Rete Disarmo: stop ad armi italiane verso la Turchia dopo inizio bombardamenti in Siria

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La Rete Italiana per il Disarmo esprime forte preoccupazione per le notizie di guerra che giungono dal confine tra Turchia e Siria e per la conferma anche da parte del presidente Erdogan dell’inizio di attività militari e di bombardamenti da parte dell’esercito turco.

“Chiediamo con forza al Governo italiano di adoperarsi per fermare un’escalation di conflitto inaccettabile - afferma Francesco Vignarca coordinatore della RID - In particolare risultano drammatiche le notizie di fonte curda secondo le quali i primi bombardamenti avrebbero colpito anche obiettivi civili”. 

La Rete Italiana per il Disarmo chiede formalmente al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio che vengano sospese con effetto immediato tutte le forniture di armamenti e sistemi militari verso il Governo di Ankara, come prevede la legge 185 del 1990 che impedisce di inviare armi a Paesi in stato di conflitto armato. 

Ricordiamo che la Turchia è da molti anni uno dei maggiori clienti dell’industria bellica italiana e che le forze armate turche dispongono di diversi elicotteri T129 di fatto una licenza di coproduzione degli elicotteri italiani di AW129 Mangusta di Augusta Westland. “Negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro e consegnato materiale di armamento per 463 milioni di euro” sottolinea Vignarca. In particolare nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva per un controvalore di oltre 360 milioni di euro. Tra i materiali autorizzati: armi o sistemi d’arma di calibro superiore ai 19.7mm, munizioni, bombe, siluri, arazzi, missili e accessori oltre ad apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e software. 

"Non è accettabile - dichiara Giorgio Beretta analista sull’export di armi per la RID - che il nostro Paese, che ha attivamente sostenuto l'impegno delle popolazioni curde di contrasto all'ISIS, continui a inviare sistemi militari alla Turchia che oggi intende occupare militarmente i territori curdi. E' giunto il momento che anche il Parlamento faccia sentire la propria voce chiedendo lo stop alle forniture di sistemi militari di produzione italiana fino a che la situazione non sarà chiarita. L'appartenenza della Turchia alla Nato non può costituire un alibi per non affrontare la questione ed assumere le necessarie decisioni".

Da Disarmo.org

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