Valenze didattiche degli Ecomusei

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Non è semplice definire cosa sia un ecomuseo. Per esporre un quadro su quest'argomento si può partire dalla storia dell'ecomuseologia. Le prime esperienze sono molto recenti e seguono la nuova idea di bene culturale, che è maturata solo da alcuni decenni all'interno delle amministrazioni e in campo politico. Si è passati dall'idea comune, che vede il territorio costituito da parti degne di essere valorizzate, come aree monumentali, alternate da parti non degne di speciale impegno. La nuova idea di bene culturale è molto più ampia e comprende tutto il territorio con tutti i segni dell'attività dell'uomo e consente la tutela e la valorizzazione di tali beni. Sul piano normativo la legge Galasso ha segnato una svolta per questo passaggio culturale.

Quando le opere sono difficilmente museabili, come una cascina o una rete di canali, l'idea di museo come spazio chiuso è messa in discussione e si crea il concetto di museo senza muri, che ha come oggetto della propria attenzione il territorio. In Italia stanno nascendo tante esperienze diverse anche se tutte con il nome di ecomuseo. Per chiarirci le idee siamo andati nei paesi d'oltralpe dove l'idea è nata molti anni prima che in Italia. Anche il modello europeo offre una varietà di soluzioni, riconducibili a due tipi di musei: i primi sono quelli all'aria aperta, dove i primi prototipi risalgono alla fine del secolo scorso d'origine nordica, ma presto diffusi in tutta Europa con esperienze d'oltreoceano. La seconda tipologia è rappresentata dagli ecomusei con esperienze che risalgono alla fine degli anni sessanta in Francia e si sviluppano unitamente al modello precedente, ma che finiscono poi per staccarsi definitivamente, arrivando nel nord Italia negli anni ottanta. Nei paesi anglosassoni ci sono delle esperienze simili, ma non si chiamano ecomusei anche per la difficoltà di traduzione nella loro lingua della parola "eco" che perderebbe il suo significato. Il fondatore dei musei all'aria aperta è Artur Azelius, cultore della Svezia rurale e fondatore del museo nordico di Stoccolma, che già all'epoca si distingueva dai musei tradizionali perché nelle esposizioni erano presenti dei manichini che rappresentavano gli ambienti d'uso comuni.

La prima esperienza di museo all'aria aperta si ha quando il suo fautore vuole estendere la propria idea anche agli ambienti esterni fino a quando riesce a creare, vicino a Stoccolma, un vero e proprio villaggio tradizionale con un trasporto e restauro delle case degli abitanti, con scuole e chiese. In questi nuovi progetti non ci si limita ai singoli elementi costruiti, come le case in un ambiente naturale, ma si cerca di favorire la comprensione delle relazioni che si instaurano tra l'attività umana e le risorse naturali. L'azione di tutela dell' urbanizzazione è estesa ad interi segmenti paesaggistici, non più ad aree circoscritte, ma ad un insieme di paesaggi con un salto da poche decine d'ettari ad alcune migliaia d'ettari. Nessuna sezione temporale viene privilegiata perché se l'oggetto di valorizzazione sono le relazioni tra una collettività e l'insieme di risorse, questi rapporti in quanto prodotto storico-sociale sono soggetti a cambiare continuamente, a mutare nel tempo.

L'ecomuseo diventa questa volta, non semplicemente un luogo dove si tutelano degli abitati e dei percorsi, ma è il luogo in cui la collettività ragiona sulla propria storia, una sorta di "scuola della coscienza storica" perché la comunità stessa possa, guardando il proprio passato, cercare di trovare lei stessa la soluzione ai problemi in sintonia con il clima politico, quindi di tipo partecipativo, autogestionale. Dunque non ci sono più dei conservatori, ma degli attori. Tutta la collettività diventa responsabile di ogni fattoria che è un pezzo del museo. Non ci sono più collezioni di oggetti, nel senso che questi non sono sottratti ai loro proprietari perché rimangono nelle fattorie, nelle case o nelle fabbriche in disuso perché la parte rilevante riguarda la storia industriale e siderurgica della zona, per esempio.

Quindi il miglioramento consiste nel fatto che la popolazione risulta direttamente coinvolta, a seconda della sua disponibilità, a diversi gradi nella gestione del museo: nelle sue attività, nello schedare oggetti, nell'organizzare mostre, fino alla gestione. La popolazione con le associazioni, con le scuole ed altri enti, si organizza in veri e propri comitati di gestione. Quest'esperienza è molto celebrata dalla letteratura; lo dimostrano gli articoli di un seminario svoltosi a Torino con il direttore dell'ecomuseo che descriveva questo luogo come una Mecca negli anni settanta con tantissimi visitatori, in quanto era un modello di successo copiato da altri.  

Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui PressenzaPeacelinkIldialogoUnimondo, AgoraVox ed ha ricevuto il premio per l'impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. - Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana - con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti.  Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: "Scuola e didattica" - Editrice La Scuola, "Mosaico di Pace", "GAIA" - Ecoistituto del Veneto Alex Langer, "Rivista Anarchica". Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.

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