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Piccolo Atlante di una Pandemia (Febbraio 2022)
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Foto: Atlanteguerre.it
Se mai ve ne fosse stato bisogno, la conferma arriva periodica nelle nostre vite: il Coronavirus sta gonfiando le ingiustizie che già c’erano. Il Mondo non migliora, torniamo a dirlo. E non è solo questione di pandemia: il problema è globale e rischia di travolgere la vita di milioni di persone.
Gli squilibri restano. E non si parla solo quelli clamorosi dei super miliardari che hanno guadagnato ancora di più investendo nella logistica o nelle materie prime. No, parliamo della gente comune, di noi normali. Vediamo.
Al 14 gennaio 2022, era completamente vaccinato il 50,9% della popolazione mondiale. Un dato che mente, che non mostra la realtà, perché nell’Unione Europa, che vale il 9,59% della popolazione planetaria, i vaccinati completi sono più del 70%, In Africa, che ha il 17,2% degli abitanti del Pianeta, meno dell’8% ha concluso il ciclo vaccinale. Morale semplice da ricavare: i popoli più ricchi possono curarsi e sperare di uscire dal tunnel dell’epidemia. I poveri, no.
Diciamo la verità, la cosa non è in assoluto una novità. Ma qui la questione è che i numeri, questa verità, ce la sbattono in faccia. In più, questi numeri ci raccontano che abbiamo poche speranze di uscire davvero dalla pandemia, perché per uscirne dovremmo avare tutto il Pianeta con una percentuale di vaccinazioni completa al 75%. Il risultato è raggiungibile. In teoria, al ritmo di 11milioni di dosi somministrate al giorno, entro il 1 settembre 2022 tutti saremmo coperti. La teoria, però, si scontra con la pratica dell’impossibilità, per molti Paesi, di acquistare le dosi e, soprattutto, di garantire la logistica necessaria per somministrarle. Servono aiuti, subito e condivisi dalla comunità internazionale. C’è chi ha calcolato che la spesa complessiva potrebbe essere attorno ai 60/70 miliardi di euro. Tanti soldi. Infinitamente meno, comunque, dei quasi 2mila miliardi di dollari che il Mondo spende ogni anno per acquistare armi.
Sono queste le tracce degli squilibri. E gli squilibri fanno crescere ingiustizie e cause di guerra. Aggiungiamo dati, per capire: nei primi dodici mesi di campagna vaccinale, solo il 3,7% della popolazione dei Paesi a basso reddito ha avuto almeno una dose di vaccino. La percentuale si alza al 61% nelle aree ricche. A peggiorare le cose c’è la coscienza che nella stragrande maggioranza dei Paesi poveri l’assenza di vaccini ha portato all’impiego di altre misure di contrasto del virus, cioè lockdown e chiusure sociali. Così, intere famiglie hanno perso lavoro e attività commerciali, in luoghi dove non esistono politiche sociali utili a garantire gli ammortizzatori in caso di disoccupazione, il diritto alla salute, un reddito minimo. Risultato: un disastro. Intere economie sono crollate e i poveri sono diventati sempre più poveri.
Altro caso disastroso, per come era conformato il Mondo pre pandemia. Parliamo di economia globale, cioè delle cosiddette “catene globali del valore” e delle “filiere globali di approvvigionamento”. La prime tengono assieme tutte le attività che, scavalcando confini e frontiere, creano una qualsiasi merce: andiamo dalla progettazione alla produzione, attraverso l’assemblaggio dei vari materiali e componenti, fino alla commercializzazione e alla distribuzione. Le seconde, sono invece la logistica e il trasporto delle materie prime necessarie alla produzione. Sono catene globali, lunghissime, che consentono grandi risparmi alle aziende. Hanno il difetto di ignorare – troppo spesso – ogni minimo diritto legato al lavoro e all’esistenza umana, ma a questo il Mondo sembra non far troppo caso. Nel post pandemia, è emerso invece il vero difetto: la fragilità estrema dei sistemi. Basta nulla per fermarli e bloccare, di conseguenza, tutti. Giusto per fare un esempio. Ricordate la portacontainer Ever Given, incagliata nel Canale di Suez? Di fatto chiuse il passaggio di un tratto di mare che vede scorrere il 12% del traffico merci mondiale e il 30% di quello che viene spedito via container. Bene: gli esperti hanno calcolato che quella interruzione della “filiera” costò quasi 10miliardi di dollari di perdite al giorno.
I lunghi lockdown dovuti all’assenza di assistenza sanitaria adeguata e, poi, di vaccini, hanno creato infinito blocchi di quel tipo. Hanno fermato le forniture essenziali per fabbricare auto, apparecchi elettronici, abbigliamento. Hanno generato quindi miliardi di perdite e messo in ginocchio interi sistemi produttivi, economici e sociali, impoverendo milioni di esseri umani, creando le condizioni per proteste di piazza, rivolte e giri di vite a molte già balbuzienti democrazie.
La situazione, ad oggi, è questa. Grazie al Coronavirus, il Mondo – diviso sul piano della ricchezza e dei diritti fra Nord ricco e Sud povero e sul piano della geopolitica fra Ovest e Est che si riposizionano militarmente – fa ancora i conti con una epidemia che non molla la presa e lascia segni sempre più profondi. Gli strumenti per agire e rimediare li abbiamo. Serve la convinzione. Serve capire che farlo, intervenire, sarebbe semplicemente la cosa più intelligente...