Vis: Libano, lezione che non nasce dalla guerra

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Nell'osservare il complesso movimento sullo scacchiere del Medio Oriente, gli ultimi eventi accaduti in Libano ci portano a considerare come sia importante che un Paese possa essere artefice del proprio governo. Tuttavia, ci poniamo una questione: se la sollevazione popolare sia frutto consapevole del desiderio di libertà e democrazia oppure il risultato di scelte operate altrove.

Qualcuno sostiene che ciò si sia determinato come conseguenza di una guerra giusta: che ha generato un contagio benigno, che si sta propagando in tutta l'area. A sostegno di questo processo si pongono le basi di una guerra utile, esportabile in tutti quei luoghi ove la democrazia non riesce ad attecchire.
Oggi più che mai siamo consapevoli, e la storia già tante volte l'ha confermato, che la determinazione di un popolo a rendersi libero non si ottiene con la guerra preventiva, giusta o utile.

E il "no alla guerra" era, rimane e sarà il pensiero che sorregge il nostro operato: lo dimostrano i ragazzi di Piazza dei Martiri a Beirut, molti dei quali hanno in questi anni frequentato le scuole dei salesiani e i corsi tenuti dai volontari del VIS, presenti da tantissimi anni nella Terra dei Cedri. È il frutto dello sviluppo umano che rende consapevoli ed autonomi, capaci di costruirsi una propria identità democratica, secondo le parole di Paolo VI: "il nuovo nome della pace è lo sviluppo".

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