Sudan: in Darfur è genocidio dichiara il Congresso Usa

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Il Congresso Usa ha adottato all'unanimità una risoluzione nella quale definisce come "genocidio" le atrocità in atto nella regione del Darfur, Sudan occidentale. La risoluzione chiede all'amministrazione Bush di "chiamare le atrocità col proprio nome, genocidio" e di "considerare seriamente interventi multilaterali o anche unilaterali per metter fine al genocidio anche nel caso il Consiglio di Sicurezza dell'Onu manchi di intervenire"; prevede inoltre l'adozione di sanzioni economiche contro il Sudan. La definizione di "genocidio" per quanto riguarda l'operato del governo sudanese nei confronti delle popolazioni nere del Darfur risponde alle richieste di numerose agenzie umanitarie e associazioni internazionali per la difesa dei diritti umani che hanno presentato documentazioni in proposito.

Dura la risposta di Khartoum che ha invitato Washigton alla non-ingerenza nella questione del Darfur e ha ricordato come l'escalation che portò alla guerra in Iraq sia iniziata sostanzialmente nello stesso modo. Nel mirino di Khartoum è finito anche il premier inglese Tony Blair, che ha inviato nella regione il Ministro degli esteri Jack Straw e non ha escluso la possibilità di un invio di truppe in missione umanitaria. La bozza di una nuova risoluzione sul Darfur prevede sanzioni nei confronti del Sudan se entro 30 giorni non verranno fermati i cosiddetti 'Janjaweed'. Kofi Annan si è detto fiducioso dell'approvazione della nuova bozza, ma secondo indiscrezioni raccolte dalla stampa internazionale negli ambienti diplomatici del Palazzo di Vetro la risoluzione americana potrebbe incontrare in sede di Consiglio di Sicurezza le resistenza di Cina e Russia, due membri con diritto di veto contrari all'idea di imporre sanzioni al Sudan - riferisce l'agenzia Misna.

Nell'ultima settimana, intanto, governo e gruppi ribelli del Darfur si sono vicendevolmente accusati di aver rotto il cessate-il-fuoco attaccando civili e convogli umanitari, attacchi non confermati per il momento da alcuna fonte indipendente - riporta l'agenzia Warnews. E sempre Warnews ricorda che nonostante la recente apertura di nuovi corridoi umanitari nella regione, la situazione dei profughi nel Darfur continua ad essere disperata. La popolazione, raccolta nei campi profughi, vive nel terrore costante di nuovi attacchi da parte delle milizie arabe, che si apposterebbero poco fuori i campi per assalire i civili che escono in cerca di acqua o cibo.

Secondo quanto riportano Amnesty International e Human Rights Watch, uccisioni e stupri (anche di bambine) sarebbero all'ordine del giorno. Il governo sudanese si è difeso dalle accuse per bocca del Ministro degli Esteri Mustapha Osman Ismael, il quale ha accusato le due organizzazioni di aver stilato i propri rapporti utilizzando fonti dubbie e senza aver visto la situazione sul campo.

Dal febbraio del 2003 due gruppi armati nati come forze di autodifesa poplari (Jem e lo Sla-m) si sono formalmente sollevati in armi contro il governo di Khartoum accusandolo di trascurare il Darfur, perché abitato prevalentemente da neri, e di finanziare i Janjaweed, principali responsabili di quello che già numerose fonti, inclusi molti rappresentanti dell'Onu, hanno definito un "nuovo genocidio". In 17 mesi di combattimenti la guerra del Darfur ha causato oltre un milione di sfollati interni, quasi 160.000 profughi - tutti nel confinante Ciad - e migliaia di morti, dai 10.000 ai 30.000 secondo le stime più accreditate. [GB]

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