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Uno spaccato dall’Ucraina: solo con la solidarietà possiamo gettare le basi per il futuro
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Foto: Youtube.com
Questa convinzione è alla base della rete di Slow Food. Guerre, pandemie e disastri naturali non fanno altro che rafforzare la nostra consapevolezza di essere una grande comunità con un preciso dovere: aiutarci a vicenda e proteggere la nostra Madre Terra.
La solidarietà che abbiamo visto in Ucraina dopo l’invasione da parte della Russia, esattamente un anno fa, ne è un esempio forte e concreto. Più di 400 donatori da oltre 27 Paesi hanno devoluto oltre 47.000 euro, garantendo così un sostegno non solo per chi è dovuto fuggire dal proprio Paese, ma anche per tutti coloro che hanno scelto di restare per prendersi cura dei propri animali, delle proprie coltivazioni e dei propri villaggi, tutelando la biodiversità locale che ancora oggi è minacciata.
Slow Food ha avuto prova concreta della solidarietà della propria rete in tutto il mondo. Le comunità Slow Food polacche, rumene e bulgare stanno ospitando i rifugiati; Slow Food Australia ha raccolto aiuti umanitari e li ha inviati ai confini; Slow Food Praga ha organizzato laboratori per presentare la cucina ucraina; in Francia e in Italia sono state predisposte raccolte fondi a favore dei produttori ucraini.
Tutelare la biodiversità per salvare il futuro
Fino a oggi, grazie alla solidarietà della rete sono state aiutate più di sessanta comunità in vari modi, in particolare aiutando le persone colpite dal conflitto a proseguire la loro vita quotidiana e a salvaguardare la biodiversità locale. In tempo di guerra, la tutela della biodiversità potrebbe non sembrare una priorità, ma in realtà rappresenta la base vitale della futura ripresa.
«La guerra è una distruzione totale – commentava la scorsa estate Andrea Pieroni, professore di Etnobotanica all’Università di Scienze Gastronomiche -. Mette a rischio anche l’intera biodiversità di un Paese e di conseguenza il suo patrimonio gastronomico tradizionale. Le conseguenze ambientali della guerra russo-ucraina sono molteplici, e gli effetti ricadono (e ricadranno) tanto sul presente quanto sul futuro di ciascuno di noi.
Ma se una guerra può fare danni, ancora più danni – e questa volta irreversibili – può fare una ricostruzione che non rispetti le tradizioni e le culture preesistenti e cerchi invece di globalizzarsi, magari rispondendo a esigenze di carattere mondiale piuttosto che locale. La rete di Slow Food può giocare un ruolo fondamentale nell’aiutare gli ucraini a mantenere vive le loro tradizioni, come le produzioni familiari e i mercati contadini»...