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Trento Film Festival, uno sguardo al futuro
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Foto: cartella stampa dal TFF
Si è chiusa anche quest’anno positivamente la 70° edizione del Trento Film Festival, che ha inanellato di nuovo in presenza, dopo due anni scombussolati dalla pandemia, un calendario di proposte cinematografiche, mostre, presentazioni ed eventi stimolante e variegato.
La rassegna di cinema e culture di montagna ha contribuito negli ultimi 70 anni alla crescita “dell’identità alpina di questo territorio, diventandone un patrimonio collettivo”, come ha dichiarato il Presidente Mauro Leveghi nella conferenza stampa di apertura. Una kermesse che porta Trento nel mondo e il mondo a Trento, offrendo numerose opportunità per guardare al futuro (tema dell’edizione di quest’anno) dedicando al contempo un’importante riflessione al passato e al presente, testimoni non solo della storia sportiva dell’alpinismo, ma più in generale portatori delle voci dei mondi alpini che offrono chiavi di lettura prismatiche delle Terre Alte, consapevoli di un paesaggio e di territori in continua trasformazione.
Il Trento Film Festival fa salire in quota i partecipanti: propone un punto di vista panoramico sulle realtà montane, da un balcone d’osservazione privilegiato perché ricco delle voci e degli sguardi di registi, camminatori, professionisti della montagna, appassionati. D’altro canto apre anche la possibilità di esplorazioni orizzontali, lungo la linea del tempo della storia, prezioso riferimento per un bilancio del momento che stiamo vivendo e, chi lo sa, per una riconsiderazione delle direzioni intraprese, accompagnando lo sviluppo culturale, sociale ed economico di quelle comunità particolarmente legate alla – e dipendenti dalla – montagna.
Sono stati 10 giorni di vette, diffuse in maniera caleidoscopica per luoghi e prospettive: dall’apertura con la proiezione in anteprima mondiale del restauro di Italia K2, diretto dal regista trentino Marcello Baldi (Italia, 1954, 95 minuti), alla performance dello spettacolo White Out. La conquista dell'inutile, liberamente ispirato agli scritti degli alpinisti Walter Bonatti, Giampiero Motti, Enrico Camanni, Jon Krakuer, Joe Simpson, Mark Twight, Reinhold Messner, quest’ultimo ospite anche di una serata in dialogo con alcuni dei più forti alpinisti della nuova generazione, per capire come i grandi classici dell’alpinismo continuino a ispirarli.
Il Festival ha regalato anche numerosi premi. Per citarne solo alcuni, la Genziana d’Oro Miglior Film 70. Trento Film Festival è andata a Gaucho Americano del cileno Nicolás Molina, un racconto che attraversa la vita dei suoi connazionali emigrati per lavorare in un ranch tra gli spettacolari paesaggi dell'Idaho e le dure lezioni sul significato di essere stranieri; la Genziana d’oro Miglior film di esplorazione o avventura - Premio "Città di Bolzano” a La panthère des neiges, suggestiva e toccante riflessione sulla fauna selvatica in Tibet; i premi del pubblico sono stati conferiti invece a Fire of Love di Sara Dosa e The Last Mountain, la storia degli alpinisti Alison Hargreaves e Tom Ballard, madre e figlio, entrambi morti in Himalaya.
Un Festival che ha coltivato ancora una volta la passione della “gente di montagna” – e non solo – per i libri e i suoi autori: presso il tendone di MontagnaLibri e il suo Salotto Letterario, ogni giorno sono state proposte presentazioni di libri e incontri (tra gli altri, Carmine Abate e Francesco Cappellari), anche grazie all’importante collaborazione con il Premio ITAS del Libro di Montagna, che in occasione del Festival presenta i libri finalisti e ne premia gli autori.
Il successo del Festival va doverosamente condiviso anche con i numerosi Partner e sponsor, senza i quali la ricchezza delle sue proposte non sarebbe possibile. Tra questi, solo per citarne alcuni, il Museo Diocesano Tridentino, l’università di Trento e il MUSE – Museo delle Scienze di Trento che ha ospitato nella cornice del T4Future decine di appuntamenti, laboratori e attività dedicate alle famiglie, affiancate da un ricco programma cinematografico per le scuole. Un Festival che non ha perso di vista nemmeno il tema degli effetti dei raggi ultravioletti negli ambienti in quota che è stato al centro del convegno “Alla mia pelle io ci tengo. Il sole in montagna, rischi e benefici”, a cura della Società Italiana Medicina di Montagna, LILT - Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e Commissione Medica SAT, e che si fa portavoce delle molteplici chiavi di lettura necessarie per un mondo che, anche nelle Terre Alte, ha bisogno di interpretazioni complesse e di approcci integrati.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.