Unip: 25 attivisti latinoamericani a Rovereto per il corso su nonviolenza

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Ad attivisti operanti in queste realtà nell'ambito di movimenti dal basso è dedicata la prima edizione del percorso internazionale di seminari in lingua spagnola, organizzato dalla Università Internazionale delle istituzioni dei Popoli per la Pace (UNIP), che si tiene dal 16 al 30 maggio presso la sede della UNIP a Rovereto. Venticinque esperti attivisti, rappresentanti di altrettante organizzazioni e movimenti di società civile operanti in America latina (scelti tra le 112 domande di ammissione pervenute all'UNIP), rifletteranno e scambieranno esperienze sulle proprie lotte per la liberazione civile, politica, economica, la difesa dei diritti umani e dei diritti dei popoli indigeni, lo sviluppo sostenibile dal basso, la democrazia partecipativa. La prima settimana del percorso sarà dedicata ad un'analisi delle conseguenze che la recente evoluzione dell'economia mondiale ha sull'America latina, con particolare attenzione ai problemi del debito, del commercio e della militarizzazione nel continente. La seconda settimana sarà interamente dedicata alle prospettive di ampliamento delle strategie e tecniche di lotta popolare nonviolenta in società particolarmente colpite dalla violenza, sia strutturale sia militare.
Quattordici i paesi rappresentati: l'America Centrale con Messico, Nicaragua, Panama, Honduras, El Salvador, Repubblica Dominicana e Cuba; il Sudamerica con Colombia, Ecuador, Bolivia, Argentina, Venezuela, Perù e Brasile.
Il percorso è organizzato in collaborazione con il Centro de Estudios Internacionales di Managua, Nicaragua e dell'Instituto de la Paz y los Conflictos della Università di Granada, Spagna.

L'America Latina è un continente di grandi violenze e di grandi movimenti civili. Nel secolo XX è stato teatro di rivoluzioni socialiste (come in Messico e a Cuba); di spietate dittature militari negli anni '60 e 70 (Argentina, Brasile, Uruguay, Chile, Ecuador), invariabilmente appoggiate dagli USA; di sanguinose guerre civili (Guatemala, Perù, Nicaragua, El Salvador). Ma è anche stato un continente percorso da grandi esperimenti di democrazia (Cile di Allende) e di lotte popolari nonviolente (come quelle in Argentina guidate da Perez Esquivel, in Brasile, guidate dagli arcivescovi Camara, Fragoso e Evaristo Arms, in El Salvador, guidate dall'arcivescovo Romero).
All'inizio del XXI secolo il continente è più che mai segnato da grandi violenze strutturali connesse con i processi di globalizzazione dell'economia in chiave neo-liberista. La guerra civile martoria ininterrottamente la Colombia dal 1967, mietendo migliaia di vittime ogni anno; Il "plan Colombia", varato nel gennaio del 2000 dagli Stati Uniti (ufficialmente per la lotta contro il narcotraffico, in realtà per la lotta contro le due guerriglie che operano nella Colombia del sud - FARC e ENL) rischia sempre più di allargare la guerra ai paesi limitrofi. Dal Chiapas alla Bolivia, dall'Ecuador al Brasile, movimenti popolari dal basso lottano per spezzare il circolo vizioso di violenza strutturale e violenza militare e paramilitare, coinvolgendo sempre di più le popolazioni indigene in lotta non violenta per il riconoscimento reale dei loro diritti. Difficili e instabili processi di riconciliazione sono in atto in Salvador, in Nicaragua e altri paesi latinoamericani.

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