UE: il nuovo patto sulla migrazione punto per punto

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Il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (ECRE) ha analizzato punto per punto l’accordo raggiunto lo scorso 8 giugno dagli stati membri dell’Unione europea sul nuovo patto sulla migrazione e l’asilo per riformare la normativa UE in materia di asilo.

1. Gli stati membri dell’UE hanno raggiunto un accordo sui pilastri fondamentali del sistema di asilo dell’UE riguardanti la solidarietà, la responsabilità e le norme procedurali. La discussione sull’accordo si è protratta per l’intera durata della presidenza svedese [che si concluderà il prossimo 30 giugno].

2. Questa non è la fine. Ora il Consiglio, sulla base dell’accordo in questione e del rispettivo accordo del Parlamento, dovrà negoziare con quest’ultimo per raggiungere una posizione comune che poi diventerà legge. C’è però da aspettarsi che il Parlamento scenda a patti, quindi le posizioni [concordate lo scorso 8 giugno] sono più o meno quelle che con ogni probabilità verranno [definitivamente] adottate.

3. L’accordo riduce gli standard di protezione in Europa, e questo è il punto. Resta però da vedere se saranno raggiunti anche altri obiettivi dell’accordo volto a scoraggiare gli arrivi, garantire rimpatri rapidi e limitare i cosiddetti movimenti secondari.

4. Due paesi, Ungheria e Polonia, si sono opposti all’accordo, sostanzialmente sostenendo di non credere che l’Europa debba avere un sistema di asilo. Quattro paesi - Bulgaria, Malta, Lituania e Slovacchia - si sono astenuti, ciascuno per un motivo diverso.

I punti chiave

5. Complessivamente, gli stati hanno concordato un labirinto di regole procedurali, bizantine nella loro complessità, basate sul tentativo di limitare il numero di persone a cui viene riconosciuta la protezione internazionale in Europa.

6. Hanno fallito nell’affrontare la più grande pecca del sistema, ossia le regole di Dublino, che sono rimaste in gran parte invariate.

7. L’obiettivo implicito è quello di trasferire la responsabilità ai paesi extraeuropei, nonostante l’85% dei rifugiati a livello mondiale sia accolto fuori dall’Europa, perlopiù in paesi disperatamente poveri. Si punta sui paesi dei Balcani occidentali e del Nord Africa attraverso l’utilizzo di strumenti legali, tra cui il concetto di "paese terzo sicuro". Nondimeno, le riforme non contribuiscono in alcun modo ad aumentare la probabilità che questi paesi accettino di ospitare persone rimpatriate dall’UE.

8. All’interno del territorio europeo, le riforme pongono ulteriore enfasi sulle frontiere.

9. Come tali, vanno in direzione opposta rispetto alla risposta efficace all’afflusso di sfollati dall’Ucraina, una risposta che ha dimostrato quanto siano importanti le procedure snelle, un accesso rapido alla protezione, la possibilità per le persone [in fuga] di accedere il prima possibile al mercato del lavoro, la libertà di movimento che garantisca l’unità familiare e una distribuzione più equa della responsabilità tra i paesi europei...

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