www.unimondo.org/Notizie/Saharawi-la-Spagna-sceglie-di-stare-col-Marocco-230223
Saharawi: la Spagna sceglie di stare col Marocco
Notizie
Stampa

Foto: A. Graziadei ®
Il 2022 si sta rivelando un anno sfavorevole ai neutralismi. All’interno di un contesto sociale che già vede tifoserie opposte contendersi il palcoscenico dei media e dei social (“pro” e “contro” i vaccini, i cambiamenti climatici, l’uso delle mascherine anti-Covid19, le responsabilità del recente conflitto armato europeo e così via), anche la politica internazionale sembra risentire di questo trend e mette da parte il neutralismo a favore di posizioni sinora inesplorate. È il caso della scelta recente di Svezia e Finlandia di chiedere l’adesione al Patto Atlantico, formalizzata il 18 maggio 2022 dinanzi ai tragici venti di guerra soffiati tra Russia e Ucraina che vanno a cancellare i due secoli di neutralità di Stoccolma e i faticosi 100 anni di “non allineamento militare” di Helsinki. Le garanzie di “sicurezza comune” offerte dalla clausola 42 del Trattato sull’Unione Europea non sono sembrate sufficienti; meglio aggiungervi un solido rifugio sotto dell’ombrello atomico offerto dalla NATO.
L’attenzione della stampa internazionale non ha mancato di soffermarsi a lungo su questa decisione, scatenando anche in questo caso fan di atlantisti contrapposti a fan di pacifisti. Più sopita è stata invece la reazione dinanzi a un altro storico cambio di posizione: il governo spagnolo di Pedro Sánchez ha posto fine alla tradizionale neutralità di Madrid dinanzi alla questione saharawi. Intervenuto a marzo con una lettera inviata al re del Marocco Mohamed VI, Sánchez ha sostanzialmente appoggiato la soluzione di Rabat di concedere un’autonomia limitata al territorio del Sahara occidentale, ritenendola “la base più seria, realista e credibile per risolvere il contenzioso” sul territorio. Così facendo, la Spagna esclude dunque la realizzazione di un referendum sull’autodeterminazione del popolo saharawi, soluzione indicata dall’ONU in oltre 100 risoluzioni sul conflitto.
L’ex colonia spagnola, il cosiddetto Sahara occidentale, è una regione del Maghreb prevalentemente desertica ma oggetto di una controversia internazionale irrisolta da decenni. Da una parte c’è la salvaguardia del diritto di autodeterminazione della sua popolazione (i saharawi), dall’altra i forti interessi di Marocco (ma avanzati anche da Mauritania e Algeria) sulla regione, ricca di fosfati e di giacimenti di idrocarburi. Proprio la monarchia marocchina ha innescato il conflitto nel novembre 1975 con l’occupazione del territorio con la cosiddetta “marcia verde”, una ben organizzata invasione pacifica della regione da parte di una marea umana di marocchini, accompagnata da strumenti di ben altra natura, quali bombardamenti al napalm e al fosforo. I saharawi furono allontanati dal territorio e fu guerra con il suo braccio armato, il Polisario, fino al cessate il fuoco del 1991 e all’intervento dei caschi blu dell’ONU. Da allora i saharawi vivono in campi profughi allestiti ormai da quasi 50 anni in Algeria e anelano di poter tornare nelle loro terre, anche se sono ormai pochi quelli che ancora le ricordano, ma soprattutto intendono sfruttare le risorse di quei territori. I marocchini d’altra parte vivono stabilmente sui territori occupati cercando di normalizzare le relazioni diplomatiche per ottenere un riconoscimento internazionale su quella regione che resta ampliamente sfruttata a livello economico. Niente è cambiato fino al ritorno alle armi nel gennaio di quest’anno, dopo 29 anni dal cessate il fuoco del 1991 che poneva fine a 15 anni di guerra.
Il conflitto è ancora in essere e al suo interno si inserisce l’ennesima crisi umanitaria con il tentativo a giugno di oltre 8mila migranti, la maggior parte marocchini, di accedere all’Europa attraverso Ceuta, enclave spagnola sulla costa maghrebina all’interno del Marocco. Nondimeno anche la città gemella Melilla o le Isole Canarie, altri territori spagnoli rispettivamente sulla costa nord e a ovest del Marocco, da sempre interessati a flussi migratori, da circa un anno stanno ricevendo altissimi numeri di migranti. Che la pressione migratoria sia, se non favorita, sicuramente non arrestata da Rabat è un dato di fatto. È molto probabile che l’abbandono dell’equidistanza di Madrid sulla questione saharawi sia il prezzo da pagare per una maggiore collaborazione con la corona marocchina sui controlli alle frontiere nel Mediterraneo e nell’Atlantico. Tuttavia la Spagna deve tener conto anche delle ritorsioni del suo gesto diplomatico non solo da parte dei rappresentanti del Polisario ma anche dei suoi principali alleati, in primis l’Algeria, principale fornitore di gas a Madrid e partner commerciale ancora più prezioso dinanzi alle limitazioni energetiche determinate dalla guerra Russia-Ucraina. Sospeso in giugno il “Trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione” del 2002, recentemente l’Associazione delle banche e istituti finanziari algerini ha richiesto il congelamento delle domiciliazioni bancarie delle operazioni di commercio estero di prodotti e di servizi verso la Spagna.
Di capitolazione dinanzi al ricatto marocchino sul fronte migratorio parla anche il Fronte Polisario, critico sul fatto che “la Spagna soccombe davanti al ricatto e alla politica della paura del Marocco”. La brusca interruzione dei rapporti diplomatici nella scorsa primavera è stata superata temporaneamente dall’accoglienza in un ospedale spagnolo per essere curato dal Covid-19 del leader dell'indipendenza del Sahara occidentale Brahim Ghali, che ha appunto scatenato l’ammassamento degli oltre 8mila migranti a Ceuta senza che le forze di sicurezza marocchine facessero nulla per impedirlo.
Il conflitto a bassa intensità intanto prosegue.
Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.