Sudan: il doppio gioco di Khartoum

Stampa

Mentre la pressione internazionale per la fine dei conflitti civili in Sudan prosegue senza sosta, il governo di Khartoum si muove instancabilmente per perseguire i propri fini politici con una sapiente doppia agenda.

Il Mail and Guardian ha diffuso ieri la notizia che dieci guerriglieri Janjaweed sono stati condannati a 6 anni di prigione ed all'amputazione di braccio destro e gamba sinistra secondo la Sharia islamica in vigore nel paese. Le accuse sono quelle che purtroppo hanno flagellato la provincia del Darfur in questo periodo: omicidio, rapina a mano armata, stupro e crimini contro l'umanità.

A pronunciare la sentenza il tribunale speciale istituito dal governo a Nyala, capitale della provincia del Darfur del Sud, per fare luce sui crimini in corso nella regione occidentale del Sudan. La comunità internazionale, che ha premuto su Khartoum perchè facesse passi concreti verso la risoluzione della guerra civile, sospetta che il governo islamico stia facendo il doppio gioco come dimostra il recente comunicato di Human Rights Watch.

Spuntano le prove

L'agenzia umanitaria americana ha affermato di possedere le prove di un sostegno materiale e finanziario delle milizie Janjaweed che con le loro razzie stanno diffondendo il terrore nel Darfur, costringendo finora all'esodo 200.000 sudanesi nel vicino Chad.

Il comunicato non giunge inatteso dato che si sospetta da tempo sullo stretto legame tra i cavalieri arabi e Kartoum. Si tratta pero' questa volta di prove schiaccianti sul diretto reclutamento di guerriglieri che, si teme ora, sarebbero stati armati e inviati nella zona di guerra per compiere crimini con la copertura del governo che li ha presentati alla comunita' internazionale come "poliziotti incaricati di fermare gli stupri in corso". Sarebbero finora 6000 le forze dell'ordine inviate dal regime per proteggere i rifugiati e interromperne il flusso verso il confinate Chad.

Kenneth Roth, direttore di Human Right Watch è perentorio: "Non possiamo più credere che Khartoum possa garantire la sicurezza quando è parte di un grosso problema".

Le prove in possesso dell'organizzazione umanitaria sarebbero documenti firmati dal governo centrale sull'arruolamento dei "knights", i temibili cavalieri Janjaweed.

Soluzione o problema?

Il doppio gioco di Khartoum, intenzionato a "ripulire" la regione del Darfur per fini politici ed economici e, insieme, impegnato a fermare le scorrerie dei ribelli nomadi del deserto, sarebbe ormai un dato certo, come dimostrano l'ostinato rifiuto ad aprire le porte a corridoi umanitari e, pochi giorni fa, il ritiro dei rappresentanti ribelli del Darfur (SLM e JEM) dai colloqui di pace dopo il netto rifiuto del governo di scendere a compromessi.

Amnesty International conclude, nel rapporto sulla guerra civile in corso, che "la peggiore crisi umanitaria dei giorni nostri è causata direttamente da continui crimini contro l'umanità per cui il governo Sudanese è da ritenersi pienamente responsabile".

Resta da vedere come organizzazioni internazionali quali le Nazioni Unite saranno in grado di porre fine a un conflitto che non solo non lascia intravvedere soluzione, ma persino vie percorribili.

di Emanuele Sana da Warnews

Ultime notizie

COP30: la cronaca della delegazione di Agenzia di Stampa Giovanile

13 Novembre 2025
Una delegazione di 9 giovani e ricercatori trentini è alla Conferenza ONU sul Clima (COP30) a Belém, in Amazzonia, per raccontare e condividere il futuro del Pianeta.

Laura Tussi, la voce radicale della pace

13 Novembre 2025
Laura Tussi, la voce radicale della pace. Impegnata per la giustizia contro riarmo e discriminazioni. (Giorgio Cremaschi e Salvatore Izzo)

Il punto - La diplomazia resta uno strumento fragile

13 Novembre 2025
Le guerre in corso non sono eventi straordinari, ma parte di un problema in espansione. (Raffaele Crocco)

Dossier – I portuali contro le guerre nel mondo. Nord Ovest Europa (3)

12 Novembre 2025
Anche nell’Europa occidentale, dal Mar Mediterraneo all’Atlantico, i porti sono crocevia di armi. (Linda Maggiori)

Elezioni nel 2026: fare politica nella Gerusalemme occupata

11 Novembre 2025
Le elezioni in programma per il 2026 sono un punto cruciale per un futuro governo unitario in Palestina. (Monica Pelliccia e Alice Pistolesi)

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad