Serbia: un ritorno al passato?

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Lo scorso 28 dicembre le elezioni politiche in Serbia hanno coronato primo partito del Paese quello degli ultranazionalisti guidati da Vojslav Seselj, detenuto all'Aja ed accusato di crimini di guerra. Un ritorno al passato? Secondo Luka Zanoni, dell'Osservatorio sui Balcani, la Serbia dopo la caduta di Milosevic nell'ottobre del 2000 in realtà poco si è mossa.

I radicali di Vojslav Seselj non avranno i numeri in Parlamento per governare ma la loro vittoria in Serbia ha destato forte preoccupazione facendo temere un ritorno dei terribili anni '90. "Molti commenti alle politiche svoltesi in Serbia sottolineavano una sorta di ritorno al nazionalismo degli anni '90" - afferma Luka Zanoni dell'Osservatorio sui Balcani - "in realtà, nonostante molti intellettuali abbiano creduto nella possibilità si verificasse il contrario, non molto è cambiato dalla caduta di Milosevic". "Anzi" ricorda Zanoni "se il 5 ottobre lasciava sperare ad un'uscita allo scoperto dell'Altra Serbia, di quella Serbia che 'non fa pace coi crimini' i fatti che gli sono succeduti hanno infranto tale speranza. La forza del nazionalismo, vero male mai tramontato di queste regioni, vibra ancora energicamente nella retorica politica e nella testa della gente".

Secondo Zanoni il vero dramma della Serbia è proprio che i partiti democratici non abbiano saputo prendere definitivamente il largo dalle istanze nazionalistiche temendo un calo di consensi e punti politici. La Serbia in questo modo deve ancora fare i conti con il proprio passato, con i numerosi crimini, dagli omicidi politici alle fosse comuni. L'emersione dell'altra Serbia, secondo Osservatorio sui Balcani, non può prescindere da un percorso di verità e riconciliazione rispetto a questi ultimi.

Intanto sempre Osservatorio sui Balcani pubblica una ricerca sulla società civile in Serbia nella quale se ne analizzano dinamiche e problematiche partendo dalla data discriminante del 5 ottobre 2000, data della caduta del regime di Milosevic. [DS]

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