Torture: ad Abu Ghraib come a Brooklyn

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Non è di sicuro un mancanza del Presidente. Come lui stesso ha affermato, infatti, non legge i giornali. Si affida al suo staff per sapere ciò che succede in America e nel mondo.

Il Pentagono era in possesso sin da febbraio del rapporto Taguba, che descrive dettagliatamente gli abusi perpetrati sugli iracheni nella prigione di Abu Ghraib. Secondo un servizio del Los Angeles Times, i portavoci della Casa Bianca hanno riferito che: "gli abusi sui prigionieri iracheni hanno suscitato talmente tanto scalpore da aver reso necessario informare il Presidente Bush di un'indagine svoltasi durante le vacanze invernali". Indagine che non gli ha rovinato il Natale e tanto meno ha suscitato in lui alcun turbamento, evidentemente perché le foto impressionano Bush molto piu delle parole.

In una conferenza, in seguito alla pubblicazione delle foto, il Segretario dell'Ufficio Stampa della Casa Bianca, Scott McClellan, ha dichiarato che il Presidente era sorpreso, come tutti del resto, dalle rivelazioni presenti in tale rapporto. Ha spiegato che il Presidente non aveva visto le foto, se non dopo la loro pubblicazione e che, fino alla settimana prima, non sapeva delrapporto interno fatto a febbraio dal Pentagono.

Per dare conforto al mondo arabo ferito nel suo amor proprio, Bush è apparso in varie emittenti televisive facendo commenti rassicuranti. Tra le altre cose, ha detto che i comportamenti mostrati nelle foto "non rappresentano l'America che conosco. I cittadini americani sono sgomenti per ciò che hanno visto, proprio come chi vive in Medio Oriente. Condividiamo la stessa profonda preoccupazione e andremo a fondo fino a quando la verità verrà a galla. Il mondo assisterà alle indagini e giustizia sarà fatta".
Se solo avesse letto i giornali, però, si sarebbe imbattuto nella storia di un processo archiviato poco prima della notizia dei maltrattamenti sui prigionieri iracheni. Quindi avrebbe potuto, perlomeno, evitare commenti del genere nel suo discorso alla televisione araba.

Il 3 maggio 2004 due emigrati, il pachistano Javaid Iqbal e l'egiziano Ehab Elmaghraby, hanno intentato causa al Brooklyn Detention Center per le condizioni inumane della loro reclusione avvenuta in seguito ai fatti dell'11 settembre. Sarebbe stato comprensibile, per un qualsiasi lettore, pensare che la prigione descritta fosse in Iraq e non a Brooklyn. I due uomini furono catturati poco dopo l'11 settembre e trattenuti per due anni, periodo in cui John Ashcroft tentava di scoprire se fossero dei terroristi. Ora sappiamo che non lo erano. Iqbal venne accusato di avere dei documenti falsi e degli assegni falsi e Elmaghraby di uso fraudolento di carta di credito. Questi furono i motivi del loro arresto.

Secondo la denuncia, i due uomini furono messi in isolamento 23 ore al giorno nell'unità di massima sicurezza del Brooklyn Federal Detention Center, furono sbattuti contro il muro, ammanettati, trascinati sul pavimento in manette, presi a calci e pugni fino a farli sanguinare, insultati e apostrofati "mussulmani bastardi" e sottoposti a perquisizioni intime. Elmaghraby ha testimoniato che gli venne inserita una torcia nel retto che lo fece sanguinare. Fu obbligato a camminare nudo davanti a una delle donne che facevano la guardia. Durante parte del suo confino, Elmaghraby non ricevette nè delle coperte nè un materasso nè carta igienica e fu messo in una piccola cella illuminata 24 ore al giorno. Iqbal riferì che quando pioveva ed era molto freddo, veniva lasciato all'aperto senza scarpe o giacca e dopo essere rientrato, bagnato fradicio, nella sua cella veniva accesa l'aria condizionata.

Una denuncia non è altro che una testimonianza. L'Ispettore Generale del Dipartimento di Giustizia ha comunque già citato nel 2003 questo centro di detenzione per abusi fisici su stranieri naturalizzati e ha redatto due rapporti estremamente critici. Ha descritto i maltrattamenti e ottenuto le videocassette che mostrano le guardie carcerarie mentre brutalizzano i detenuti, molti dei quali sospettati per gli attentati del 11 settembre e mai condannati.

Una delle guardie indicate nella causa è Raymond Cotton, una figura chiave nello scandalo del Brooklyn Detention Center di qualche anno prima. Nel descrivere Cotton, Stephen Grogan, al tempo investigatore federale capo, disse: "E' stato coinvolto in attività criminali e non doveva più lavorare per il Federal Bureau of Prisons. Tutte queste prove ora si sono ritorte contro [chi non ha agito]. Si sarebbero dovuti prendere dei provvedimenti così ora Cotton non sarebbe stato coinvolto in questa nuova denuncia". Non è stato fatto, anche se era descritto come il principale artefice dei maltrattamenti sui due uomini. Ashcroft ha deciso di non accusare nessuno dello scandalo di Brooklyn, nonostante il rapporto dell'Ispettore Generale.

Parlando alle nazioni arabe degli abusi sui prigionieri, Bush ha detto: "E' un problema che da un'immagine errata della nazione". Stava pensando all'Iraq. Si sarebbe riferito anche a Brooklyn, se l'Ispettore Generale o gli avvocati di quel caso gli avessero dato le foto.

di Christopher Brauchli (avvocato di Boulder, Colorado).

Tradotto da Alessandra Ferrera per Nuovi Mondi Media
Fonte: www.counterpunch.org/

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