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#PrivatoNOGRAZIE - Albania: la mancanza di concorrenza è un problema
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Foto: Unsplash.com
#PrivatoNOGRAZIE! è una campagna promossa da Unimondo a partire dal “decreto concorrenza” votato a Roma dal Consiglio dei Ministri nel novembre del 2021. Il tema riguarda l’Italia ma quello delle privatizzazioni non è un tema secondario in nessuna parte del pianeta. Come sito “fratello” che appoggia la Campagna di Unimondo anche l'Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo pubblicherà alcuni articoli che indagano il fenomeno in diversi luoghi del Mondo.
Prima il terremoto del 2019, poi la pandemia e infine le conseguenze della guerra in Ucraina. Negli ultimi tre anni, una crisi dopo l’altra hanno messo a dura prova il popolo albanese.
In queste settimane a Tirana, e in altre città, sono scese in piazza diverse migliaia di persone. La protesta è stata scatenata dall’impennata dei prezzi: il 9 marzo il costo del carburante – fortemente appesantito dalle accise – ha superato i due euro al litro.
L’aumento dei prezzi riguarda anche alcuni beni alimentari essenziali, lievitati del 20-50% dall’inizio del 2022.
Cifre considerevoli, se si pensa che lo stipendio medio è di 59,565 lekë lordi (495 euro), circa 400 euro al mese, con differenze marcate tra tipi di lavoro e tra pubblico e privato.
Nel 2020, il 21,8% della popolazione era a rischio povertà, per una stima di 621.504 individui (dati INSTAT). Quindi, nonostante il progressivo miglioramento negli ultimi anni, gli albanesi rimangono uno dei popoli più poveri del continente.
La popolazione è scesa a manifestare contro le presunte speculazioni che avrebbero raggiunto l’apice in conseguenza del conflitto ucraino. La gente lamenta un governo ritenuto complice di speculatori e oligarchi, che si sarebbero arricchiti grazie allo scambio di favori con la classe politica al potere, mentre il costo delle crisi grava sulle spalle del popolo.
Sotto accusa c’è un intero sistema, nutrito da programmi di sviluppo economico come il PPP (public-private-partnership) o l’iniziativa “Albania 1 euro”. Programmi che avrebbero alimentato rapporti clientelari fra politica e business privato. Un sistema nel qualela mancanza di trasparenza nelle gare di appalto e le privatizzazioni del settore pubblico sarebbero la causa di servizi pubblici scadenti e gravosi.
In un articolo apparso sul portale Reporter.al, l’economista albanese Zef Preçi commenta in che modo alcune decisioni economiche del governo strozzerebbero la concorrenza, frenando il progresso economico e sociale.
Fra le assegnazioni incriminate ci sono quelle dovute all’accettazione di offerte non richieste [di progetti PPP]. In questo modo vengono assegnati servizi pubblici a degli operatori privati, giustificati dall’incapacità di copertura finanziaria da parte dello Stato albanese. Stiamo parlando di servizi quali la gestione dei rifiuti urbani, la viabilità, i servizi sanitari. Si tratterebbe di un’aggressione del servizio pubblico che, alla prova dei fatti, si starebbe dimostrando controproducente. Fra questi non mancherebbero società di comodo, create ad hoc, di proprietà anonima o con sede offshore.
Il risultato sarebbe che i servizi pubblici offerti, oltre ad essere carenti e inefficienti, risultano più costosi.
Inoltre, gli enti privati, che investono e immettono capitali nelle infrastrutture pubbliche, potrebbero facilitare l’infiltrazione di denaro della criminalità organizzata nel settore pubblico. Si tratta di una questione spinosa perché il riciclaggio convertirebbe il danaro sporco in debito pubblico.
Albania 1 Euro è un programma nato per incentivare gli investimenti, soprattutto stranieri, concedendo beni pubblici per una cifra simbolica a degli investitori “selezionati” dal governo, senza una gara aperta.
Il sospetto è che dietro alle assegnazioni vi siano ricompense elettorali a oligarchi o proprietari di imprese con un numero elevato di dipendenti. Lavoratori che spesso sono costretti a condizioni di lavoro non conformi a standard minimi di tutela e sicurezza.
Eppure l’Albania - anche grazie al supporto UE – possiede un quadro giuridico adeguato. A confermarlo è lo stesso report 2021 della Commissione europea. Ma nella relazione si afferma che la legge sulle concessioni e i partenariati pubblico-privati (PPP) è parzialmente allineata alla direttiva UE sull'aggiudicazione dei contratti di concessione.
Open Data Albania dell’Albanian Institute of Science (AIS) ha preso in considerazione le gare d’appalto senza una procedura aperta negli anni 2020-2021. Di queste, viene dato conto di due tipologie di gare di appalto: le prime sono le procedure ristrette, le cui offerte possono essere proposte solo da operatori preselezionati; le seconde sono le procedure di appalto negoziato senza la previa pubblicazione di un bando di gara (negoziazione senza annuncio).
Secondo AIS, nel 2020 il 28,4% delle concessioni sarebbero state assegnate grazie a queste due tipologie di gare. Il 25,8% del valore totale appaltato sarebbe avvenuto attraverso procedure ristrette, nell’ambito del programma di ricostruzione post-terremoto. La decisione è riconducibile alla Legge Normativa n. 9 di dicembre 2019 sulle conseguenze delle calamità naturali. Legge che – precisa AIS – è stata impugnata e si trova al vaglio della Corte costituzionale. Mentre il 2,6% del fondo totale sarebbe stato assegnato con negoziazioni senza annuncio.
Sempre secondo AIS, nel 2021 il 16,4% del fondo per gli appalti è stato assegnato tramite procedure ristrette o negoziazioni senza annuncio. Il 13,1% del fondo limite è stato assegnato con procedure ristrette e il 3,6% con negoziazioni senza annuncio. Anche per l’anno scorso, le procedure ristrette sarebbero state per lo più dovute al programma di ricostruzione post-terremoto.
Infine, nell’analizzare le 100 gare d’appalto con il valore maggiore del 2021, AIS evidenzia che ci sarebbero stati 35 contratti firmati attraverso procedure ristrette o negoziazioni dirette, contrassegnati da AIS con la Red Flag, usata per indicare la mancanza di competizione.
L’AIS sostiene che entrambe queste procedure non garantiscono un’aperta, libera e leale concorrenza – che sarebbe invece garantita da un’offerta registrata in via elettronica – lasciando spazio a sospetti di corruzione.
E proprio la questione corruzione resta il tallone di Achille albanese. L’Albanian Center for Economic Research (ACER) ha condotto un sondaggio su un campione di 1.010 intervistati in tutto il paese, per fornire un’analisi dell’esperienza dei cittadini con la corruzione, la percezione e l’atteggiamento verso il fenomeno nel 2021. Ebbene, il 57% degli intervistati ha ammesso di avere ricevuto la richiesta di tangenti da parte di funzionari pubblici, in crescita del 12,2% rispetto al 2019. Una possibile spiegazione potrebbe essere che durante i periodi elettorali (in Albania si è votato ad aprile 2021) la pressione di corruzione sui cittadini aumenti. Sta di fatto che, riporta ACER, un tale deterioramento non era stato registrato dal 2002.
Secondo l’indice di percezione della corruzione di Transparency International, nel 2021 l’Albania si colloca al 110 posto su 180, peggiorando di una posizione rispetto all’anno precedente.
Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.