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Rsf: giornata per i giornalisti prigionieri
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Reporter senza frontiere dedica la 15ma Giornata a sostegno dei giornalisti prigionieri ai due reporter francesi ostaggi in Iraq, Christian Chesnot e Georges Malbrunot, e ricorda la situazione di 198 donne e uomini prigionieri e di nove professionisti dei media scomparsi per aver voluto informarci. Questa mattina sulla facciata dell'H㴀tel de Ville di Parigi (il municipio della capitale), sotto le gigantografie dei due giornalisti francesi è stato esposto un grande striscione che mostra la silhouette di un uomo che legge un giornale, realizzata con i 207 nomi di quei professionisti dei media che stanno pagando un pesante tributo alla libertà di stampa.
Attualmente nel mondo sono detenuti 128 giornalisti e 70 cyberdissidenti: si tratta numeri senza precedenti (vedere i dettagli su www.rsf.org). Le più grandi prigioni per l'informazione sono la Cina (26 giornalisti e 62 cyberdissidenti), Cuba (26 giornalisti), l'Iran (15), l'Eritrea(14), il Nepal (12) e la Birmania (11). Da soli, questi sei Stati rinchiudono nelle loro celle oltre l'80 % dei giornalisti e cyberdissidenti prigionieri nel mondo.
In questi sei Paesi, non mancano certo i soggetti-tabù, di cui non si può scrivere: la corruzione in Cina, le violazioni delle libertà a Cuba, le lotte di influenza tra riformatori e conservatori in Iran, il conflitto con l'Etiopia in Eritrea, la guerriglia maoista in Nepal o le idee difese dal Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi in Birmania.
Più di 200 redazioni nel mondo, consapevoli che l'oblio è un secondo carcere per chi è ingiustamente prigioniero, hanno adottato un collega privato della libertà e ricordano al mondo la sua situazione in occasione di questa Giornata. Accanto a personalità come il poeta cubano Raul Rivero e il giornalista birmano Win Tin, figurano nomi di giornalisti meno noti, ma che hanno più che mai bisogno del sostegno di tutti noi.
Lo stesso principio vale per le famiglie di nove giornalisti scomparsi dal 2000. In Francia, le famiglie di Frédéric Nérac, dato per disperso in Iraq nel marzo 2003, e di Guy-André Kieffer, scomparso nell'aprile del 2004 in Costa d'Avorio, combattono quotidianamente la loro battaglia per rompere il silenzio.