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Squadra che vince…si cambia!
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Foto: Festivaleconomia.it
Non sono bastati 15 anni di indiscusso successo internazionale ed un punteggio più alto sul progetto presentato (89 contro 85) per riconfermare al binomio Laterza-Boeri il ruolo di organizzatore del Festival dell’Economia di Trento 2022. L’amministrazione provinciale ha fatto sapere che il prossimo Festival sarà affidato al coordinamento del Sole 24 Ore, l’altro partecipante alla gara, che si avvarrebbe dell’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti per la conduzione scientifica. Una scelta giustificata da motivazioni economiche, dice il comunicato. Una scelta platealmente dettata da orientamento politico-ideologico, si legge.
Ma torniamo indietro di un passo. La prima promettente edizione del Festival dell’Economia di Trento fu lanciata nel 2006, da un’idea dell’editore Giuseppe Laterza e dell’allora presidente dell’Università di Trento, l’economista Innocenzo Cipolletta. Il progetto vantò fin dall’inizio l’adesione anche della Provincia (guidata a quel tempo, come da tradizione, da una giunta di centro-sinistra) ed il Comune di Trento. Tito Boeri, popolare economista che ha ricoperto, tra le altre cariche, anche quella di presidente dell’INPS, fu da subito coinvolto nel comitato scientifico. Negli anni, Boeri and co. hanno saputo confezionare un evento unico in Italia, in grado di ospitare economisti ed esperti di scienze sociali da tutto il mondo, massime cariche politiche, oltre a numerosi premi Nobel – 50 in 16 edizioni, tra cui solo per citarne alcuni Antony Atkinson, Paul Krugman e Joseph Stiglitz -, sempre inseriti in conferenze stimolanti ed accompagnati da spettacoli serali di tutto rispetto per una realtà relativamente piccola. La città di Trento, così come il territorio trentino nel suo insieme, sono sempre stati positivamente valorizzati nell’ambito della manifestazione: una ricerca dell’università di Trento spiega come il Festival abbia ogni anno conferito una forte spinta economica su tutta la zona, avvalendosi anche del contributo importante di tanti sponsor, anche locali.
Ma chiunque frequentasse il Festival, dotato di un minimo di censo critico, confermerebbe che l’evento era un trionfo: la città in festa addobbata col simbolo dello scoiattolino arancione, numerose iniziative educative e workshop, librerie in piazza, ed il piacere di riscoprire palazzi storici del capoluogo, come sedi dei convegni. Lo studio dell’Università indica un impatto totale, nell’ultima edizione prima della pandemia (2019), pari a 2,3 milioni di euro, più del doppio dell’investimento iniziale degli organizzatori, con un numero di presenze verificate che arrivavano a 50mila. Senz’altro un ottimo risultato che ne avvallava la fama non solo a livello italiano, ma mondiale.
Ma alle elezioni del 2018 il governo provinciale passa alla Lega di Maurizio Fugatti, da sempre piuttosto critico nei confronti della gestione del Festival, secondo lui tendente ad escludere la rappresentanza di personaggi ed una visione più vicini al centrodestra. Quest’anno quindi, per la prima volta, la giunta ha deciso di istituire un comitato tecnico-scientifico per valutare le proposte concorrenti. Col senno di poi, una scena comica, oltre ad essere un’azione solo in apparenza trasparente, visto che alla fine il progetto risultato vincente è stato quello col punteggio inferiore. Vien da dire che non solo si è trattato di una farsa, ma è pure venuta male. E la giunta continua a negare la scelta di natura politica.
Ed allora perché cambiarne la regia? Per ragioni economiche? Anche questa tesi non sta molto in piedi. Fugatti ha dichiarato che la proposta del Sole 24 Ore era strutturata per garantire una maggiore estensione delle iniziative oltre le giornate di svolgimento del Festival e quindi una prolungata promozione e visibilità del territorio. Ha inoltre sostenuto che ci fosse un ampio respiro mediatico attraverso la partnership con importanti testate internazionali, e parallelamente una significativa compartecipazione economica privata. Tutte cose che erano già ampiamente garantite da 15 anni a questa parte dagli attuali coordinatori del Festival dell’Economia più conosciuto d’Europa.
