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Non ancora nati e già avvelenati
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Foto: Volodymyr Hryshchenko da Unsplash.com
Particelle di aria tossica rinvenute in polmoni, fegato e cervello di bambini ancora non nati. Tradotto… organi vitali compromessi ancor prima di venire al mondo. Una scoperta inquietante dei ricercatori guidati dal prof. Paul Fowler presso l’Università di Aberdeen in Scozia, soprattutto alla luce del fatto che il periodo di gestazione rappresenta per il feto lo stadio più vulnerabile dello sviluppo umano.
Sono migliaia le particelle di nero di carbonio rinvenute in ogni millimetro cubo di tessuto: il nerofumo, o black carbon, è una sostanza valutata dalla IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) come probabilmente cancerogena, pigmento prodotto dalla combustione incompleta di prodotti petroliferi pesanti come catrame o grassi derivati per esempio dalla bruciatura di combustibili fossili nei veicoli, nelle case e nelle fabbriche.
Cosa provoca l’esposizione al nero di carbonio ad alte concentrazioni, anche se a breve termine? In particolare infiammazioni del tratto respiratorio superiore, irritazioni. E come arrivano queste particelle nei polmoni dei neonati? Attraverso il respiro della madre durante la gravidanza, con il passaggio di sangue e attraverso la placenta. L’aria inquinata non provoca solo questi danni: alla scienza era già noto che una cattiva qualità dell’aria fosse anche causa di un numero in aumento di aborti, nascite premature e disturbi allo sviluppo cerebrale.
Questo studio più recente, condotto su madri non fumatrici in Scozia e Belgio e residenti in luoghi con un inquinamento dell’aria relativamente contenuto, fornisce evidenza diretta di come quei danni possano essere causati, confermando come l’inquinamento in fase prenatale possa essere causa di effetti sulla salute a lungo termine.
“Per la prima volta abbiamo dimostrato che le nanoparticelle di nero di carbone non solo raggiungono la placenta durante il primo e secondo trimestre, ma arrivano perfino agli organi in via di sviluppo nel feto”, ha dichiarato il prof. Fowler. E ciò che risulta ancora più preoccupante è che possono raggiungere perfino il cervello, con conseguenze possibili dovute all’interazione delle nanoparticelle con i sistemi di controllo di organi e cellule. Aggiunge il prof. Tim Nawrot dell’Università di Hasselt, in Belgio: “La regolazione della qualità dell’aria dovrebbe prendere atto di questo processo durante la gestazione, in modo da adottare provvedimenti che proteggano gli stadi di sviluppo umano più delicati”. Già, perché sono le amministrazioni pubbliche le maggiori responsabili nel garantire la qualità dell’aria.
Particelle di aria inquinata furono individuate nella placenta per la prima volta nel 2018 dal prof Grigg della Queen Mary University di Londra, ma i risultati di quest’ultima ricerca aumentano l’allerta per le conseguenze di lungo periodo che prospettano. Nuove e più approfondite ricerche in questo senso sono dunque necessarie, auspicabili e fondamentali per capire i reali rischi che ciò comporta. Un articolo scientifico del 2019 pubblicato sulla rivista «Chest» concludeva che l’inquinamento dell’aria può potenzialmente danneggiare ogni organo e virtualmente ogni cellula del corpo umano. Si è scoperto che alcune particelle hanno attraversato la barriera sangue-cervello e miliardi ne sono state trovate nelle persone più giovani che abitualmente vivono in città: se consideriamo che oltre il 90% della popolazione mondiale vive in luoghi dove l’inquinamento dell’aria è oltre le linee guida dell’OMS e causa di milioni di decessi prematuri ogni anno… le prospettive non sono affatto rosee.
Gli esiti di questa nuova ricerca, pubblicata su Lancet Planetary Health, rappresentano un punto cruciale e preoccupante dell’analisi che relaziona inquinamento dell’aria e salute, anche alla luce di considerazioni temporali: la finestra di esposizione all’inquinamento è determinante per compromettere uno sviluppo sano degli organi vitali. Vogliamo davvero che i nostri figli nascano in queste condizioni? Ha ancora senso pensare di volerne se il mondo che li aspetta non li accoglierà come meriterebbero?
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.