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Sudan: Darfur nodo irrisolto della pace
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In Sudan l'accordo siglato da governo e ribelli dell'Splm/Spla per la spartizione dei proventi petroliferi della zona centro-meridionale del paese non ferma la violenza nel Darfur. La regione del Sudan occidentale negli ultimi mesi ha conosciuto una recrudescenza delle schermaglie da tempo in atto fra le tribù nomadi arabe e la popolazione nera, composta per lo più da agricoltori stanziali. Due gruppi ribelli legati alla componente stanziale, il Sudan Liberation Army (Sla) e il Justice and Equality Movement (Jem), hanno infatti deciso di prendere le armi per opporsi ai frequenti saccheggi, alle uccisioni e agli stupri di massa messi in opera dai Janjaweed, le milizie arabe, a quanto pare legate a doppio filo con il governo centrale.
Amnesty International denuncia che "dallo scorso aprile, nella regione, oltre 700.000 persone hanno lasciato le proprie abitazioni per riparare altrove nel Darfur, più di 90.000 si sono rifugiate in Ciad. Di conseguenza, la popolazione delle principali città del Darfur è raddoppiata. Ciò nonostante, il governo sta accentuando la crisi umanitaria, permettendo alle proprie milizie di saccheggiare, uccidere e distruggere e limitando il movimento delle organizzazioni umanitarie".
Secondo le Nazioni Unite, in Darfur, almeno 7mila persone sono state uccise dall'inizio del 2003. Il 12 gennaio Ben Parker, del coordinamento umanitario Onu in Sudan, aveva avvisato che solo il 15% dei 6 milioni di sudanesi del Darfur vive in aree raggiungibili dalle agenzie Onu e dalle Ong.
L'organizzazione internazionale Medici senza Frontiere conferma la gravità della situazione, denunciando che la maggior parte degli sfollati è inaccessibile ai soccorsi e le autorità sudanesi procedono al trasferimento forzato dei profughi presenti nei campi di Nyala e impediscono l'approvvigionamento di acqua potabile.
Anche l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha dichiarato che il rifiuto delle autorità sudanesi di permettere alle organizzazioni umanitarie internazionali l'accesso nella provincia di Darfur per assistere la popolazione rischia di innescare una catastrofe umanitaria. [RB]