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Vivere senza Oms
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Foto: Unsplash.com
Da quando la Cina ha lanciato il primo allarme sulla nuova epidemia, alla fine di gennaio, la cooperazione internazionale tra governi è risultata la vera missing in action dalla scena, salvo qualche eccezione inattesa (la mobilitazione del personale sanitario di Cuba e Albania) e non disinteressata (la nuova edizione della Silk Road cinese in chiave sanitaria).
E le Nazioni Unite? Sospese come sono in uno stato d’eccezione che ne paralizza l’ordinario funzionamento, sono ancora l’unico approdo di riferimento tecnico ed etico del pianeta legittimato da un mandato sovranazionale. L’unico. Pur con tutti i limiti, e le complesse politiche interne. Covid19 rischia di esasperare le violazioni dei diritti umani nel mondo. Come per l’Europa, le Nazioni Unite si giocano su Covid19 la loro stessa raison d’être. Scusate se è poco.
E qui entra in campo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ignorata da molti dei suoi membri e sotto feroce attacco da parte di Donald Trump. In queste ore è stata confermata la sospensione dei fondi all’Oms annunciata dal presidente americano il 7 aprile scorso, Giornata mondiale della salute, per beffarda coincidenza. In termini assoluti, gli USA sono il primo finanziatore dell’agenzia, con un contributo nel 2019 superiore a 400 milioni di dollari. Fondi che saranno destinati per il 2020 ad altre organizzazioni. Nel frattempo giungono segnali che il Dipartimento di Stato, USAID e altri funzionari dell’amministrazione stiano puntando alla creazione di una istituzione alternativa per la salute globale . Un gioco al massacro costruito ad arte da Trump. Il presidente americano non ha fatto altro che cacciare capri espiatori dall’arrivo di SARS-CoV-2 (in sequenza: la amministrazione Obama, la Cina, i mass media) per gettare su “altri” le responsabilità proprie nella controversa e divisiva gestione della pandemia, una gestione sotto scrutinio critico da parte della stessa comunità scientifica e – sempre di più – della stampa.
Se non è un colpo mortale, quello inferto all’Oms nel bel mezzo della tempesta virale, nel momento cioè in cui la comunità internazionale ha più bisogno dell’agenzia, ci arriva vicino. Va detto che è solo l’ultima vicenda, in ordine di tempo, sul mancato rispetto da parte di Trump delle principali traiettorie operative previste nel piano contro l’influenza pandemica redatto dall’amministrazione nel 2017. Una azione senza precedenti, come Covid19.
Da gennaio l’Oms è alle prese con una sfida sanitaria senza precedenti, di una complessità inaudita, nel tentativo di capire e domare la cinetica del nuovo coronavirus. L’azione del direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, pur se avrebbe meritato in alcuni passaggi più incisività, ha ottenuto il sostanziale apprezzamento di esperti e scienziati indipendenti che non sono teneri con Ginevra. Per mandato, l’Oms allerta i governi e mobilita la comunità scientifica, formula raccomandazioni, in un divenire della scienza che si costruisce per tentativi ed errori, successi e validazioni, nella constante e tempestiva condivisione dei dati. L’accusa di Trump punta il dito contro la presunta accondiscendenza dell’Oms verso Pechino, primo focolaio del virus, una complicità con la Cina nei ritardi e nella scarsa trasparenza che avrebbe frenato la comprensione sulla gravità del contagio. La realtà è un’altra cosa. [SEGUE SU: Atlanteguerre.it]
Nicoletta Dentico
* Nicoletta Dentico è a capo del Global Health Programme di Society for International Development (SID)
Questo articolo è una sintesi di quello pubblicato sul sito di Sbilanciamoci