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Russia: balene a rischio petrolio
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Da sabato scorso per tutta la settimana sono in corso in tutto il mondo eventi per sensibilizzare le istituzioni internazionali circa il problema dell'estinzione di balene e altri cetacei. Gli attivisti della Campagna internazionale Whale day 2004 promossa da Pacific Environment e da Global Response hanno lanciato un appello per porre fine a progetti estrattivi di gas e petrolio di un consorzio guidato dalla Shell e ExxonMobil vicino all'isola di Sakhalin in Russia che minacciano la sopravvivenza della "balena grigia", di cui rimangono solo 130 esemplari, e di altre 25 specie mammifere di cui 11 a rischio estinzione.
Sostenuta da numerose organizzazioni ambientaliste internazionali (tra cui Defenders of Wildlife, Earth Island Institute, Environmental Defense, Friends of the Earth e Greenpeace), la Campagna intende mobilitare i cittadini statunitensi a spedire lettere e fax ai dirigenti della Export-Import Bank (Ex-Im) che sta valutando il finanziamento del progetto estrattivo con un prestito di 10 miliardi di dollari. Invita inoltre i cittadini europei ed asiatici a fare pressioni sulle rispettive agenzie di credito all'esportazione e sulla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD) che sono in procinto di partecipare al progetto, affinchè riconsiderino la propria partecipazione.
Iniziato negli anni novanta e sostenuto da un consorzio di compagnie chiamato "Sakhalin Energy Investment Company" (SEIC) e guidato dalle multinazionali Shell e ExxonMobil, il progetto sta costruendo piattaforme, oleodotti e gasdotti impiegando esplosivi e rilasciando rifiuti tossici in una zona che costituisce da sempre l'habitat naturale della balena grigia. La normale conduzione di questi progetti - afferma la Campagna - comporta il rilascio di 500mila tonnellate di rifiuti tossici che pongono una minaccia non solo alla fauna marina ma a tutto l'ambiente circostante. Le organizzazioni promotrici della Campagna denunciano inoltre che il progetto viola non solo la legge in vigore in Russia per la protezione delle specie a rischio, ma la stessa Natural Habitats Policy (politica per gli habitat naturali) della Banca Mondiale.
Il progetto porterà alla costruzione di 800 km di oleodotti sotterranei non solo in mare ma anche in terraferma attraversando zone metà delle quali sono catalogate come aree di "alta protezione". Le organizzazioni ambientaliste esprimono preoccupazione anche per la stabilità sismica dell'area: otto anni fa nel nord di Sakhalin si è registrato un terremoto di grado 7.6 della scala Richter che ha causato la morte di 2000 persone e la distruzione di molti oleodotti sotterranei con conseguente inquinamento ambientale. Shell and ExxonMobil stimano che nei mari attorno a Sakhalin vi siano giacimenti per 13 miliardi di barili di petrolio e il governo del presidente Putin considera una "top priority" la vendita di petrolio e gas estratti dalla zona a paesi con forti richieste del greggio come la Cina, la Corea del Sud e il Giappone. [GB]
Altre fonti: Pacific Environment, Global Response