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Storia
Il territorio fu, fin da tempi remoti, sede di potenti reami come quelli di Kanem (sec. IX) e di Baghirmi (sec. XVI) che, dopo aver subito un diffuso processo di islamizzazione, estesero la loro influenza e il loro controllo su vaste regioni limitrofe dell'Africa centrale subsahariana. La tratta degli schiavi, praticata ai danni delle tribù nere autoctone, costituì (insieme al traffico dell'avorio e delle penne di struzzo) una delle attività più tristemente remunerative ed ebbe come destinazione soprattutto l'Egitto e i Paesi dell'Oriente.
Nella seconda metà del sec. XIX la Francia, che perseguiva un ambizioso disegno di espansione coloniale nell'Africa occidentale ed equatoriale, penetrò nelle regioni del Ciad, traendo anche spunto dai conflitti tra potentati indigeni e dall'aggressiva condotta di Rabah Zubair che, dopo aver conquistato il Baghirmi nel 1892, aveva invaso anche il Bornu. Dopo una campagna difficile e non priva di insuccessi, le truppe francesi sconfissero e uccisero Rabah il 22 aprile 1900 a Kousseri. Gli accordi di protettorato conclusi a partire dal 1892 assicurarono in pratica alla Francia tutta l'area del Ciad, con la quale poteva così realizzarsi la saldatura dei territori dell'Africa occidentale con quelli dell'Africa equatoriale. L'organizzazione amministrativa del Ciad, che aveva nei primi tempi carattere militare, subì numerosi mutamenti nei primi decenni del sec. XX fino ad assumere un assetto ben definito nel 1920 allorquando il Paese acquistò lo status di colonia.
Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio franco-tedesco del giugno 1940, il governatore F. Eboué si pronunciò per la continuazione della guerra a fianco del generale De Gaulle e il Ciad divenne base importante per le operazioni delle truppe alleate. Nel frattempo, ancora per opera di F. Eboué, vennero attuate una decentralizzazione amministrativa e l'incorporazione di alcune istituzioni native nel regime politico-amministrativo del Paese. Con la Legge Quadro del 1956 fu concessa maggiore autonomia anche al Ciad che, a seguito del referendum istituzionale del 1958, si costituì in Repubblica autonoma nell'ambito della Comunità franco-africana. L'11 agosto 1960 il primo ministro F. Tombalbaye proclamò la piena indipendenza del Paese nell'ambito della Comunità e divenne anche capo dello Stato.
Il 28 novembre 1960 il Ciad adottò una Costituzione, sostituita il 16 aprile 1962 da un'altra che istituiva un potere presidenziale e riconosceva il Partito Progressista come partito unico. Nel 1963 iniziarono però nelle regioni settentrionali, orientali e nordorientali movimenti di rivolta determinati dalla pressione fiscale e dalle discriminazioni razziali e religiose, intese a risolvere con la forza le contraddizioni tra il Nord nomade e musulmano e il Sud sedentario e animista. Nel 1966 i partigiani della lotta armata fondarono il Frolinat (Fronte di liberazione nazionale del Ciad), diretto dal dottor Aba Siddik; Tombalbaye in risposta chiese l'intervento dell'esercito francese. Numerosi appartenenti al Frolinat si riaccostarono allora al governo (1970). Successivamente il Frolinat, grazie al sostegno della Libia e approfittando del ritiro del corpo militare francese, intensificò la guerriglia occupando nel febbraio 1973 Am-Timan. Nel novembre 1974 Tombalbaye decise di ristabilire una stretta cooperazione con la Francia. Ma un putsch militare rovesciò nel 1975 il regime civile, uccidendo Tombalbaye e affidando il potere a Félix Malloum. Questi avviò una politica di riconciliazione nazionale, assegnando a Hissène Habré (capo delle Forze armate del Nord, che si erano scisse dal Frolinat) la carica di primo ministro. Nel Paese si scatenò la guerra tra le opposte fazioni e nel 1979 il potere fu assunto da un governo provvisorio di unione nazionale, presieduto da Goukouni Oueddei. Nel 1980 la tensione fra i diversi gruppi provocò aspri scontri fra gli uomini di Habré e quelli di Goukouni, sostenitori questi ultimi di una politica di cooperazione con la Libia che Habré rifiutava.
