong del PDG) e anche nei primi anni del Duemila Omar Bongo e il PDG dominavano incontrastati la vita del Paese in un clima di forte corruzione politica. Nel giugno 2009 il presidente muoriva in un ospedale di Barcellona e il suo posto veniva preso ad interim da Rose Francine Rogombé. In agosto si svolgevano le elezioni presidenziali che vedevano la vittoria di Ali Bongo, figlio del presidente defunto. Nei giorni seguenti i candidati dell'opposizione si riunivano in un comitato per chiedere il riconteggio dei voti, denunciando brogli e irregolarità nel voto, ma in ottobre la Corte costituzionale confermava la vittoria di A. Bongo.