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Sudan: intesa con Khartoum e le richieste delle Ong
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E' stato raggiunto l'accordo tra il governo del Sudan e l'Onu per un'intesa sul processo di disarmo delle milizie arabe 'Janjaweed' da realizzare entro i prossimi 30 giorni e sugli aiuti umanitari nel Darfur, la regione occidentale teatro di un conflitto da 17 mesi. Le Nazioni Unite hanno deciso di non divulgare il contenuto del documento fino a quando non sarà approvato dal governo di Khartoum. Il 30 luglio scorso il Consiglio di sicurezza dell'Onu aveva minacciato al governo di Khartoum sanzioni in caso di inadempimento dell'accordo di pace. Intanto le prime truppe inviate dall'Unione Africana (Ua) potrebbero raggiungere il Darfur già dalla prossima settimana. Dopo una previsione iniziale di inviare 300 soldati, l'Ua ha deciso di potenziare la missione di pace, che potrebbe contare fino a 2000 militari. Dopo il Rwanda e Nigeria, anche la Tanzania ha offerto il proprio contributo di truppe. La Francia intanto ha dispiegato 200 soldati lungo il confine orientale del Ciad con il Darfur per garantire la sicurezza alla frontiera ma porteranno anche aiuti umanitari alle decine di migliaia di rifugiati del Darfur in territorio ciadiano.
E riguardo alla crisi umanitaria in corso nel paese il Coordinamento Italiano Network Internazionali (Cini), composto da Action Aid International, AMREF, Save the Children e Terre des hommes, ha inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio chiedendo di mantenere le promesse fatte nel 2002 a Barcellona al Consiglio dei Ministri della Unione Europea con l'obiettivo di innalzare entro tempi definiti allo 0,39% della media europea delle risorse destinate alla cooperazione internazionale entro il 2006. E' di poche settimane la visita in Sudan di Margherita Boniver, Sottosegretario agli Affari Esteri con la delega per i diritti umani, che ha confermato al Governo Italiano e all'opinione pubblica la gravità della situazione.
Secondo le Nazioni Unite, dei 2 milioni e 200 mila civili coinvolti nella crisi umanitaria, il 49% non ha accesso ad aiuti alimentari, il 93% a servizi sanitari, il 67% all'acqua potabile, l'88% ad un riparo. Nonostante questo il governo italiano ha stanziato solo 6,115 milioni di Euro, pari all'1,6% del totale dei fondi allocati per la crisi nel Darfur dalla comunità internazionale, e si colloca ad oggi solo al dodicesimo posto nel gruppo dei donatori.
Le 33 Ong del CIPSI in un editoriale che appare sul nuovo numero della rivista Solidarietà Internazionale, lanciano un appello: "L'Africa non è il deserto della politica, l'Africa sia in primo piano". Secondo l'appello in questi ultimi mesi si è parlato di Africa non solo sulle riviste specializzate ma anche alla radio, alla tv e nei giornali, ma nonostante l'Africa non tocca ancora i palazzi della politica se non facendo da statuine come è successo nell'ultimo incontro dei G8 dove erano stati invitati alcuni capi di stato africani. "Che tipo di appoggio stanno dando i governi europei a quei governi democratici che in questi ultimi anni sono stati eletti in Africa, quali ad esempio Kenia, Benin, Niger? Che azioni sono state intraprese nei confronti del governo ruandese che tutti sanno è all'origine della instabilità della regione dei Grandi Laghi? Che appoggio stiamo dando al processo di riconciliazione in Sierra leone?". Secondo l'editoriale della rivista per rispondere a queste domande poste da Guido Barbera, presidente del CIPSI, si dovrebbe smettere di vedere l'Africa come solo terra di progetti ma come un continente abitato da persone con una tradizione culturale di spessore che hanno innanzitutto il diritto ad essere rispettati e riconosciuti nella loro dignità. L'appello sottolinea inoltre il crescere dell'altra Africa, quella delle reti della società civile organizzata che chiede soltanto di poter avere i mezzi minimi per auto organizzarsi.
Altre fonti: Nazioni Unite