Sudafrica: i neri sempre all'ultimo gradino

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"Le elezioni del 1994 hanno visto Nelson Mandela diventare il primo Presidente nero del Sudafrica e l'arrivo della liberta nel paese, ma non hanno dato al governo alcun potere sull'economia: i bianchi - che rappresentano solo il 13,6% della popolazione - detengono tuttora le leve della finanza e del commercio, inevitabile retaggio di decenni di discriminazione verso i neri" - scrive Moyiga Nduru di Inter Press Service in un articolo per Oneworld.

"Nel 1994 si è avuta l'indipendenza politica: i bianchi hanno trasferito il potere politico nelle mani dei neri. Ma hanno continuato a mantenere la ricchezza" - sottolinea James Molefe una guardia giurata che lavora a Cresta, un quartiere alla periferia di Johannesburg. I dati parlano chiaro: a dieci anni dal "Freedom day" (27 Aprile 1994) nonostante le riforme legislative, la popolazione nera del Sudafrica è sempre all'ultimo gradino della scala sociale: dei 5,3 milioni di disoccupati (31,2% della popolazione) la maggior parte sono neri, solo il 9% dei giovani si iscrive all'universita e l'85% di loro lascia gli studi per problemi economici; dei 5,3 milioni di sudafricani malati di Aids la gran parte sono neri.

Eppure le riforme portate dal "Freedom day" non sono poche se comparate alla situazione antecedente: in regime di apartheid la popolazione nera era confinata a vivere nelle "terre tribali" (le cosidette Bantustans), non aveva diritto al voto e alla proprietà privata, coloro che emigravano nelle città erano costretti a vivere nei ghetti dove la possibilità di trovare un posto di lavoro decente era minima.

I tentativi dello stesso governo Mbeki attraverso il recente "Black Economic Empowerment (BEE, Potenziamento economico dei neri), un piano quinquennale di 2,4 miliardi di dollari per incoraggiare le attività economiche della popolazione nera, sono ambiziosi. Il piano BEE si suddivide in due parti: il "Mining Charter", la Carta sulle miniere che stabilisce l'acquisizione in dieci anni del 26% delle miniere da parte di persone di popolazione nera e il "Financial Services Charter" (Carta sui servizi finanziari) che chiede di passare entro il 2010 un quarto di questi servizi nelle mani della popolazione di colore. Il piano è ambizioso, ma non mancano le critiche. Patricia De Lille, leader del partito Democratico Indipendente (ID), sottolinea che "sono sempre le stesse persone - i ricchi - a beneficiare di queste politiche, mai i poveri". E Dan Habedi del partito di opposizione Azanian Peoples Organisation (AZAPO), rimarca: "Il Black Economic Empowerment non è stato pensato per migliorare le condizioni della popolazione nera in generale, ma è un tentativo dei gruppi neri in affari di aggiudicarsi vantaggi economici e imprenditoriali".

Interessanti sono comunque alcune iniziative nate dal mondo imprenditoriale nero. Tra esse va menzionato il CIDA (Community and Individual Development Association): una libera Università fondata a Johannesburg da quattro businessmen sudafricani che, cercando di minimizzare i costi, chiede agli studenti di partecipare alla conduzione del campus, dalla pulizia degli ambienti ai lavori di segreteria e di computeristica. Oggi 1600 studenti, dei ceti più disagiati, sono iscritti a questa università che sta guadagnando l'attenzione sia del mondo imprenditoriale che di quello politico. L'idea è quella di favorire lo "spirito comunitario", o in lingua locale "ubuntu": gli studenti sono divisi in gruppi di sei persone che devono sostenersi in tutti gli aspetti della vita quotidiana, dal lavoro allo studio. [GB]

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