Peste suina e influenza aviaria, rapporto Wwf: ripensare sistemi produttivi e consumi

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Foto: Unsplash.com

Secondo il nuovo report “Toccare con mano la crisi ecologica” del WWF, «Ripensare i nostri sistemi produttivi e di consumo del cibo e le nostre relazioni con la fauna selvatica, in una dimensione ecologica che sia rispettosa di tutte le componenti che caratterizzano la vita sul Pianeta, è la migliore prevenzione che possiamo attuare per preservare la nostra salute e quella degli animali».

Il rapporto, che prende spunto dalla attuale diffusione della Peste Suina Africana (PSA) e dell’Influenza Aviaria (AI) in Italia, evidenzia che «Queste due malattie – la prima letale per i suini, la seconda causata dai virus che colpiscono prevalentemente il pollame domestico e gli uccelli acquatici selvatici- oggi rappresentano le due grandi preoccupazioni della zootecnia italiana ma non solo, poiché si registrano casi di queste due malattie in tutto il mondo, con nuovi preoccupanti focolai in Europa. Ancora una volta siamo qui a raccogliere segnali allarmanti di quanto il nostro agire senza considerare i delicati equilibri del Pianeta e ignorando il funzionamento degli ecosistemi, scateni una malattia dopo l’altra, con un drammatico effetto domino. La transizione ecologica che auspichiamo per rendere possibile un nostro futuro sul Pianeta deve assolutamente rifondare il sistema alimentare. Immaginare di produrre proteine animali in maniera sempre più intensa e a costi sempre più bassi è il modo migliore per condannarci ad un futuro di malattie, di crisi insormontabili e di libertà negate. Sia da monito il fatto che per arginare i focolai di peste suina 78 comuni in Piemonte e 36 in Liguria stanno chiedendo ai loro cittadini di sospendere attività all’aperto come i trekking».

Il Panda è convinto che «La diffusione a gennaio di peste suina e influenza aviaria in Italia è legata all’insostenibilità delle condizioni di allevamento intensive di suini e di pollame, oltre che all’aumento dei contatti tra specie selvatiche e specie allevate. Fra i fattori che potrebbero aver contribuito alla diffusione anche il commercio e trasporto illegali di animali e carni, e lo scorretto smaltimento dei rifiuti prodotti dagli allevamenti e delle carcasse di animali infetti, che possono essere inclusi nei mangimi per avicoli e suini. A questo si aggiunge il diffuso bracconaggio di cinghiali che, macellati sul posto in maniera illegale, possono contribuire a diffondere il virus della peste suina».

Negli ultimi 20 anni il consumo mondiale di carne è più che raddoppiato. Il 60% degli agenti patogeni che causano malattie umane provengono dagli animali domestici o dalla fauna selvatica. Circa il 75% delle nuove malattie che hanno colpito l’uomo negli ultimi 10 anni è stato trasmesso da animali o da prodotti di origine animale. Gli ambientalisti ricordano che «Queste malattie – di cui fa parte anche il Covid-19- vengono appunto definite zoonosi, termine che indica il passaggio di un virus da un animale all’uomo, e ci mostrano ancora una volta come ridurre progressivamente ma rapidamente tutte le attività antropiche distruttive per gli ecosistemi con l’approccio One health, possa abbattere i rischi di pandemie, irrobustendo le nostre difese e quelle degli ecosistemi. Tutti i nostri comportamenti che infiggono danni al Pianeta, finiscono per ripercuotersi anche su di noi. Dovremmo averlo capito»...

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