Una vita da cani (che vale la pena fare)

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Parto con il cuore stropicciato. La fatica di giorni difficili, la stanchezza, lo smarrimento provocato da quelle che molti chiamano “ragioni personali”, quelle che dovresti escludere dalla vita infrasettimanale di lavoro e incombenze, per accoglierle eventualmente solo nei fine settimana, lontana dagli sguardi del mondo. Ma la vita è altra, invade i giorni e le crepe, divelle argini e si prende gli spazi che vuole. Lo spazio alla rinuncia però non glielo lascio, e parto, perché la proposta è allettante: partecipare come osservatrice a un’esercitazione di cani da ricerca.

Dunque destinazione Tritol, ex fabbrica di tritolo e ora campo militare situato a circa 50 chilometri a sud di Vienna. In camper ci stringiamo senza disagio in tanti, un equipaggio singolare e un po’ sbilanciato: due bipedi e cinque quadrupedi, tre cani e anche due gatti, osservatori come me ad accompagnare questa piacevole spedizione. L’occasione è il ritrovo annuale proposto da IRO, Organizzazione internazionale di cani da soccorso con quartier generale a Salisburgo, che riunisce 116 organizzazioni nazionali di 42 Paesi in tutti e 5 i continenti, garantendo eventi, attività ed esercitazioni che permettono ai propri membri il raggiungimento degli obiettivi più vari, dalle basi dell’educazione cinofila ai traguardi più ambiziosi come il soccorso in emergenza nei principali scenari di disastro (superficie, maceria, valanga e acqua). Proporre costanti opportunità di esercitazione è fondamentale per i cani che hanno bisogno di mantenersi in attività e cimentarsi con sfide continue che allenino la loro intelligenza e smussino le indecisioni, ma lo è anche per i loro padroni, che devono essere preparati a partenze improvvise e all’allestimento di campi base in tempi rapidi e con la massima efficienza, senza contare ovviamente la necessità di sviluppare competenze nella gestione della ricerca e dell’emergenza stessa.

Il campo fin da subito è in fermento: com’è logico ci sono tanti cani di razze e taglie diverse, che però interagiscono in equilibrio e si dimostrano ottimamente socializzati. Ci sono persone che si ritrovano dopo mesi, convergendo su Vienna da diverse rotte del mondo, dalla Croazia al Giappone, dall’Olanda alla Slovenia. Noi italiani siamo qui con il gruppo X-plorer, associazione affiliata IRO che basa le proprie attività su una considerazione che scardina i principi dell’educazione cinofila classica: lasciar pensare il cane. E la differenza nell’approccio educativo è lampante anche per un neofita che poco se ne intende di correnti cinofile. I cani di X-plorer hanno evidentemente una marcia in più: sono indipendenti e autonomi nell’espressione della loro intelligenza, sono obbedienti ma non limitati nelle proprie capacità cognitive da comandi inutili e frustranti. Sono cani che sviluppano una personalità articolata, che manifestano sensibilità complesse a cui davvero, a volte, viene da pensare manchi soltanto la parola. A volte. Perché a volte la parola non è nemmeno necessaria: uno sguardo, un abbaio, un mugolio di disappunto o di impazienza, un segnale che comunica al padrone in un linguaggio intimo e condiviso sono spesso sufficienti a creare una sinergia allo stesso tempo efficace e commovente.

Nel campo, attrezzato con circa 15 aree di allenamento su vari gradi di difficoltà tecnica e raggiungibili comodamente con brevi spostamenti a piedi, si respira un’aria di divertito relax e contemporaneamente di impegno sincero e preciso, animato da solidi principi etici, che rendono manifesta la qualità del lavoro svolto e la responsabilità verso il compito assunto. Una responsabilità legata a filo doppio con la passione, che viene a galla come un cucciolo dopo un tuffo, nonostante la calura afosa di questa Vienna di inizio estate, nonostante la polvere e il sudore. Che siano passeggiate al chiaro di luna o concitazione sotto il sole del mezzogiorno, grigliate non troppo improvvisate o esercitazioni in notturna, il campo di Tritol in questi giorni pulsa di emozioni e soddisfazioni, che leggi negli occhi dei padroni mentre il loro cane abbaia con ostinazione davanti al posto esatto dove il figurante si è nascosto, ma che leggi anche negli occhi degli animali, che prendono questo delicato compito con l’entusiasmo e con la serietà di un bambino davanti al suo gioco preferito, e trovano motivazione, ricompense e gratificazione in quello che fanno.

Altri impegni precedentemente assunti mi portano a lasciare Tritol un po’ in anticipo sulla fine dell’esercitazione, gli altri si sparpaglieranno nei giorni successivi in Europa e nel mondo, in attesa del prossimo raduno. La sensazione che porto con me è quella di un complesso ingranaggio che muove in sincronia uomini e animali, ideali e istinti: una squadra potente che crea e condivide e che, da “non addetta ai lavori”, mi accompagna con un’impressione rassicurante. Sapere che nelle emergenze sono cani, uomini e donne come questi ad integrare il lavoro di mani e mezzi meccanici nelle ricerche e nei soccorsi appoggia sul cuore una tranquillità inespressa, la sensazione non di un risultato certo e necessariamente positivo, ma la sicurezza che si faccia con dedizione, professionalità e cuore tutto il possibile.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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