Sfollati e guerriglia: al loro posto una scuola agricola

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Siamo nel Nord dell'Uganda, diocesi di Lira, più precisamente nel villaggio di Alito. Si tratta di una zona rurale dove per anni la Lord's Resistance Army -l'Armata di Resistenza del Signore- ha disseminato terrore (questa era la situazione di 15 anni fa). LRA era un movimento militare guidato da Joseph Kony, un uomo violento che si proclama portavoce di Dio, medium dello Spirito Santo, e che con vari appoggi e un'indubbia capacità di sfuggire a chi cercava di fermarlo è riuscito a portare morte e distruzione nelle zone a cavallo di Uganda, Sudan e Congo.

Una vera e propria tragedia per le popolazioni di quella zona che è stata costretta a subire per decenni le follie di questo gruppo di invasati che hanno provocato 30 mila morti e 2 milioni di sfollati. Accusati dalla Corte Penale Internazionale di aver attuato numerose violazioni dei diritti umani, compresi omicidi, rapimenti, mutilazioni, riduzione in schiavitù sessuale di donne e bambini, sono riusciti ad agire per anni grazie all'impiego di centinaia di bambini-soldato, bambini strappati a forza dai villaggi, arruolati e trasformati in ciniche macchine da guerra.

E' in questa terra ugandese, da qualche anno pacificata e liberata dall'azione di questi fanatici (ma ancora piena di contraddizioninonostante l’ordine imposto da Museveni) che IPSIA del Trentino, in collaborazione con la ong Cooperazione e Sviluppo, ha deciso di sviluppare un progetto a supporto dell'azione del vescovo Giuseppe Franzelli, un comboniano italiano che regge la diocesi. Si tratta di costruire una scuola dove una volta sorgeva un lebbrosario. Il progetto prevede di ristrutturare i locali per farne aule e provvedere anche a realizzare cucina, refettorio, bagni e dormitori, case per gli insegnanti, impianti per l'acqua e per l'elettricità, oltre a fornire banchi e materiale scolastico.

Si tratta di un progetto innovativo perché la scuola è vocata all'agro-business. Qui si raccolgono i ragazzi che non hanno avuto modo di accedere alle scuole (e sono molti in questa area) e che si dedicano al lavoro nei campi. Non si tratta di ragazzi e ragazze comuni: sono giovani tra i 15 e i 30 anni, pressoché analfabeti, che i capivillaggio scelgono come responsabili futuri per l'agricoltura del loro villaggi... vengono mandati a frequentare la scuola a tempo pieno per un periodo di un anno, dopo di che tornano al villaggio per restituire quello che hanno appreso in una logica di “dono”. La scuola quindi è di tipo “professionale” nel senso che è estremamente concreta. Alterna un semestre di lezioni che vanno dall'alfabetizzazione a nozioni di agraria, e prosegue con un altro semestre basato sul lavoro nei campi, con l'acquisizione delle tecniche per una corretta cura della produzione agricola, dalla seminagione al raccolto, e prosegue con un tutoraggio a distanza per aiutare questi piccoli coltivatori ad andare oltre la sussistenza, verso modelli di piccola azienda familiare. Un modo per ridare vita a questa zona rimasta sconvolta da anni di terrore e rassegnazione. Nel giro di alcuni anni, proprio grazie alle verdure e ai frutti che verranno coltivati nei 350 acri di terra annessi al complesso scolastico, l'intero sistema si auto-sosterrà.

Giuliano Rizzi presidente IPSIA del Trentino

Articolo pubblicato nell'ambito del progetto "Una scuola agraria ad Alito"- progetto di cooperazione allo sviluppo di Ipsia del Trentino in Uganda con il finanziamento della Provincia Autonoma di Trento.

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