Turchia: repressi i diritti di kurdi e cristiani

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Notizie allarmanti giungono dalla delegazione italiana presente in Turchia che si è recata a Dersim, nel cuore del Kurdistan per assistere al Festival culturale del Munzur che si tiene da 5 anni per sostenere e promuovere la cultura kurda e sensibilizzare sui problemi dei kurdi. Nel pomeriggio di domenica 1 agosto si è tenuta una manifestazione della Tayad, una delle associazioni che denuncia la situazione dei detenuti politici nelle carceri turche. Il percorso prevedeva la partenza dal centro della città fino a raggiungere il fiume Munzur per poi gettare nel fiume 116 fiori rossi, tanti quanti sono i prigionieri politici morti a causa dello sciopero della fame portato avanti per protestare contro le condizioni di detenzione. "Arrivati in prossimità del fiume, senza nessuna provocazione da parte dei manifestanti, la polizia ha iniziato a stringere i manifestanti che sono stati poi bloccati su un ponte - denunciano i rappresentanti della delegazione italiana che raccontano - le cariche sono iniziate violentissime con lacrimogeni e idranti. Con gli idranti la polizia buttava giù dal ponte le persone che si aggrappavano per non rischiare un salto di 5 - 7metri nel fiume non molto profondo e con molti massi. La polizia non ha colpito per disperdere ma per massacrare senza ragione chi tentava di esercitare il fondamentale diritto di manifestare". Molti manifestanti sono stati arrestati e la gente si è riunita nella piazza principale della città urlando ''no al fascismo, liberate chi è stato fermato''.

Secondo la delegazione italiana - composta da rappresentanti delle associazioni Senzaconfine, Azad, Associazione per la pace, Punto Rosso e Associazione verso il Kurdistan - gia la scorsa settimana a Diyarbakir le forze di polizia della caserma turca lì situata hanno aperto il fuoco contro alcuni kurdi ferendo tra gli altri anche il il vice sindaco della città kurda. Invece nella zona di Agri, intorno al monte Ararat, alcuni guardiani dei villaggi hanno attaccato senza alcuna motiviazione alcuni contadini accampati sugli altipiani uccidendo cinque componenti di una famiglia e lasciandone feriti altri. Un clima di terrore che ha portato a 25.000 prigionieri politici, oltre a casi di tortura ed esecuzioni illegali. Alla minoranza kurda non viene riconosciuta la pratica della lingua, della libertà di espressione e di religione. A questo si aggiunge il problema dei profughi: 4 milioni fuggiti dai circa 4000 villaggi distrutti dall'esercito "per motivi di sicurezza interna" e mai più ricostruiti. Nelle ultime elezioni elettorali, vinte dal partito al governo "Giustizia e Sviluppo" (AKP), sono stati registrati brogli elettorali, tangenti, minacce ed intimidazioni oltre ai violentissimi scontri con più di 400 feriti ed altrettanti arrestati. Secondo l'Associazione per la Pace sono state ritrovate cartelle accartocciate sui marciapiedi o bruciate nei cestini della spazzatura e i capi villaggio corrotti o minacciati. Inoltre gli stessi sindaci neo-eletti sono stati minacciati e non hanno potuto neanche festeggiare la vittoria raggiunta.

Anche la situazione delle minoranze cristiane in Turchia è una questione rilevante visto che dagli inizi del novecento le popolazioni cristiane si sono ridotte dal 25% della popolazione totale allo 0,1-0,15%. L'EKD (Evangelische Kirche Deutschlands - Chiesa Evangelica Tedesca) stima che in Turchia ci siano ca. 150.000 cristiani armeni, siriano-ortodossi e di origine greco-ortodossa, mentre secondo l'Opera Missionaria cattolica Missio i cristiani sarebbero solo ca. 100.000. Per la minoranza dei cristiani assiro-aramaici, soprattutto nella regione di Tur Abdin la situazione non è migliorata di molto. Se è vero che i profughi riescono in parte a tornare nei propri villaggi, l'insegnamento scolastico in lingua aramaica non è ancora ufficialmente riconosciuto anche se non è più impedito. Particolarmente preoccupante è, secondo l'Associazione per i Popoli Minacciati, una nuova campagna del ministero per l'educazione turco che prevede che nelle nuove edizioni dei libri di testo per la scuola turca vengano descritte come spie, traditori e barbari gli appartenenti ai gruppi etnici degli armeni, i greci del Ponto ed i cristiani siriano-ortodossi (Assiro-aramaici). Sinagoghe, chiese e scuole per le minoranze vengono invece descritte come istituzioni dannose. Altrettanto provocatoria è la campagna per un concorso letterario promosso nelle scuole turche, e obbligatoriamente anche nelle scuole delle minoranze greche e armene, il cui tema era "La rivolta e le attività degli Armeni durante la Prima Guerra Mondiale". [AT]

Altre fonti: Associazione per i Popoli Minacciati, Ufficio d'informazione del Kurdistan in Italia - Uiki onlus

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