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Rapporto Ipcc, gli ambientalisti: subito misure più coraggiose
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Foto: Pexels.com
Secondo il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, il rapporto “Climate Change 2022: Mitigation of climate change” pubblicato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) «Evidenzia ancora una volta l’urgenza di accelerare il passo nella lotta alla crisi climatica e la necessità e fattibilità di dimezzare le attuali emissioni climalteranti nei prossimi otto anni per poter contenere li surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5° C. Oltre a mettere in campo politiche climatiche più ambiziose in linea con l’obiettivo di 1.5° C, l’Italia deve prevedere misure davvero coraggiose e non più rimandabili come lo stop ai sussidi ambientalmente dannosi per far uscire il nostro Paese dalla dipendenza delle fonti fossili, a partire dal gas russo, accelerando lo sviluppo delle fonti rinnovabili arrivando ad autorizzare 20 GW l’anno per i prossimi anni come richiesto da Legambiente, Greenpeace Italia e Wwf Italia e da Elettricità Futura di Confindustria. Allo stesso tempo è importante lavorare sull’efficientamento del parco edilizio e l’elettrificazione dei consumi per il riscaldamento domestico. Il nostro Paese lo deve fare per l’ambiente, per il clima, ma anche per evitare che geopoliticamente questa guerra in corso porti ad una nuova dipendenza dalle fonti fossili e ad un nuovo ricatto del gas».
Martina Borghi, responsabile campagna foreste di Greenpeace Italia fa notare che «I combustibili fossili sono la causa principale della crisi climatica, dei conflitti e della guerra, che provocano immense sofferenze alle persone di tutto il mondo. Semplicemente, non c’è più spazio per nuove attività di ricerca ed estrazione di fonti fossili: smettiamo di investire denaro in questi combustibili per il profitto di pochi. Sia le minacce che le opportunità sono oggi più grandi che mai, così come il potere delle persone che si uniscono per il cambiamento. Il rapporto dell’IPCC indica che la protezione delle foreste e degli ecosistemi, insieme all’adozione di diete a prevalente base vegetale nelle società ad alto reddito, sono elementi essenziali per vincere questa sfida. Per far questo bisogna assicurare i diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali, difendere la sovranità alimentare e i mezzi di sussistenza rurali».
Chiara Campione, coordinatrice del progetto Hack Your City di Greenpeace ricorda che «Un ambito importante su cui agire è quello delle città, dove ormai vive la maggior parte della popolazione mondiale. Città migliori non sono solo possibili, ma necessarie per affrontare meglio i cambiamenti climatici. Questo rapporto indica ai governi locali che bisogna investire nell’energia pulita e ridurre le emissioni derivanti dai consumi. Le città possono giocare un ruolo chiave per salvare il clima, ma bisogna andare subito verso una mobilità sostenibile accessibile a tutti e a basse emissioni, oltre ad aumentare gli spazi verdi urbani».
Per Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwwf Italia, «Non possiamo più aggrapparci ai combustibili fossili inquinanti che stanno rovinando il nostro clima e distruggendo il mondo naturale da cui tutti dipendiamo. Se non agiremo subito per tagliare rapidamente le emissioni di gas serra, mancheremo l’obiettivo cruciale di limitare il riscaldamento globale a 1,5° C. Un obiettivo che ci riguarda molto, perché il Mediterraneo è tra le regioni del mondo maggiormente a rischio. Occorre investire su larga scala per alimentare le nostre società in modo più efficiente, usando energia rinnovabile pulita, risparmiando e usando in modo più efficiente l’energia e le risorse naturali, ripristinando la natura, abbandonando le pratiche commerciali insostenibili e non lasciando nessuno indietro in questa transizione. Ogni momento, ogni politica, ogni investimento, ogni decisione conta per evitare ulteriore caos climatico».
I governi europei non stanno eliminando gradualmente i combustibili fossili abbastanza velocemente e Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo Legambiente, sottolinea che «Un contributo importante può e deve venire dal nuovo pacchetto legislativo clima-energia che deve fissare target più ambiziosi di quelli proposti, per essere davvero “Fit for 1.5” ossia coerente con la soglia critica di 1.5° C, riducendo le emissioni di almeno il 65% entro il 2030. Obiettivo ambizioso, ma possibile con il 50% di rinnovabili ed il 45% di efficienza energetica entro il 2030. Obiettivi questi che combinati con il phasing-out del carbone entro il 2030, previsto a livello europeo, e del gas fossile entro il 2035, insieme al phasing-out della vendita di veicoli con motori a combustione interna entro il 2035, possono consentire all’Europa di raggiungere la neutralità climatica ben prima del 2050. E risparmiare 10 mila miliardi di euro già entro il 2030.Secondo uno studio dell’Università di Berlino e dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), il taglio del 65% delle emissioni climalteranti, non solo è tecnologicamente possibile, ma può consentire all’Europa di risparmiare da qui al 2030 ben 10 mila miliardi di euro, grazie alla forte riduzione delle importazioni di combustibili fossili e dei danni ambientali e climatici evitati. Oltre a ridurre considerevolmente la bolletta energetica di famiglie e imprese. Un’opportunità che non si può e deve perdere, soprattutto per contribuire a costruire un progetto di pace in Europa»...