Nel giugno del 1980 le Forze armate del Nord conquistarono a N'djamena il complesso degli edifici presidenziali, ma il 16 giugno dello stesso anno venne data notizia della conclusione di un trattato fra il Ciad e la Libia (che aveva appoggiato le forze guidate da Goukouni). Habré, rifugiatosi all'estero, riorganizzò le sue forze e lanciò una violenta controffensiva; nel giugno 1982 poté rientrare a N'djamena. Goukouni si rifugiò in Algeria e nel mese di ottobre Habré assunse la presidenza della Repubblica; nel 1983 il suo governo fu riconosciuto dall'OUA. Nel 1984 il Paese fu spartito in due lungo la linea del 16º parallelo: la parte settentrionale era retta dal governo di unione nazionale (GUNT) di Goukouni, appoggiato dalla Libia, quella meridionale era controllata dal governo (internazionalmente riconosciuto) di Habré, sostenuto dai parà francesi e poi anche dagli Stati Uniti. Superata nel 1986 la linea del 16º parallelo, Habré riconquistò progressivamente tutto il Nord del Paese; nel settembre del 1987 venne finalmente proclamato il cessate il fuoco.
Nell'aprile 1989, dopo un periodo di apparente unità politica, venne sventato un tentativo di colpo di stato guidato dal ministro dell'Interno, dall'ex comandante delle Forze armate e dal consigliere del capo dello Stato, Idriss Déby, che si rifugiò in Libia. Quest'ultimo, data vita in Sudan a un nuovo movimento d'opposizione, riuscì a organizzare nei mesi successivi una robusta attività di guerriglia: radicandosi in rivalità etniche e fra gruppi di potere, nonché sfruttando armi e consiglieri libici, essa poté rafforzarsi fino a conquistare N'djamena fra l'1 e il 2 dicembre 1990, nell'indifferenza del contingente francese, intervenuto invece nel 1983 e nel 1987 in difesa delle forze governative. Fuggito Habré, Déby, leader del Movimento Patriottico di Salvezza (MPS), assunto il potere, si dichiarò favorevole all'introduzione del multipartitismo e di riforme democratiche, pur sciogliendo il Parlamento e sospendendo la Costituzione voluta dal precedente regime (dicembre 1989). Il processo di democratizzazione incontrò tuttavia seri ostacoli nel perdurare di conflitti etnici, con sanguinose azioni di guerriglia scatenate dai ribelli fedeli al deposto presidente Habré. Il periodo di passaggio verso una democrazia multipartitica, iniziato nel Paese nel novembre 1993 e la cui scadenza era prevista per l'aprile 1995, venne prolungato per la seconda volta di un anno dal Consiglio superiore di transizione (CST), confermando le numerose difficoltà implicite nel processo di democratizzazione del Paese. Il CST successivamente nominò un nuovo primo ministro: Koibla Djimasta.
Nel giugno 1996 si svolsero le sospirate elezioni presidenziali, rese possibili anche grazie al decisivo sostegno della Francia. Déby ottenne circa il 44% dei consensi al primo turno e il mese successivo, con circa il 70% dei suffragi, fu eletto presidente. Con le elezioni legislative, tenutesi nel gennaio-febbraio 1997 e vinte dal MPS, sembrava concludersi la prima fase del faticoso avvio del Paese verso la democrazia.
Il lento processo di rinnovamento democratico era tuttavia minato dai continui scontri armati con i gruppi di opposizione al governo. Nel maggio 1998 il governo e le forze ribelli firmarono un accordo, ma, un anno dopo, gli scontri fra le forze governative e le truppe del Movimento per la Democrazia e Giustizia nel Ciad (MDJT) ripresero nella regione settentrionale e soltanto nel luglio 1999 il governo riuscì a porre fine ai combattimenti, firmando un accordo di riconciliazione con il gruppo di opposizione armata. Nel maggio del 2001 Déby venne rieletto presidente al primo turno in un clima reso turbolento da sospetti di brogli. Nel 2004, a causa della guerra scoppiata in Darfur (Sudan) oltre 95.000 profughi di questa regione invasero il Ciad sollevando gravi problemi di sicurezza ed economici. Nel giugno 2005 un referendum per la modifica della Costituzione riguardante il mandato presidenziale, permise a Déby di presentarsi una terza volta, grazie anche al ritiro dell'opposizione dalla competizione elettorale, e riconfermarsi presidente (2006). A causa della guerra in Darfur e della presenza di forze ribelli sul confine fra Ciad e Sudan i rapporti tra i due stati divenivano sempre più tesi. Nel maggio del 2007 il presidente Déby e il presidente sudanese Bashir firmavano un accordo di pace che dovrebbe garantire il reciproco rispetto della sovranità territoriale.