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Rwanda: le difficili eredità del genocidio
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Ancora un rinvio per il processo contro quattro alti dirigenti ruandesi, accusati di genocidio e crimini contro l'umanità, che si sarebbe dovuto aprire davanti al Tribunale internazionale per i crimini in Rwanda (Tpir) con sede ad Arusha, in Tanzania. Il procedimento legale è iniziato lo scorso 27 novembre, ma ci si ritroverà davanti ai giudici solo il 28 gennaio.
Sul banco degli imputati si trovano Mathieu Ngirumpatse, Edouard Karemera e Joseph Nzirorera, tutte figure di primissimo piano del partito di governo all'epoca del genocidio del 1994: il Movimento repubblicano nazionale per la democrazia e lo sviluppo (Mrnd). Secondo la procura della corte dell'Onu, i tre politici - tutti fedelissimi del presidente ruandese Juvenal Habyarimana, la cui uccisione il 6 aprile del 1994 scatenò i massacri - avrebbero pianificato l'eliminazione dell'etnia minoritaria tutsi e degli hutu che si opponevano al regime. Nella stessa inchiesta è coinvolto anche André Rwamakuba (del Movimento democratico repubblicano) che nel 1994 era ministro dell'educazione primaria e secondaria. I capi di accusa comprendono genocidio, complicità e istigazione a commettere genocidio.
Dall'Uganda arriva intanto una richiesta per il Presidente ruandese Paul Kegame da parte di un gruppo di rifugiati, attualmente residenti nel distretto di Mbarara. "Molti civili sono stati coinvolti nel genocidio loro malgrado, altri per autodifesa" - ha affermato Robert Ntirushe, portavoce dei rifugiati - "ora chiediamo a Kegame di perdonare coloro i quali hanno partecipato al genocidio, per favorire la riconciliazione nazionale".
Altri rifugiati ruandesi si ritroverebbero invece nella difficile situazione di voler rientrare nelle proprie case ma gruppi armati della loro stessa etnia impediscono loro il ritorno. L'ONU denuncia infatti che 3.000 civili hutu sarebbero bloccati nella foresta nel settentrione della regione di Kivu, Repubblica Democratica del Congo. Sono ostaggio di miliziani che s'oppongono al loro rientro volontario in patria.
La missione delle Nazioni Unite in Rwanda negli ultimi due anni ha favorito il ritorno volontario di ex-combattenti ruandesi e dei loro familiari. Dei 14.000 rifugiati in Congo, 5.056 sono in questi anni rientrati in patria grazie a progetti di disarmo, reimpatrio e reinserimento. [DS]