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Nuova rivoluzione tecnologica e lavoro
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Foto: Andrea De Santis su Unsplash.com
Intelligenza artificiale, produzione additiva, auto a guida autonoma, digitalizzazione “tradizionale”
Stiamo apparentemente entrando in una nuova grande fase di innovazione tecnologica. A differenza di quella precedente, questa non sembra toccare tanto i consumatori, ma, prevalentemente, le imprese e l’industria. Questa nuova fase si va sviluppando lungo diverse direttrici.
I progressi recenti dell’intelligenza artificiale
La messa sul mercato dell’ultimo ritrovato nel campo dell’intelligenza artificiale, il programma ChatGPT, il primo di una serie di sistemi di IA cosiddetti “generativi” che stanno in questo periodo invadendo i vari Paesi, con il suo successo immediato, ha riacceso il dibattito su alcune questioni di base, quali prima di tutto quella della vecchia paura che tale tecnologia esca fuori controllo, prendendo il sopravvento sugli umani. Qualcuno stima in effetti che potremmo raggiungere verso il 2030 la cosiddetta “intelligenza artificiale generale”, con il risultato che l’umanità perderebbe il controllo della tecnologia che sta sviluppando e che alla fine tutti sulla terra morirebbero (Thornhill, 2023). Si discute poi sulla preoccupazione per il grandissimo potere che vanno assumendo i pochi gruppi oligopolistici che controllano le tecnologie, su come mettere a punto strumenti giuridici per far fronte ai sorprendenti tempi nuovi, e, infine, tema anch’esso di grande rilievo, delle conseguenze sul futuro quantitativo e qualitativo del lavoro, nonché parallelamente, della paura che la nuova tecnologia possa esacerbare le diseguaglianze sociali e inquinare l’informazione pubblica, tutti temi sui quali anche gravano delle previsioni molto inquietanti.
La produzione additiva
Ma l’attenzione dei media trascura di guardare con la dovuta attenzione al fatto che si vanno affermando grandi novità anche sul fronte della produzione dei beni e dell’organizzazione delle catene di fornitura, oggi al centro degli scambi mondiali, con l’arrivo della cosiddetta “produzione additiva”.
Una giornalista del Financial Times (Foroohar, 2013) ed uno del New York Times (Lohr, 2022), ci raccontano come in una società chiamata VulcanForms, situata a 40 miglia da Boston, sulla base della tecnologia di stampa in tre dimensioni, un giorno si producano parti di un motore per aerei, il giorno dopo magari inserti medici o componenti per l’elettronica di consumo e così via. Il know-how di come produrre le varie parti sta semplicemente nel software. Una volta la produzione di parti e componenti veniva decentrata in dozzine di fornitori sparsi per il mondo, mentre ora può essere svolta con fabbriche localizzate nei dintorni. Così si va allineando un modo totalmente nuovo di produrre le cose. Si possono ottenere catene di fornitura molto agili, mentre si riesce tendenzialmente a decarbonizzare il pianeta.
Va sottolineato che tali trasformazioni non si verificheranno, certo, nell’arco di qualche mese, ma richiederanno presumibilmente ancora molti anni per esplicare tutta la loro forza. Intanto, su di un altro piano, alcune università cinesi hanno cominciato ad esplorare la tecnologia di stampa a 3D per costruire fra qualche anno abitazioni sulla Luna, utilizzando anche materiali reperiti in loco...