Sono 323 giorni di guerra!

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Immagine: Atlanteguerre.it

Sono 323 giorni di guerra: il tempo corre verso il primo anno di invasione russa dell’Ucraina. Un tempo lunghissimo e macabro, segnato da un centinaio di migliaia di morti, fra civili e militari, dalla distruzione di un Paese, dalla paura che la guerra si allarghi, diventi mondiale e definitiva.

I segnali vanno oltre le parole e le minacce delle cancellerie. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha invitato l’esercito a tenersi pronto al Nord, al confine con la Bielorussia. Lo Stato maggiore teme una nuova offensiva russa da quella direttrice e ancor di più teme che la Bielorussia possa scendere in campo a fianco di una Russia apparentemente stremata.

Timori eccessivi? Forse. I dati sul terreno mostrano Putin sempre più in difficoltà sul piano militare, alle prese con una guerra che sta triturando uomini e mezzi. Sul piano dei mezzi, Mosca sta cercando forniture ovunque, ma il problema è enorme: i grandi produttori di armi giocano dall’altra parte della barricata. Per quanto riguarda i soldati da schierare, una soluzione i vertici del Cremlino la stanno cercando modificando la fascia di età per il servizio militare obbligatorio. Oggi è fra i 18 e i 27 anni, verrà aumentata a 21-30 anni. Nell’immediato però, ha spiegato il presidente della Commissione Difesa della Duma di Stato, Andrei Kartapolov, si passerà a una nuova fascia più ampia, fra i 18 e i 30 anni. "Nella fase iniziale - ha detto - ci sarà un 'sistema misto', che copre i cittadini di età compresa tra i 18 e i 30 anni". La transizione inizierà la prossima primavera, quando si prevede una nuova fase offensiva russa in Ucraina.

Nel frattempo, Putin ha nominato un nuovo capo si Stato maggiore per le forze russe in Ucraina. Si tratta del generale Gerasimov. Una scelta che non ha stupito gli osservatori internazionali. Mosca - sostengono - sta mettendo in campo molti cambiamenti, proprio mentre e’ in corso la battaglia più sanguinosa dall’inizio dell’invasione. La si sta combattendo per il controllo di Soledar e Bakhmut, nella regione di Donetsk. “Impossibile contare il numero dei morti sul campo di battaglia. Nessuno lo fa”, ha dichiarato un soldato ucraino.

I bollettini di guerra confermano la strage. Le forze armate ucraine parlano di cento soldati russi uccisi in un solo scontro, proprio vicino a Soleder, grazie all’azione congiunta delle forze speciali, dell’artiglieria e delle forze missilistiche. E’ la risposta ai, pare, 600 soldati ucraini caduti in uno scontro in settimana. Tra i caduti ucraini, secondo il gruppo paramilitare russo Wagner, sarebbe stato trovato anche il corpo senza vita di uno dei due volontari britannici dichiarati dispersi.

Una contabilità tragica, che allontana sempre più ogni ipotesi di negoziato per un cessate il fuoco. Come previsto, la “tregua unilaterale” annunciata da Putin per il Natale ortodosso, il 6 gennaio, non ha tenuto. Le operazioni militari sono continuate, dall’una e dall’altra parte, mentre nelle città e dove si poteva si celebravano i medesimi riti. La guerra infinita sta diventando un peso per l’intera comunità internazionale, non solo per il pericolo di un allargamento. E’ l’economia a vacillare. Lo denuncia la Banca Centrale Europea. “La guerra in Ucraina - scrive in un rapporto - continua a rappresentare un rischio al ribasso l’intera economia. I costi dei beni legati all’energia e alimentari potrebbero rimanere più elevati delle attese, creando un freno alla crescita dell’area Euro. Questo potrebbe portare un pesante e significativo indebolimento dell’economia mondiale”.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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