Trasporti: tragedia del Tunnel del Bianco e critiche

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Nella data del 24 marzo sono trascorsi esattamente sei anni dal rogo di un TIR sotto il tunnel del Monte Bianco, in cui persero la vita 39 persone. In memoria delle vittime, a Courmayeur come a Chamonix, le campane suoneranno alle 10.56 (ora dell'incidente) e attivisti delle associazioni francesi e italiane chiederanno, in silenzio e con segni di lutto, la riduzione del trasporto pesante su gomma attraverso il tunnel.

Nonostante il ripetersi di avvenimenti luttuosi, infatti, le condizioni di sicurezza nei tunnel e ai valichi di attraversamento dell'arco alpino continuano a peggiorare, a causa dell'ininterrotto aumento del traffico pesante su strada.
Secondo i dati divulgati da ITE (Initiative Transport Europe), solo sotto al Monte Bianco l'aumento del traffico di TIR nel novembre 2004 è stato superiore del 25% rispetto al dato del medesimo mese nel 2003. Sempre più congestionato è anche l'asse autostradale del Brennero, dove si è registrato un aumento del 20% nel 2004 rispetto all'anno precedente. A fronte di questa situazione, le infrastrutture ferroviarie continuano a essere ampiamente sotto utilizzate e le mastodontiche opere previste dalla Legge Obiettivo per la nuova ferrovia ad alta velocità Torino-Lione e il tunnel di base del Brennero sono completamente orfane di una seria politica di trasferimento su ferro.

"In queste condizioni - dichiarano Legambiente, Cipra e WWF Italia - ci sono tutte le premesse per parlare di un inutile danno ambientale e di un grave spreco di risorse per opere gigantesche che non conseguiranno nessuna effettiva riduzione del traffico stradale. I soldi potrebbero essere meglio investiti in una migliore logistica che preveda il massiccio ricorso alla movimentazione ferroviaria sulle lunghe percorrenze".

La fattibilità di questa ipotesi è dimostrata anche dai dati recentemente divulgati dal Ministero Svizzero dei Trasporti. Nella Confederazione Elvetica, il transito delle merci è complessivamente aumentato (+ 8% nel 2004 rispetto al 2003), ma questa variazione ha visto una riduzione (-3%) del numero di veicoli pesanti su strada e un incremento (+10%) del traffico ferroviario. E' un caso purtroppo isolato, legato alla capacità della Svizzera di impostare una seria politica dei trasporti, basata sulla tassazione del trasporto su gomma e sul reinvestimento delle entrate nella rete ferroviaria. Questa tassazione non ha solo aumentato la scelta del treno come vettore economico e affidabile, ma ha anche indotto gli autotrasportatori ad aumentare la loro efficienza: dal 2000 al 2004 si sono ridotti i viaggi a vuoto o a mezzo carico dei TIR, il peso di merci trasportate da ogni TIR che ha attraversato la Svizzera è aumentato così da 6,3 t a 9,6 tonnellate. In questo modo la Svizzera ha incrementato la sua già alta percentuale di merci trasportate su ferro: dal 63% del 2000 al 65% del 2004 (la quota di merci che viaggia su ferro tra l'Italia e gli altri Paesi confinanti è solo del 21% secondo il centro studi CONFETRA).

"La politica svizzera insomma - commentano le associazioni - è la prima vera ed efficace attuazione del Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi, che l'Italia invece continua ad ostacolare. La riduzione del traffico ai valichi alpini avrebbe significativi effetti non solo sull'inquinamento delle valli alpine, ma anche sulla qualità dell'aria in pianura padana, considerati gli elevati livelli di emissione di polveri dovuti ai giganteschi motori diesel dei mezzi adibiti a trasporto internazionale".

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