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Violenza e sopravvivenza, l’educazione sessuale del mondo animale
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Foto: Images.pexels.com
Esistono uccelli, come il codirosso spazzacamino, i cui maschi mantengono i colori giovanili ben oltre la fase dell’adolescenza. Confondendosi così con le femmine, posticipano la competizione riproduttiva di una stagione, riuscendo a rafforzare nel frattempo la propria esperienza e la loro preparazione all’accoppiamento. Si tratta di un comportamento che innesca dinamiche sessuali “anomale”, ma che, nel mondo animale, è tra i meno violenti e forse nemmeno poi così fuori dalla norma. Anzi. Anche gli animali “lo fanno strano”, e lo fanno così spesso che, in alcuni casi, diventa proprio la norma.
Da loro, ancora una volta, cogliamo l’occasione di riflettere su un aspetto che tanto ci coinvolge, ma che facciamo troppe volte fatica a capire, contestualizzare, accettare. La diversità.
Veniamo a qualche esempio pratico. L’omosessualità, tanto per cominciare: sono circa 1500 le specie per cui sono state documentate manifestazioni di affetto o di corteggiamento, fino ad accoppiamenti e condivisione di comportamenti genitoriali, in individui dello stesso sesso. Molti tra questi sono mammiferi (leoni, iene, scimmie antropomorfe, pecore, marmotte, delfini e altri), ma anche pinguini e albatros, con una lista decisamente non sintetica e non esclusiva. Molte di queste scelte non escludono infatti anche comportamenti eterosessuali, spesso con durata temporanea. Perché accade? Non solo per ragioni casuali o di divertimento, ma spesso è conseguenza di elevata densità di individui nel gruppo, oppure ha finalità riproduttive (come nel caso del coleottero della farina, che adotta comportamenti promiscui per aumentare la possibilità di far arrivare il suo sperma a fecondare indirettamente le uova delle femmine), oppure ancora ha lo scopo di diminuire l’aggressività intraspecifica, aumentando al contempo, spesso tra gli individui più giovani, la forza dei rapporti sociali all’interno del gruppo.
Non è però finita qui: sebbene più rara, non manca tra gli animali anche la pratica del sesso orale, gradita ai bonobo come pratica ludica o di riconciliazione dopo uno scontro, ma anche a due specie di pipistrelli asiatici (Cynopterus sphinx e Pteropus giganteus), come atto strategico durante la copulazione. Non sono da meno i serpenti giarrettiera (Thamnophis sp.), dove alcuni maschi si “travestono” da femmine per ridurre l’aggressività dei più grandi durante vere e proprie “ammucchiate”; e non si tirano indietro nemmeno i calamari opalescenti, dove capita che le femmine esibiscano temporaneamente grossi testicoli per dissuadere un maschio da attenzioni indesiderate.
La masturbazione è un’altra delle pratiche di cui anche gli animali hanno esperienza, dai delfini alle scimmie, a volte anche con l’ausilio di qualche “sex toy” recuperato in ambiente naturale. Un comportamento che, anche in questo caso, ha il fine ultimo di ridurre gli impulsi aggressivi interni al branco/gruppo, rilasciando endorfine e diminuendo il cortisolo, anche per loro uno degli ormoni legati all’aumento dello stress.
Non si tratta però di atteggiamenti volti solo al godimento e a rilassanti intrattenimenti. Nel mondo animale troviamo anche comportamenti di estrema violenza, come stupro, cannibalismo e infanticidio, che coinvolge tra l’altro anche specie che, nel nostro immaginario disneyano, non avremmo mai immaginato. E tutto perché la riproduzione, così come lo è per noi umani, è una storia fatta di complessità e competizione che punta, per quanto in alcuni casi edulcorata, a ottimizzare il risultato per un successo massimo, che permetta ai propri geni di sopravvivere a scapito di quelli dei concorrenti – a ogni costo.
Dalle violenze di gruppo perpetrate dal germano reale a rischio della propria stessa vita a quelle messe in campo dai rospi che possono causare persino lo strangolamento della femmina nel tentativo da parte di più soggetti maschi di salirle sulla schiena, a quelle, ancora, ripetute dai simpatici e romanzati pinguini di Adelia che non di rado agiscono in vere e proprie gang di bulli, uccidendo i pulcini e a volte accoppiandosi perfino con femmine morte. Per non parlare di certi coleotteri, che dopo l’accoppiamento feriscono la femmina in modo da dissuaderla da successive e ulteriori copule, difendendo così l’esclusiva.
Sono comportamenti che ci fanno inorridire e di cui preferiamo non sentir parlare. Per molto tempo persino i ricercatori li hanno osservati e censurati, ritenendoli troppo violenti per essere raccontati e potenziali oggetti di scandalo per i benpensanti.
Eppure sono anch’essi parte della natura di cui siamo membri. Membri che non possono evitare di leggere la natura stessa con uno sguardo antropomorfo, che rende troppo spesso difficili da accettare e da spiegare comportamenti a volte ostici anche dal punto di vista etologico ma che, in qualche modo, appartengono all’ordine naturale delle cose. Tant’è che le femmine hanno messo in atto contromisure drastiche, sia per morfologia che per comportamenti evolutivi, finalizzate a ingannare gli aggressori e controllare la selezione del partner. Basti pensare ai delfini, dove nelle femmine la vagina è un complesso intrico di pieghe volte a scongiurare gravidanze indesiderate e a garantire la possibilità di scegliere, di fatto, da chi farsi fecondare. Femmine che assumono dunque posizioni di potere nella catena della riproduzione, così come accade, in altri modi, tra gli elefanti o le api, tra le iene o le lemuri, tra le orche o le leonesse, ognuna con le proprie strategie più o meno aggressive ma anche, come per le femmine di bonobo, sviluppate a suon di baci, abbracci e tenerezze che sostituiscono la via “maschile” per dirimere i contrasti a favore di insegnamenti e pratiche più tolleranti e cooperative.
Così come nell’accoppiamento, anche nelle nostre letture di una realtà intricata e affascinante si alternano i principi del maschile e del femminile, che si scontrano e si rincorrono come energie complementari presenti in ciascuno e ciascuna di noi, come la luce e il buio, come il giusto e lo sbagliato. Diversi, ed entrambi necessari.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.