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Razzismo e patriarcato in Canada
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Immagine: Pexels.com
È finalmente arrivata nei giorni scorsi la notizia del riconoscimento e del “profondo rimorso” dei vescovi cattolici canadesi per il genocidio compiuto nelle residenze scolastiche di migliaia di bambini indigeni occultati in tombe anonime. La notizia dell’ultimo ritrovamento di fosse comuni, nella primavera scorsa, aveva suscitato orrore – almeno per qualche giorno – nei media di tutto il mondo. Molto meno si parla di quel che accade in modo sistematico ancora oggi alle donne di origine nativa nello stesso Canada e naturalmente negli Stati Uniti. Il 4 ottobre, giornata che il maggiore (per superficie) degli Stati nordamericani, ha dedicato alla memoria delle bambine e delle donne assassinate o fatte scomparire, lo hanno fatto le associazioni del Quebec. Ricordando, tra le altre cose, che le statistiche dicono che attualmente le indigene, il 4 per cento della popolazione nazionale, hanno il 25 per cento in più di probabilità di essere uccise delle altre donne canadesi. Non va certo meglio a sud della frontiera, perché – come ricorda Marco Cinque in questo prezioso articolo uscito su Pagine Esteri – il tasso di omicidi sale a più di 10 volte la media nazionale. La proliferazione delle aggressioni e dei femminicidi è legata in buona parte anche a quello che i popoli nativi chiamano “lo stupro della Madre Terra” da parte delle compagnie petrolifere.
“Uccidi l’indiano, salva l’uomo” era il “razzistissimo” motto delle famigerate 119 Residential School canadesi e delle 367 Boarding School statunitensi, il cui intento era già ben chiaro quando, nel 1875, il vescovo Vital Grandin affermava: “Instilliamo in loro un pronunciato disgusto per la vita nativa in modo che vengano umiliati quando viene ricordata la loro origine. Quando si diplomano nelle nostre istituzioni, i bambini hanno perso tutto dei Nativi, tranne il loro sangue”.
Le scuse pubbliche fatte nel 2007 dall’ex premier canadese Michael Harp, a cui si sono poi aggiunte quelle più recenti dell’attuale premier Justin Trudeau, in riferimento ai ritrovamenti dei corpi di più di seimila bambini indigeni occultati in tombe anonime e fosse comuni, hanno messo in evidenza le dirette responsabilità nel genocidio che si è protratto per oltre un secolo, grazie a leggi razziali (alcune ancora in vigore) emanate dagli stessi governi del Canada. Scuse ufficiali invece non sono mai arrivate dalla Santa Sede, che ha gestito direttamente la maggior parte degli istituti religiosi canadesi, trasformati in veri e propri lager finalizzati all’assimilazione forzata delle giovani generazioni native, dove decine di migliaia di bambini, tra i 150mila che vi sono stati internati con la forza, risultano morti o dissolti nel nulla.
Parallelamente al fenomeno criminale che ha prodotto abusi, violenze, stupri, sterilizzazioni e omicidi di bambini nelle Residential School, ce n’è anche un altro non meno tragico riferito alle ragazzine e alle donne native. In una trasmissione della tv nazionale canadese Cbc si apprese di un’indagine condotta dal movimento Walk 4 Justice, che aveva rivelato la scomparsa, gli stupri e gli omicidi di almeno 4232 donne indigene, come confermato anche da un’inchiesta della Nwac (Native Women’s Association of Canada)...