Palestina: internet contro i muri

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Internet ha il potere di superare i check point, le barriere, i confini, i recinti militari, e i muri, compreso quello che da novembre 2003 sta sorgendo nei territori occupati ad opera del governo israeliano di Ariel Sharon, per "prevenire infiltrazioni di attentatori suicidi" e che di fatto isolerà circa 210.000 palestinesi, in 67 cittadine o villaggi, recintandoli in una prigione a cielo aperto. Ma la Rete non resta a guardare.

Cultur-e propone in un accurato dossier un'analisi del fenomeno della espansione di Internet in Palestina. La sorprendente diffusione di Internet cafè nei territori, compresi i campi profughi, è segnale di come la Rete possa diventare uno strumento cruciale nel conflitto arabo-israeliano.

Come afferma Nigel Parry, uno dei padri di Electronic Intifada, "negli ultimi dieci anni, il Web e la posta elettronica hanno dato un svolta determinante all'attivismo. La Rete è un eccellente strumento per diffondere informazioni, organizzare eventi e campagne, e realizzare network con altre organizzazioni, tutti a basso costo".

Importante è poi la possibilità di "raccontare" che Internet offre ai palestinesi ben evidenziata anche dall'intellettuale Edward Said recentemente scomparso, che riconosce l'importanza di mantenere viva la memoria delle terre lasciate da decenni, dei parenti e degli amici perduti, di raccontare la vita di tutti i giorni, dall'estero o dai territori occupati. Per fare in modo che chi sta fuori, lontano e magari assuefatto alle notizie di guerra, possa riscoprire la dimensione umana della loro esistenza, al di là delle ragioni e dei numeri del conflitto. [RB]

Fonte: Cultur-e

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