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UE: rinviata la decisione sull'abolizione embargo armi alla Cina
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Il Summit dei leader europei conclusosi a Bruxelles (25 e 26 marzo) ha rinviato la controversa questione dell'abolizione dell'embargo di armi alla Cina decretato dall'UE nel 1989 dopo il massacro di piazza Tienanmen. Lo si apprende da un comunicato dell'UPI (United Press International) che riporta come la questione sarà affrontata il mese prossimo nell'incontro dei Ministri degli esteri dell'UE.
La frenetica attività di Javier Solana, Segretario generale del Consiglio dell'UE, nei giorni precedenti il Summit dei leader europei mostrava chiaramente il desiderio di trovare una strada per dare via libera alla proposta di Francia e Germania di sopprimere l'embargo di armi europee alla Cina. Forte l'opposizione di Washington: nei giorni pre-summit il Segretario di Stato USA Colin Powell ha fatto sentire la sua voce chiedendo ai leader europei di non mettere fine all'embargo. Oltre all'annosa questione della violazione dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese, Washington è preoccupata soprattutto per la stabilità nello stretto di Taiwan. Sebbene, infatti, la Cina abbia ammodernato il suo arsenale, l'accesso alle tecnologie militari europee - di livello pari a quelle Usa in diversi settori - permetterebbe a Beijin di "ridurre il varco" con gli Usa come avvenne prima del 1989 quando le tecnologie militari europee consentirono alla Cina di sviluppare un proprio sistema missilistico terra-aria.
Attualmente ad approfittare dell'embargo è soprattutto la Russia che - come riporta sempre il comunicato dell'UPI - lo scorso anno ha venduto alla Cina 5,5 miliardi di dollari di armi.
Il Parlamento europeo lo scorso dicembre ha votato a larga maggioranza per mantenere l'embargo di armi alla Cina. La risoluzione sottolinea che la situazione dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese ''resta insoddisfacente, le violazioni delle libertà fondamentali continuano, così come continuano le torture, i maltrattamenti e le detenzioni arbitrarie''. Una denuncia tra l'altro ribadita da una recentissima mozione di condanna Usa verso Cina alla Commissione Onu sui diritti umani in corso proprio in questi giorni a Ginevra. [GB]