Ucraina: le polemiche e la fragilità

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La delegazione ucraina torna a Kiev dopo l’ultima sessione plenaria dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) con almeno due messaggi chiari emersi. Punto primo, anche se l’Europa è più unita di quanto possa apparire, per alcuni leader sembra sempre più difficile sacrificare i propri interessi a Mosca in favore di Kiev. Da qui, il passo verso una seconda considerazione è breve. Traspare, infatti, un’evidente insoddisfazione nei confronti del lento processo di riforme in Ucraina.

Il messaggio

A scandalizzare Kiev sono state le recenti dichiarazioni del presidente PACE, lo spagnoloPedro Agramunt, membro del Partito Popolare che ha parlato in favore del ritorno della Russia in seno all’Assemblea. I rappesentanti di Mosca, infatti, sono stati sospesi nel 2014, dopo l’annessione della Crimea. Anche se la sessione si è conclusa con un nulla di fatto, il messaggio lanciato da Agramunt ha profondamente irritato Kiev, pronto, secondo le dichiarazione del Vice presidente del Parlamento ucraino Iryna Herashchenko ad avviare la procedura per il ‘voto di sfiducia’ a causa delle sue dichiarazioni “marcatamente pro-russe”.

Ma mentre in Ucraina si sprecano speculazioni fantasiose sull’infiltrazione del Cremlino negli organismi europei, ad infierire ci ha pensato anche François Hollande. Il Presidente francese si è espresso con preoccupazione per i “progressi troppo lenti” nella messa in atto degli accordi di Minsk, invitando anche l’Ucraina a prendere una sterzata decisiva nella realizzazione della sua parte degli obblighi. Il messaggio è chiaro, almeno secondo Kiev. Modificare la costituzione per poter permettere elezioni nel Donbass subito dopo la definitiva cessazione dell’attività militare. L’effettivo controllo sulla porzione della frontiera con la Russia può aspettare.

A sintetizzare il cambio di tono dei partner occidentali ci ha pensato il quotidiano tedesco Deutsche Welle in una recente intervista al Ministro degli Esteri ucraino, che si è dimostrato visibilmente impreparato ad affrontare le (inaspettate) critiche sul processo delle riforme e il persistente livello di corruzione nel paese.

Si avvicina l’inverno

Intanto a Kiev si guarda con preoccupazione alle sfide politiche dei prossimi mesi. Sebbene la situazione economico-finanziaria abbia registrato un timido miglioramento nell’ultimo periodo, lo stanziamento dei fondi da parte del Fondo Monetario Internazionale rimane un capitolo fondamentale per la stabilità del paese. Il recente report del FMI, infatti, ha vincolato i nuovi finanziamenti al consolidamento delle riforme nella regolamentazione e trasparenza del mercato.

Anche se il ‘sistema elettronico anti-corruzione’ è finalmente in vigore, la risicata maggioranza in parlamento guarda con incertezza all’arrivo dell’inverno. Le drastiche misure di austerità, tra cui il recente aumento vertiginoso delle utenze domestiche (soprattutto per il gas), potranno avere un ampio impatto sul consenso popolare verso il governo nei freddi mesi invernali.

Già i recenti sondaggi registrano un’ampia sfiducia nei confronti delle forze governative in favore della solita Yulia Tymoshenko, ma anche del ‘Blocco di Opposizione’ composto prevalentemente da ex membri del ‘Partito delle Regioni’ di Viktor Yanukovich. Non sorprende, infatti, che proprio ‘Patria’ della Tymoshenko, uscito dalla coalizione circa un anno fa, sia tra i maggiori critici del governo sul corso in politica economica e nel Donbass. La storia sembra ripetersi ancora e a Kiev ci si inizia chiedere con maggiore costanza se il nuovo corso politico sia davvero così differente da quello precedente. Le parole sembrano non bastare più, ora tutti si aspettano i fatti. Di nuovo.

Oleksiy Bondarenko da Eastjournal.net

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