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Simbolo di pace e "tesorerie disarmate"
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A Rovereto, chiamata per il suo impegno anche città della pace, un gruppo nutrito di attivisti per la pace e cittadini vicini al Comitato delle Ass.ni Pace e Diritti Umani si sono riuniti venerdì sera per disegnare il grande simbolo della pace in un momento del mondo che vede quasi 80 conflitti in corso e la continua occupazione militare dell'Iraq mentre appare ancora lontana una vera transizione democratica. Donne e ragazzi, uomini e giovani dopo aver scritto sulla piazza un chiaro "No War" si sono raccolti a cerchio disegnando il simbolo dei movimenti pacifisti in segno di solidarietà alle reti della società civile americana che hanno promosso a livello mondiale una mobilitazione per il 20 marzo per il ritiro delle truppe straniere e l'autodeterminazione del popolo iracheno.
Alla scritta di pace è seguito un incontro con Giorgio Beretta, caporedattore di Unimondo e portavoce della Campagna di pressione alle "banche armate" che ha illustrato il continuo non rispetto della legge 185/90 che regolamenta l'esportazione di armi da parte dell'Italia. Nonostante alcune modifiche che l'anno scorso sono state votate in Parlamento, la legge 185/90 garantisce ancora una forte trasparenza sulla destinazione delle armi che è vietata per paesi in condizione di guerra o dove vi siano gravi violazioni dei diritti umani. Ma nella pratica, la relazione annuale sul commercio delle armi italiane vede costanti violazioni della legge: tra i paesi destinatari delle armi italiane la Turchia (in stand-by per l'entrata in Europa per le violazioni dei diritti umani del popolo Kurdo), la Cina (a cui è stato rinnovato l'embargo di armi dal Parlamento Europeo), Israele (in conflitto con la Palestina) e via un elenco lunghissimo che tocca India e Pakistan (da oltre 15 anni in guerra per il Kashir) e paesi poverissimi come la Mauritania (che ha un debito estero pari 243% del proprio Pil e una spesa militare del 2,3%).
Si è poi proseguito parlando del coinvolgimento degli istituti bancari che appoggiano il commercio delle armi e tra questi il gruppo Banca Inteca Bci, Unicredit e Monte dei Paschi che hanno promesso un progressivo ritiro grazie alle pressioni dei gruppi organizzati della società civile. (maggiori informazioni sul sito www.banchearmate.it)
A conclusione dell'incontro è stata presentata la campagna di pressione "Tesorerie Disarmate" che invita gli enti locali (Provincia, Comprensori, Comuni, Università, Scuole) a penalizzare gli istituti bancari che appoggiano il commercio di armi nella scelta delle tesorerie inserendo una specifica nei bandi di gara delle tesorerie. L'iniziativa è già in atto in alcune città. Il comune di Pavia, ad esempio, nel bando per la tesoreria comunale (periodo 1/1/2004 - 31/12/2007) ha inserito tra i criteri di aggiudicazione di 3 punti a favore nella graduatoria "per gli istituti di credito che nell'ultimo biennio (2001-2002) non abbiano effettuato transazione bancaria in materia di esportazione - importazione e transito di materiale di armamento come definito dall'art. 2 della legge 185 del 09/07/1990".
La campagna è promossa dal Nodo del Trentino della Rete di Lilliput a cui aderiscono numerosi associazioni. Per maggiori informazioni è possibile consultare nei prossimi giorni il sito www.retelilliputtn.unimondo.org o il sito www.rovepace.org. [AT]