Va detto poi che la decisione è stata presa unilateralmente dalla Provincia senza consultare gli altri partner organizzativi del Festival, ovvero Università e Comune. Tant’è che ben 406 docenti dell’Università hanno voluto scrivere una lettera alla Provincia per chiedere spiegazioni: “Università e Comune non sono minimamente state coinvolte nella decisione. In più l’Università è stata partecipe della proposta di Laterza, bocciata dalla Provincia. La stessa Provincia però ora chiede all’Università di collaborare con il Sole 24 Ore. Non c’è logica”.
Ma quest’alone di farsa ha investito una buona parte dei fruitori del Festival, oltre naturalmente al suo ideatore, Innocenzo Cipolletta, il quale si reputa parecchio perplesso dalla decisione presa dalla giunta: “Hanno creato un comitato scientifico che esaminasse il progetto e poi non hanno tenuto in nessun conto il suo parere. Se volevano cambiare, tanto valeva dirlo chiaramente, senza mettere in piedi tutta questa finzione”
L’unica vera conseguenza è il fatto che dal prossimo anno l’Italia avrà due Festival dell’Economia. Uno di centro-destra organizzato a Trento dal Sole 24 Ore con Giulio Tremonti e un altro, apparentemente di centro-sinistra, trasferito da Laterza, Cipolletta e Boeri in un’altra città, presumibilmente Torino, nonostante la lista di città interessate sia lunghissima. Tutto ciò se da un lato favorisce una sana concorrenza tra i due eventi, dall’altro sicuramente non aiuta la nuova organizzazione del Festival a ripetere i risultati inanellati da Laterza-Boeri in tanti anni di collaudo e sviluppo di un know how specifico per il tipo di evento, scientifico e popolare al tempo stesso. Un bagaglio di conoscenze, maturato anche grazie ai soldi dei contribuenti trentini, che viene di fatto regalato altrove. Ma la discriminazione per idee politiche nei confronti di chi ha fatto una cosa obiettivamente buona ha un costo da pagare. Se il prossimo Festival dell’Economia di Trento sarà mediocre ed avrà ricadute economiche minori, il parco piatto elettorale sarà bello che servito alla Lega di Fugatti. In sintesi, se il risultato complessivo per l’Italia può essere positivo, è onestamente difficile pensare che Trento trarrà giovamento da quella che sembra l’ennesima disfatta di un governo provinciale di sensibilità e lungimiranza limitate. Ma non dovrebbero venire prima i trentini?
Marco Grisenti

Laureato in Economia e Analisi Finanziaria, dal 2014 lavoro nel settore della finanza sostenibile con un occhio di riguardo per l'America Latina, che mi ha accolto per tanti anni. Ho collaborato con ONG attive nella microfinanza e nell’imprenditorialità sociale, ho spaziato in vari ruoli all'interno di società di consulenza e banche etiche, fino ad approdare a fondi d'investimento specializzati nell’impact investing. In una costante ricerca di risposte e soluzioni ai tanti problemi che affliggono il Sud del mondo, e non solo. Il viaggio - il partire senza sapere quando si torna, e verso quale nuova "casa" - è stato il fedele complice di anni tanto spensierati quanto impegnati, che mi hanno permesso di abbattere barriere fuori e dentro di me, assaporare panorami, odori e melodie di luoghi altrimenti ancora lontani, appagare una curiositá senza fine. Credo in un mondo più sano, equilibrato ed inclusivo, dove si possa valorizzare il diverso. Per Unimondo cerco di trasmettere, senza filtri, la veritá e la sensibilità che incontro e assimilo sul mio sentiero.