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Usa: plauso per la sentenza Corte suprema su Guantanamo
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"La Corte suprema degli Usa ha fatto un passo avanti verso il rispetto della legge nei confronti di centinaia di detenuti stranieri che si trovano in custodia militare nella base di Guantanamo" - commenta Amnesty International sulla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Secondo la sentenza, i circa 600 stranieri prigionieri del centro di detenzione di Guantanamo possono ora rivolgersi alla magistratura americana per appellarsi contro la loro prigionia che dura da oltre due anni senza incriminazioni. Con sei voti contro tre, i giudici hanno stabilito che le corti americane hanno la giurisdizione per prendere in considerazione i ricorsi dei prigionieri che ritengono di essere stati sottoposti a processi illegali in violazione dei propri diritti. La decisione della Corte suprema ribalta quella precedente di una corte di appello Usa che aveva escluso ricorsi, basandosi sul fatto che la base militare è fuori dalla sovranità territoriale americana e che la norma dell'habeas corpus non si applica agli stranieri fuori dal territorio Usa.
"Negli ultimi due anni e mezzo questi detenuti sono rimasti in balia di un potere esecutivo incontrastato. La sentenza della Corte suprema di ieri, secondo la quale le corti statunitensi hanno giurisdizione per esaminare ricorsi sulla legalità della detenzione, rappresenta un passo avanti verso la giustizia rispetto ai provvedimenti adottati dagli Usa nel contesto della 'guerra al terrore'" - sottolinea Amnesty International. L'organizzazione per i diritti umani ritiene che "tutti i detenuti di Guantanamo dovrebbero essere rilasciati a meno che non siano accusati di atti di riconosciuta natura criminale e sottoposti a processo nel pieno rispetto delle norme internazionali e senza ricorrere alla pena di morte. Ai prigionieri in custodia statunitense in Afghanistan o in località segrete di altri paesi dev'essere garantito il pieno rispetto dei diritti umani".
Dello stesso parere anche Human Right Watch, organizzazione per la difesa dei diritti umani con sede a New York, che a commento della sentenza nota come "gli Stati Uniti non possono più mantenere detenuti in una "zona senza diritto" ("rights free zone"). "L'amministrazione Bush continua a dire 'Fidatevi di noi' per quanto riguarda politiche e pratiche di detenzione: ma dopo le rivelazioni delle torture e degli abusi di Abu Ghraib e di altre parti, la Corte Suprema non era certo nello stato d'animo di lasciare mano libera all'amministrazione" - commenta il Jamie Fellner, portavoce dell'associazione.
La "storica sentenza" di fatto limita i poteri eccezionali assunti dal presidente Bush dopo l'11 settembre in nome della "guerra al terrorismo". Una sentenza storica che "mette fine a quella che sarà a lungo ricordata come il ripudio della pretesa dell'amministrazione Bush di poter condurre la guerra al terrorismo a proprio piacere, senza nessun riscontro giudiziario" - dichiara l'ACLU, l'Unione americana per le libertà civili. Le politiche di Bush sono state duramente attaccate dai gruppi di difesa dei diritti umani e delle libertà civili, specialmente dopo lo scandalo degli abusi ai danni dei prigionieri iracheni e la discussione sul condono della tortura durante gli interrogatori ai sospettati di terrorismo.
Circa 595 cittadini stranieri, designati come "combattenti nemici" sono detenuti nella base di Guantanamo come sospetti membri di al Qaeda o combattenti talebani. La corte ha anche stabilito che un americano catturato all'estero nell'ambito della guerra Usa al terrorismo non può essere detenuto indefinitamente in una prigione militare Usa senza la possibilità di contestare la detenzione. [GB]