Sudan: un Paese nel caos

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Immagine: OCHA 

In Sudan i combattimenti iniziati il 15 aprile scorso continuano ancora. In varie zone del Paese sussistono violenti scontri tra le forze del generale Abdel Fattah al-Burhan, capo delle Forze Armate Sudanesi, e quelle del Mohamed Hamdan Daglo, “Hemetti”, capo dei paramilitari delle Forze di Supporto Rapido. Il conflitto del Sudan ha fatto saltare un piano sostenuto a livello internazionale per una transizione verso una democrazia civile, quattro anni dopo la caduta dell'despota islamista Omar al-Bashir e due anni dopo un colpo di stato militare congiunto. La lotta per il potere ha bloccato il piano per il passaggio al governo civile dopo decenni di autocrazia e dominio militare in Sudan, zona strategica tra Egitto, Arabia Saudita, Etiopia e la delicata regione del Sahel. Se non controllata, la violenza rischia di coinvolgere anche i Paesi vicini.

Secondo le Nazioni Unite ci sarebbero già decine di vittime e centinaia di feriti (link), mentre i combattimenti stanno innescando una catastrofe umanitaria, mettendo a dura prova anche il sistema sanitario del paese.

L’ultimo aggiornamento OCHA, Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, riporta che per l’aggravarsi della situazione le attività umanitarie sono state interrotte in molti posti a causa della diffusa insicurezza. Al momento attuale vari combattimenti sono segnalati in diverse parti del Paese e nella capitale, Khartoum. La Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa ha dichiarato che è quasi impossibile fornire servizi umanitari nella capitale (link). Da Twitter, MSF afferma che nel Darfur del Nord, l'ospedale supportato da MSF è l'unico funzionante nella regione; fino a sabato non aveva un reparto di chirurgia, ma il personale medico ha dovuto adattarsi per soccorrere oltre 200 persone ferite arrivate fino a oggi. Il Programma alimentare mondiale (PAM) ha annunciato la sospensione temporanea delle operazioni in tutto il Paese in seguito all'uccisione di tre membri del suo personale coinvolti in uno scontro nel Darfur settentrionale.

Aggiornamento dalla capitale (dati OCHA)

A Khartoum, gli scontri vanno avanti con l’uso di armi leggere e pesanti, mentre l'aviazione sudanese ha attaccato diversi obiettivi all'interno della città. Il 17 aprile l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avvertito che vari ospedali di Khartoum hanno finito le scorte di sangue, le attrezzature per le trasfusioni e altre forniture mediche di prima necessità. Nove ospedali a Khartoum e due a Bahri (Khartoum Nord) sono stati chiusi a causa dei bombardamenti e dell'insicurezza.

Una panoramica dalle regioni (dati OCHA)

Anche nel Darfur meridionale, la situazione è molto tesa: delle sparatorie sono state segnalate in varie parti di Nyala e secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), i residenti nei quartieri vicini al quartier generale militare delle Forze Armate Sudanesi nella città sono state avvisate di evacuare. Molti locali umanitari e uffici governativi di Nyala sono stati saccheggiati da uomini armati. Inoltre, sono stati segnalati saccheggi presso università, aziende private, mercati e strutture sanitarie. Anche qua le attività umanitarie sono state sospese a causa dell'insicurezza diffusa. Secondo la Società della Mezzaluna Rossa Sudanese (SRCS), nella città di Nyala 8 persone sono state uccise e 12 sono state ferite.

Nel Darfur occidentale, scontri tra Forze Armate Sudanesi e i paramilitari sono stati segnalati anche nella città di Ag Geneina. Nella località di Habila, circa 500 persone sono state sfollate a seguito di intimidazioni e saccheggi del bestiame da parte di uomini armati. Nella località di Beida, il mercato locale è stato parzialmente saccheggiato e i civili di diverse parti della località sarebbero dovuti fuggire in Ciad.

Nel Darfur settentrionale, si continuano a sentire sporadici spari nella città di Al Fasher. Uomini armati hanno saccheggiato locali umanitari nella città di Al Fasher e alcuni uffici hanno subito vari danni per i bombardamenti. Secondo notizie non confermate, potrebbero essere state uccise fino a 50 persone nella città di Kebkabiya e almeno 15 nel campo sfollati di Abu Shouk.

Nel Darfur centrale, si segnalano ancora scontri nella località di Zalingei e diversi locali umanitari e governativi sono stati saccheggiati. È stata segnalata la morte di 10 persone e lo sfollamento di 3.500 famiglie dalle aree vicine alla base militare ad altre zone della città. Nel Nilo Blu la situazione è calma ma imprevedibile e gli operatori umanitari hanno cancellato le missioni sul campo al di fuori della città di Ed Damazine.

Lucia Michelini

Sono Lucia Michelini, ecologa, residente fra l'Italia e il Senegal. Mi occupo soprattutto di cambiamenti climatici, agricoltura rigenerativa e diritti umani. Sono convinta che la via per un mondo più giusto e sano non possa che passare attraverso la tutela del nostro ambiente e la promozione della cultura. Per questo cerco di documentarmi e documentare, condividendo quanto vedo e imparo con penna e macchina fotografica. Ah sì, non mangio animali da tredici anni e questo mi ha permesso di attenuare molto il mio impatto ambientale e di risparmiare parecchie vite.

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