www.unimondo.org/Notizie/Trento-Film-Festival-la-montagna-protagonista-157427
Trento Film Festival, la montagna protagonista
Notizie
Stampa
Parto da qui, dal manifesto. Perché è l’immagine che ha accompagnato la 64a edizione del Trento Film Festival, il trait d’union degli appuntamenti in programma, un campo base virtuale riportato su locandine, programma e catalogo di quest’anno. Perché sa di vento e di freddo, racconta di storie e di vite, di cime e di intrecci. Se apparentemente Michele Tranquillini, che l’immagine ha ideato e curato, sembra essere uscito dall’iconografia classica e triangolare che associamo alla montagna, non ne ha affatto tralasciato il potere evocativo. Ne ha mantenuto forma nei ritagli di stoffa e ne ha tratto emozioni, ha raccolto voci e materiali di riciclo per omaggiare, ricordando le bandierine tibetane che si trovano spesso a quote più vicine al cielo, le biografie montane dei protagonisti del festival.
Un festival internazionale che per chi lo frequenta con assiduità e affetto è per antonomasia “il festival della montagna”, perché di lei ne ha fatto, dal 1952, perno di riflessioni e incontri, di esplorazioni cinematografiche e letterarie, di dibattiti su questioni ambientali e culturali, sempre coniugando al presente le sfide che rendono la montagna stimolante e affascinante a tutte le altitudini, siano esse quelle degli alpinisti o degli escursionisti, dei climbers o degli amanti del trekking, o siano invece i sentieri più impervi e meno noti percorsi dagli sherpa.
Non andrò a ripercorrere in questa sede il programma che dal 28 aprile all’8 maggio ha regalato a Trento giornate intense per numero e qualità delle proposte: il sito del Festival è ricco di informazioni e curato nei dettagli e rimando quindi i lettori alla fonte, invitandoli a sfogliare un programma con più di 100 tra film e documentari e suggerendo loro di soffermarsi sulle righe che raccontano la storia della manifestazione e le numerose iniziative che hanno arricchito il palinsesto cinematografico, dalla rassegna internazionale dell’editoria di montagna (Montagna Libri) ha festeggiato in questi giorni i suoi 30 anni!) alle proposte ancora attive, come ad esempio la mostra su Gabriela Mistral.
In questa sede vale la pena soffermarsi piuttosto sulle molteplici possibilità scaturite da un festival durante il quale si incontrano registi, sportivi di fama internazionale (per quest’anno il pensiero vola veloce a Reinhold Messner, Cedar Wright, Simone Moro e Tamara Lunger, ma anche molti altri) e personalità provenienti dal mondo della cultura, come Luca Mercalli, don Luigi Ciotti, Neri Marcorè.
Un anfiteatro trentino che ha accolto come ogni anno un “Paese ospite”, allacciando sul telaio della distanza fili che uniscono territori, paesaggi, passati e presenti comuni. L’edizione 2016 ha incontrato il Cile, con la collaborazione dell’Ambasciata cilena in Italia e del Museo Nazionale della Montagna CAI-Torino, e coinvolgendo realtà del territorio nell’animazione della città: dalle leggende cilene alle danze tradizionali al brunch a tema.
Undici giorni che hanno visto protagonisti anche i più piccoli, con il loro Parco dei mestieri, luogo di sperimentazioni e apprendimento, dove esperti di tutela ambientale, guide alpine, unità cinofile, accompagnatori di territorio, divulgatori scientifici e metereologi li hanno coinvolti in laboratori a tema in collaborazione con musei e parchi naturali.
Da segnalare anche il successo di un pomeriggio dedicato allo street boulder organizzato dall’associazione Block and Wall, che ha regalato un sabato di divertimento e stupore a chi ha scalato - e guardato scalare - le pareti dei palazzi di Trento, sfiorando la soglia di quasi 500 iscritti. E del Trento Film Festival non vanno dimenticati i 96 volontari coinvolti nel prezioso supporto alla buona riuscita dell’evento, ognuno dei quali si è reso portavoce, nell’organizzazione complessa e articolata della manifestazione, di vari livelli di passione per il cinema e il territorio montano. Insomma, un corpo con articolazioni oliate e allenate - non parliamo di una macchina dagli ingranaggi ad incastro quasi perfetto, perché la montagna si conosce con piedi e mani più che con i motori.
Una personale nota di merito va alla serata dedicata alle donne che amano uomini appassionati di infinito, che grazie a una sensibilità delicata e necessaria ha posato sulla montagna e sui suoi protagonisti, ancora in maggioranza maschili, uno sguardo fresco e toccante.
Insomma, a 150 anni dal conio della parola “ecologia” questo Trento Film Festival non ha deluso le aspettative (ormai decisamente alte data la qualità dell’evento che negli anni ha migliorato e raffinato le proprie proposte) e, non solo con i film premiati, si è dimostrato ancora una volta occasione preziosa per avvicinarsi alla montagna, con la consapevolezza e il rispetto che le è dovuto. L’appuntamento alla prossima primavera ve lo ricordo con una frase rimasta appesa alla memoria e tratta da uno dei film presentati (In this state of being): “Trovate quello che state cercando. Lasciate andare ciò di cui non avete più bisogno”.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.