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Quando la montagna risuona di note ed emozioni
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“Bergvagabunden sind wir, ja wir! / Sonnige Berge, Felsen und Höhen / Bergvagabunden sind wir!” E’ una delle strofe che ancora oggi rimane impressa tra i ricordi, di quelle ascoltate da bambina, sentite alla radio in Alto Adige o canticchiate con papà tra tornanti e boschi alpini. “Siamo vagabondi di montagna, eh sì! Colline soleggiate, rocce e cime, siamo vagabondi di montagna”! Non sono sicura se questi volkslied siano la voce della gente tradotta in note o viceversa siano inviti a vivere la natura con semplicità e buonumore, come una canzone. Nella mia personale interpretazione sono valide entrambe le versioni, sonorità che accompagnano i passi e gli anni, e che quando le risenti evocano immagini, ricordi e sentimenti. Basta una parola.
E la parola, questa volta, è stata proprio Bergvagabunden. Che in questo caso è un rifugio, che porta un nomen omen, che racconta di gente che esplora le montagne a piedi e sentieri. E’ il luogo che ha ospitato domenica 10 luglio uno dei primissimi appuntamenti dell’edizione 2016 del Festival I Suoni delle Dolomiti, ricorrenza annuale che, dal 1995, coglie alla perfezione quel rapporto prezioso tra l’andare e il cantare, tra il silenzio delle cime e la musica di strumenti e voci. Che armonizza alpeggi e arpeggi. Un evento a matrioska che ne racchiude tanti, che da più di 11 anni ha fatto propria l’abitudine dell’andar per monti “caminhando e cantando”, costruendo un fitto calendario di incontri in tutto il Trentino e coinvolgendo anno dopo anno sempre più persone.
Il pubblico numeroso, però, intralcia inevitabilmente lo sforzo di sostenibilità e leggerezza d’impronte (ecologiche soprattutto) a cardine degli eventi. Da un lato per la mobilità verso i luoghi di ritrovo che, anche se curata e organizzata nell’ottica di un basso impatto ambientale, muove in ogni caso grandi masse che fanno poco bene all’ambiente. Dall’altro, perché occorre per lo più venire a patti con la “contropartita dei grandi numeri”, e per necessità fare i conti con chi tralascia o non conosce il galateo ecologico della vita montana e musicale, dal portarsi a valle i rifiuti ad abbassare le suonerie dei telefoni cellulari o, semplicemente, il tono della voce.
E’ vero però anche il contrario: dai trekking con gli strumenti in spalla al consumo di prodotti a km 0 nei rifugi e nelle malghe aderenti, l’attenzione rimane sempre in vetta nel valorizzare - e quindi anche nel diffondere e promuovere - le buone prassi del frequentare territori preziosi per l’ecosistema, l’economia locale, l’anima.
E il programma è come d’abitudine - e ormai come da aspettative - ricco di proposte e intenso per qualità e suggestioni, adatto per chi ama la montagna e sa poco di musica e altrettanto intrigante per chi si fa guidare dalle note più che da cartine e segnaletiche. Si trovano nomi noti come quelli di Mario Brunello e Neri Marcorè, Stefano Bollani e Cristina Donà e si trovano generi musicali che vanno dalle musiche africane di Ballaké Sissoko e Vincent Ségeal, al canto armonico dei confini tra Russia e Mongolia, a “Bach per violoncello virtuoso”. Si trovano anche dialoghi ad alta quota per tromba e clarinetto, come appunto quelli di Markus Stockhausen e Tara Bouman, che alle ore 13 vibravano e rimbalzavano all’unisono con i tuoni di un temporale in arrivo.
Perché quella del mezzogiorno è un’ora importante per la montagna, quella che col sole ti brucia la pelle o quella delle repentine centrifughe di nuvole, radunate sulle cime tra creste e pareti. Ma quella del mezzogiorno è anche un’ora bella per la musica, soprattutto grazie agli artisti coinvolti, poliedrici negli stili e nelle interpretazioni di suoni in interazione con lo spazio che li circonda. E quale spazio! Uno spazio di natura e silenzi nel Gruppo Costabella, tra Passo San Pellegrino e la Val Monzoni, con il rifugio sul Passo delle Selle come partenza e arrivo di vie che ripercorrono le memorie della Grande Guerra in Dolomiti.
Il consiglio è quindi, potendo, di prendere parte ad almeno uno dei prossimi appuntamenti che trovate qui, per respirare un paesaggio diverso, multidimensionale e multisensoriale, tenendo presente che la montagna e la musica sono elementi preziosi per adempiere all’invito dello stesso Stockhausen: “Auguro a tutte le persone di questa Terra preziosa di trovare la pace”.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.