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Venti di guerra e difesa nonviolenta
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Foto: Unsplash.com
C’è un passaggio nel discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Parlamento nel giorno del Giuramento, il 3 febbraio scorso, che è passato inosservato a gran parte degli analisti politici. E’ quando, dopo aver posto l’attenzione sul “vento dello scontro” in Europa – chiaro rifermento alla crisi Russia-Ucraina – ha affermato: “Dobbiamo fare appello alle nostre risorse e a quelle dei Paesi alleati e amici affinché le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi, affinché nessun popolo debba temere l’aggressione da parte dei suoi vicini”.
Parole che evidenziano l’importanza di intervenire sul piano diplomatico, ma – ed è qui il punto – anche di mettere da parte “esibizioni di forza”. Di fronte a crisi che rischiano di sfociare in conflitti armati le strade che vengono solitamente percorse sono due: la via diplomatica e l’esibizione della forza militare. Lo vediamo in atto, proprio in queste ore, nella crisi tra Russia e Ucraina: “Bisogna insistere nel dialogo, ma anche inviare con determinazione un messaggio inequivocabile: qualsiasi aggressione a Kiev avrebbe gravi conseguenze”, hanno detto i ministri degli Esteri e della Difesa, Di Maio e Guerini, durante una recente audizione in parlamento. Così, mentre la diplomazia si muove insieme ai partner europei per promuovere una “de-escalation” della crisi, la Difesa ha già predisposto le sue truppe. Lo ha detto il ministro Guerini confermando quanto l’Osservatorio Milex aveva rivelato già da giorni: l’Italia è già in prima linea con propri assetti militari che partecipano a missioni della Nato a presidio dei confini orientali: costo complessivo attuale, 78 milioni di euro.
Diplomatici e militari, dunque. Manca un terzo strumento che è in atto da decenni, ma la cui importanza raramente viene riconosciuta: l’attività delle associazioni della società civile. Sono sempre all’opera in tutti i contesti di crisi, ma vengono puntualmente ignorate...
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Giorgio Beretta

Analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni. Svolge la sua attività di ricerca per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia e collabora con la Rete Pace e Disarmo. Ha pubblicato diversi studi, oltre che per l’Osservatorio Opal, anche per l’Osservatorio sul commercio delle armi (Oscar) di Ires Toscana (Istituto di ricerche economiche e sociali) della Cgil di Firenze, per l’Annuario geopolitico della pace di Venezia e numerosi contributi, anche sul rapporto tra finanza e armamenti, per diverse riviste e quotidiani nazionali.