Ricerca: proteste violente e sconvolgimenti politici sono la ‘nuova normalità’

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Foto: Unsplash.com

Le proteste violente e gli sconvolgimenti politici che hanno segnato il 2019 e sfidato governi come a Hong Kong e in Cile sono destinati a continuare, poiché ora sono la “nuova normalità”. È quanto emerge da un rapporto pubblicato da Verisk Maplecroft, società britannica che fornisce consulenza strategica sui rischi politici in tutto il mondo. I ricercatori prevedono che “i disordini proseguiranno anche nel 2020”: le amministrazioni di tutto il mondo continuano ad essere spiazzate dai manifestanti e mal preparate ad affrontare il problema che stimolano le rimostranze sociali.

Miha Hribernik, responsabile di Verisk Maplecroft per l’Asia, dichiara a Bloomberg: “Nel 2020 dobbiamo tutti allacciarci le cinture di sicurezza. La furia che ha colto alla sprovvista molti governi l'anno scorso non sta andando da nessuna parte e dovremmo adattarci meglio”. Dal titolo “Political Risk Outlook 2020”, il rapporto sottolinea che l’impreparazione ha portato diversi leader di governo a tentare di reprimere i movimenti di protesta, spesso con arresti arbitrari e violenza indiscriminata. Tale risposta ha finito per radicalizzare ulteriormente i manifestanti e provocare raduni più violenti. 

I ricercatori dichiarano che, riguardo ai Paesi investiti da proteste significativamente più violente del solito, alcuni dei più forti aumenti nell'indice di agitazione sono rilevabili in Cile e ad Hong Kong. Il Cile è salito dal 91mo al sesto posto: le manifestazioni di piazza iniziate il 14 ottobre 2019, e tutt’ora in corso, hanno causato danni per circa 2 miliardi di dollari Usa e ucciso 29 persone. Allo stesso modo, Hong Kong è salita dal 117mo al 26mo gradino dopo sette mesi di protestein favore della democrazia.

Sebbene queste siano state innescate da una controversa proposta di legge ora ritirata, che avrebbe consentito le estradizioni nella Cina continentale, Verisk Maplecroft sostiene che “la causa principale del malcontento sono i passi indietro nei diritti civili e politici a partire dal 1997”.

Da Asianews.it

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